Home Ricchezza & povertà Ahi la patrimoniale!

Ahi la patrimoniale!

Periodicamente, come un fiume carsico, riemerge il fantasma della patrimoniale. Secondo i suoi sostenitori un’imposta dell’uno per cento sui patrimoni (case, partecipazioni azionarie, depositi bancari, barche di lusso, ecc…) superiori a due milioni di euro garantirebbe un gettito di 26 miliardi di euro ed eviterebbe lo smantellamento dello stato sociale, cioè il taglio dei fondi alla sanità, scuola, ricerca, ecc…
Ma quanti sono i ricchi italiani? 
A disporre di un patrimonio superiore a 1 milione di euro sono, nel 2024, 457.000 contribuenti, meno dell’uno per cento della popolazione. Tra questi compaiono 2.300 super ricchi che dispongono di una ricchezza superiore a 100 milioni di euro. Insomma, l’argomento torna quando il Governo di turno avrebbe bisogno di più risorse per coprire le spese. Maggiori entrate che non possono essere richieste a lavoratori e pensionati, già spremuti da bassi salari e inflazione. A questo punto è gioco forza che l’attenzione si rivolga a chi possiede di più e in questi anni ha usufruito di maggiori vantaggi. Secondo il World Inequality Database, che raccoglie dati sulla disuguaglianza a livello internazionale, dal 2008 al 2024 la ricchezza netta (ricchezza-debiti) media italiana è calata di circa 30.000 euro, passando da 214 a 184.000 euro. Ma questo calo non ha colpito tutti allo stesso modo: nello stesso periodo, la quota di ricchezza nazionale in mano al 50 per cento più povero è scesa dal 4,5 al 2,5 per cento, mentre quella del 10 per cento più ricco è passata dal 54,6 al 56,1 per cento. Di più: il 5 per cento più ricco dispone del 48 per cento della ricchezza nazionale. Da questo punto di vista, le disuguaglianze, in Italia, sono tornate ai livelli degli anni Trenta del secolo scorso. L’argomento patrimoniale non è nuovo, già nel dopo guerra, Luigi Einaudi, governatore della Banca d’Italia, pur essendo contrario la ammetteva solo come misura eccezionale (dopo una guerra appunto). Sosteneva che gli italiani l’avrebbero anche accettata se però gli si fosse prospettato, dopo aver riequilibrato i conti, che le tasse sarebbero diminuite. Ma continuava “in Italia nessuno crede, nemmanco a scuoiarlo vivo, che le imposte possano in futuro diminuire. Aumentare sì, diminuire mai”. Previsione che mai fu più azzeccata. Infatti anche con la destra al Governo, che aveva promesso di diminuirle, le tasse sono continuate ad aumentare. Un buon argomento contro la patrimoniale è che il patrimonio di una persona, frutto dell’accumulo, negli anni, di un reddito (da lavoro, capitale o altro), è già stato tassato, quindi intervenire di nuovo sarebbe come tassarlo due volte. Il discorso ovviamente non vale se qual patrimonio fosse frutto di attività illecita o evasione fiscale. Che in Italia non manca se è vero che nel 2022 l’evasione ha sfiorato 102 miliardi di euro. Considerazioni ragionevoli. Ma c’è un’aggiunta da fare: una volta raggiunta una certa soglia di benessere, accumulare nuova ricchezza diventa più facile. Sugli affitti riscossi da immobili di proprietà si paga il 21 per cento, oppure sui proventi finanziari, perché il valore delle azioni è cresciuto, c’è una tassa piatta del 26 per cento, che diventa il 12,5 per cento sui titoli di stato, anche se il contribuente ha un reddito milionario. Cioè, questi introiti, sono esclusi dalla progressività e versano allo stato meno di un pensionato al minimo. Contribuendo a far diventare più ricchi, chi lo è già. Qui si potrebbe intervenire, come contro l’evasione, ma c’è molta resistenza, perché i più ricchi sono anche più potenti, quindi influenti.