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Alluvioni e modello di vita

L’emergenza maltempo ha colpito Liguria e Toscana, provocando, nelle ultime due settimane, oltre venti vittime e danni incalcolabili. In Italia sono 6.633 i comuni a rischio idrogeologico, con oltre 3 milioni e mezzo di persone esposte al pericolo di frane e alluvioni. Dati noti, eppure continuano ad accadere tragedie. Anche perché passati pochi giorni dal dramma si torna indifferenti di fronte a problematiche che derivano dai cambiamenti climatici, che producono fenomeni estremi, come precipitazioni più forti e concentrate, aggravate dal degrado e l’abbandono di vaste aree agricole e di montagna, l’inquinamento dei fiumi, il disboscamento delle aree…
Eppure tutti sanno che uno degli investimenti migliori che il Paese possa fare è quello di mettere in sicurezza i territori a rischio. Sono anni che si racconta di un piano straordinario contro il dissesto. Ma il governo ha addirittura tentato di scippare al ministero dell’Ambiente i fondi finalizzati a questo programma. La vera grande opera di cui ha bisogno oggi l’Italia è risanare il territorio. Ed è necessario spiegare bene ai cittadini che se c’è il consumo di suolo, vale a dire la cementificazione eccessiva, ciò impedisce al terreno di assorbire le precipitazioni e così si crea il rovinoso “effetto palla di cannone”. Questo è stato particolarmente evidente in Liguria.
Ora, la crisi ecologica è fortemente connessa alla visione dell’uomo e delle sue relazioni con i suoi simili e con la natura. Saggio sarebbe operare una revisione profonda del modello di sviluppo per correggerne le distorsioni. Lo scriveva in termini espliciti Papa Benedetto XVI nel suo messaggio per la pace del 2010:
“L’umanità ha bisogno di un profondo rinnovamento culturale; ha bisogno di riscoprire quei valori che costituiscono il solido fondamento su cui costruire un futuro migliore per tutti. Le situazioni di crisi, che attualmente sta attraversando – siano esse di carattere economico, alimentare, ambientale o sociale – sono, in fondo, anche crisi morali collegate tra di loro. Esse obbligano a riprogettare il comune cammino degli uomini. Obbligano, in particolare, a un modo di vivere improntato alla sobrietà e alla solidarietà, con nuove regole, puntando sulle esperienze positive e rigettando con decisione quelle negative”. Per quanto ancora potremo rimanere sordi?

Giovanni Tonelli