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AMORE E GUERRA SECONDO RAMEAU

Una scena del filmato Les incas du Pérou

Gli Anagoor firmano Les Incas du Pérou di Rameau, una produzione della Sagra Musicale Malatestiana che presto si trasformerà in film 

RIMINI, 12 ottobre 2022 – Diventerà un’opera-video Les Incas du Pérou, l’episodio più consistente di Les Indes Galantes (1735) di Jean Philippe Rameau su libretto di Louis Fuzelier, rappresentato alla Sagra Malatestiana. E, ancora una volta, a produrlo sarà la casa cinematografica Kublai Film: per il festival riminese una collaborazione collaudata da tempo e più di una volta coronata da prestigiosi riconoscimenti internazionali, come nel caso di Rivale della compositrice Lucia Ronchetti.

Una scena del filmato Les incas du Pérou

A curare l’impegnativo progetto la compagnia Anagoor, oggi diretta da Simone Derai e Paolo Dallan: un collettivo teatrale che ha sede nel Trevigiano, non nuovo a collaborazioni con la Sagra (nel 2013 la compagnia fu protagonista di un’analoga operazione con Il palazzo di Atlante del compositore seicentesco Luigi Rossi). Le riprese video sono state realizzate nella campagna veneta, tra i campi di mais – un cereale, adesso, dalle caratteristiche ben diverse da quello importato dai colonizzatori europei chiamati in causa dall’opera – e  fra i protagonisti figurano alcuni rappresentanti della comunità peruviana oggi presente in Italia, che hanno contribuito pure alla scrittura drammaturgica. Al Teatro Galli il pubblico ha dunque visto le proiezioni già effettuate in precedenza ascoltando, invece dal vivo, la musica di Rameau: autore conosciuto forse più come teorico e la cui notorietà è legata – almeno in Italia – alla sua produzione per clavicembalo.

Classificato come ‘ballet-héroique’, Les Indes Galantes consistevano in un prologo e due entrée, subito dopo portate a tre e successivamente a quattro. La seconda, Les Incas du Pérou, può essere rappresentata anche da sola, come nel caso di Rimini. La vicenda, ambientata durante la conquista del Perù (tra il 1531 e il ’32), prevede soltanto tre personaggi: una donna e due uomini di cui entrambi sono innamorati. Perno del triangolo il sacerdote inca Huascar, che provocherà, con mezzi abbastanza ingenui, un’eruzione vulcanica nell’intento sia di mettere in fuga gli spagnoli e salvare così il suo popolo sia di separare il rivale dalla donna amata. Fallito lo scopo, si lascerà travolgere dalla potenza della lava. A togliere ogni residuo di convenzionalità al triangolo amoroso è comunque la consapevolezza degli effetti che la dominazione spagnola avrebbero causato, imponendo la propria civiltà ai nativi: un’implicita critica rivolta all’occidente e, dunque, una visione ben lontana dall’oleografica esaltazione di un oriente favoloso, quanto generico. Non stupisce, pertanto, che l’opera avesse incontrato il favore di Voltaire. Agli Anagoor va il merito di aver restituito, senza forzature ideologiche, questa sovrapposizione, avvalendosi d’immagini capaci di raggiungere talvolta un’intensa poesia.

Nel terzetto vocale troneggia la figura di Huascar, al quale l’efficace baritono Renato Dolcini (classificazione vocale peraltro ancora inesistente nel settecento) riesce a imprimere una statura tragica – quella che già le immagini sottolineano in modo assai eloquente – di personaggio combattuto fra la passione che nutre segretamente per la donna e la consapevolezza della devastazione cui va incontro la propria terra. Il soprano Ekaterina Protsenko, sicura ed espressiva, era la principessa inca Phani e il tenore Nicholas Scott interpretava con convinzione lo spagnolo Don Carlos. Ottimo il contributo del Coro Universitario Collegio Ghisleri di Pavia, specialisti del repertorio settecentesco, ben preparato da Giulio Prandi, che ha diretto anche la Filarmonica Arturo Toscanini a ranghi ridotti – una ventina di elementi – da cui è riuscito a trarre sonorità fluide e scorrevoli, del tutto verosimili sul piano stilistico. A dimostrazione che non sempre è necessario spostare indietro l’orologio per gli strumentisti.

Giulia Vannoni