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Animare, non sostituirsi

Viaggio negli Uffici Diocesani (1): la Caritas. La sua funzione è prevalentemente pedagogica, ma le urgenze spesso la spingono a rispondere ai bisogni concreti

Collaborano con il Vescovo, animano la pastorale favorendo incontri di formazione, coordinano le esperienze parrocchiali e le valorizzano… Sono i 19 Uffici e Servizi Pastorali che la Diocesi di Rimini si è data. Incominciamo, con questo numero, un viaggio attraverso di essi, a volte per farli conoscere meglio, a volte (se già sono molto conosciuti) anche solo per chiedere quali saranno i prossimi sviluppi. Iniziamo con quello forse più noto a tutti, anche perché svolge un compito legato al bisogno, ai poveri in particolare, alle emergenze. Si tratta della Caritas diocesana.

Suo direttore è Mario Galasso, assistente spirituale don Pierpaolo Conti.

Mario, quali obiettivi avete come Ufficio Caritas Rimini ad inizio anno?

“Il rischio che corrono le Caritas, la nostra compresa, è quello, a fronte delle troppe richieste, di essere prese dal fare e di mettere in secondo piano l’essere, il senso di quel fare. Insomma il rischio di essere qualificata come una ONG”.

Invece?

“La funzione della Caritas Diocesana è prevalentemente funzione pedagogica. Suo obiettivo prioritario è la sensibilizzazione e la formazione della comunità cristiana alla Carità in forme adatte ai bisogni e ai segni dei tempi, anche attraverso la gestione di servizi e ‘opere segno’. Cura il coordinamento delle iniziative e delle opere caritative di ispirazione cristiana aiutando a conoscere i bisogni emergenti o sommersi del territorio. Troppo spesso però nelle comunità cristiane la carità è delegata alle Caritas ed altrettanto spesso le Caritas tendono a prendersi la delega, e questo non è il suo scopo. Anche per ovviare a questo cerchiamo di collaborare con quanti più uffici pastorali, realtà ed Enti possibili”.

Come dunque far crescere il vostro essere Caritas ?

“Anzitutto sulle tre vie della Carità indicate a tutta la Caritas Italiana da Papa Francesco al 50esimo di Caritas Italiana: la via degli ultimi, la via del Vangelo e la via della creatività. Per questo è importante inserire tra le priorità ‘Evangelizzare i poveri e farsi evangelizzare dai poveri’ alla riscoperta delle radici e del senso del nostro servizio. Questo ci permette anche di essere testimoni credibili della carità, per attrazione e non per proselitismo”.

Moltissime le persone che si avvicinano alla Caritas per fare volontariato. Cosa fate per loro?

“Il rischio, sempre presente, è che siano nomi per riempire la casella dei turni. Per questo stiamo cercando di aumentare la cura nei loro confronti. Ci interroga il fatto che molti di questi volontari vengono da esperienze negative con il rapporto con la Chiesa (il parroco, le pie donne, un catechismo

datato, una fede che non parla alla vita, le regole, …) ma che in Caritas si sentono accolti. Riteniamo che bisogni pensare la Caritas come uno dei luoghi dove promuovere percorsi per un secondo annuncio”.

I giovani hanno avuto un ruolo importante durante la pandemia….

“Importante è continuare a promuovere il protagonismo dei giovani e delle persone che fanno riferimento ai nostri servizi.

La Caritas diocesana permette di svolgere un’esperienza di servizio rivolta a gruppi scout, di Azione Cattolica, gruppi giovanili, di catechismo, di studenti.

È un modo per permettere ai giovani di mettersi in gioco e di valorizzare i talenti di ogni singola persona, allo stesso tempo permette di far conoscere la realtà e le attività della Caritas diocesana. Dopo un iniziale incontro con gli operatori, vengono stabiliti i servizi: cucina, servizio mensa, pulizie, giro nonni e visita agli anziani”.

Centrale nel vostro impegno il Centro di ascolto… “E lo è certamente. Attraverso la formazione, stiamo cercando di migliorarlo perché sia sempre più attento alle persone, sapendoci dedicare il giusto tempo, accogliente, bello, …”.

Altre attività?

“Le attività sono tante, quelle rivolte ad anziani, immigrati, la Mensa, il giro nonni, l’emporio, le famiglie in difficoltà, il Fondo per il lavoro, l’osservatorio sulle povertà, l’ambulatorio Nessuno escluso, il Piano Marvelli con le Caritas parrocchiali, lo sportello carcere, la locanda Tre Angeli… E tanto altro.

Per promuovere il protagonismo ed il senso di appartenenza cerchiamo di volta in volta di attivare gruppi di lavoro. In particolare ne abbiamo due sempre attivi: uno sulla formazione ed uno sulla comunicazione, rivolti a tutti gli operatori, vecchi e nuovi e ai centri di ascolto. Molto importante è per noi la comunicazione, dove intendiamo valorizzare figure giovani, attraverso le quali poter sviluppare il prevalente scopo pedagogico e promuovere speranza, comunità, Pace”.

Sinteticamente quali “domande”, quali esigenze a cui occorrerebbe dare una risposta?

“Un terzo delle persone che abbiamo incontrato l’anno scorso erano per noi sconosciute e questo significa tanto. Comunque le necessità emerse l’anno scorso sono almeno sei: 1) La casa; 2) Lavoro, l’eterno problema; 3) Solitudine e povertà viaggiano spesso insieme; 4) Analfabetismo digitale; 5) Povertà ereditiera e sostegno scolastico; 6) Senza dimora e Violenza. Temi sui quali vorremmo attivarci”.