Mi chiedo seriamente se dopo l’attacco Usa ai presunti siti di sviluppo del nucleare in terra iraniana il mondo si senta più sicuro o più minacciato. Non è domanda retorica perché mi spoglio di ogni pregiudizio ideologico e da ogni considerazione preconcetta su guerra e dintorni. Mi chiedo semplicemente se serve davvero. Credo che l’armamento nucleare sia senza ombra di dubbio una minaccia gravissima per tutta l’umanità da parte di chiunque ne possegga e ne possa usare. Quando passo in rassegna le nazioni che ne possiedono non mi sento tanto più tranquillo perché nell’elenco non compare l’Iran. Israele, Pakistan, India, Usa, Cina, Russia, Corea del Nord… E poi ci sono nazioni come l’Italia che non ne costruiscono e non ne dispongono autonomamente ma che le ospitano sul proprio territorio per conto terzi. E poi penso alle reazioni che quei bombardamenti possono scatenare, al terrorismo diffuso in tutte le parti del mondo e al peggiore degli attentati avvenuti in questo scorcio di secolo che è stato realizzato con un temperino, aerei dirottati e grattacieli sventrati. Penso che non siamo più di fronte alla Terza guerra mondiale a pezzi e che il puzzle si va componendo grazie anche al nostro silenzio. E il cuore della terra piange.
Tutto questo sangue versato, quale domani sta irrigando?
Tutte le macerie di Gaza, Libano, Cisgiordania, Siria, Yemen, Iran, servono a concimare un mondo nuovo o almeno più sicuro? Forse è esattamente il contrario. Israele non sta vincendo, sta compromettendo il proprio futuro, il domani dei propri figli. Le prossime generazioni si troveranno a subire o respingere l’odio covato negli occhi di chi ha visto troppo sangue e ne riconosce persino l’odore. È una politica tutta sbagliata. Combattere il terrorismo col terrore è tragica illusione.
Tutto questo pregiudica il domani condannando a convivere ancora con la guerra e le sue conseguenze. L’ultima speranza è che talvolta arriva qualcosa – repentino e inatteso o di soppiatto piano piano – a rovesciare il tavolo dei nostri calcoli e delle previsioni nefaste. La storia non può essere mai figlia dell’algoritmo e per questo presenta il catalogo limitato delle chance che dobbiamo essere attenti e pronti a riconoscere e praticare. Guai a smettere di crederci. Per fare la pace ci vuole molto più coraggio che a fare la guerra. Per questo il mondo è pieno di codardi addestrati alla morte. Solo il popolo che decide di non arrendersi a questa logica perversa e malvagia, scriverà davvero il futuro delle future generazioni. Non stanchiamoci mai!
Tonio Dell’Olio
Mosaico di Pace