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A rivedere la beata Chiara

La beata Chiara da Rimini fondò il suo monastero, che prenderà poi il nome di “Monastero degli Angeli”, con l’annessa chiesa – dedicata a Santa Maria Annunziata prima, a Santa Maria degli Angeli poi – tra il 1306 e il 1308.
Il monastero fu soppresso nel 1810 ed in seguito, tra il 1811 e il 1827, completamente distrutto. La Beata, a 34 anni, delusa dalla vita “mondana” che aveva trascorso fino ad allora, si convertì e si ritirò a vivere in “(c)erta cellecta nel muro della cità antiqua, senza tetto et discoperta”. Poco lontano da questa celletta nacque il monastero, che dunque si trovava lungo le “mura della città antica”, cioè le mura romane, che avevano in questa parte di Rimini un andamento molto diverso dalle mura medioevali. Le cronache lo dicono contiguo all’oratorio di San Girolamo: siamo quindi nella zona della odierna via Dante; probabilmente, dato l’andamento delle mura, proprio dove ora passa la via stessa, subito dopo il punto in cui via IV Novembre si divide in via Dante, appunto, ed in via Clementini. Questa parte di Rimini più delle altre ha completamente mutato la sua fisionomia negli anni, per cui non sono praticamente rimaste tracce degli antichi edifici. In seguito alle soppressioni tutte le opere d’arte e gli arredi contenuti nel monastero sono andati distrutti, venduti o dispersi. Per poterne ammirare qualche resto dovremmo prenderci la briga di organizzare una gita “fuori porta”. Alla Cattedrale di Cervia prima di tutto, per ammirare la pala di Francesco Longhi che era sull’altare della chiesa.
La pala, dipinta nel 1568, raffigura la più celebre delle “Visioni” della Beata, descritta al capitolo XI della Leggenda, il manoscritto ora custodito nella Biblioteca del Seminario Vescovile di Rimini su cui si basano tutti gli studi, dai più antichi ai più recenti, sulla beata Chiara. Sulla strada del ritorno una breve deviazione per Santarcangelo dove alla Chiesa Collegiata, nella cappella dedicata al beato Simone Balacchi potremmo ammirare l’arca in marmo rosso di Verona dove la Beata ha riposato fino al 1696, e che, nel 1810, era l’altare della cappella a lei dedicata. A questa arca e alla sua storia dobbiamo l’equivoco che ha fatto sì che Chiara fosse creduta membro della famiglia degli Agolanti, potenti signori legati ai Malatesta.
Più impegnativo invece ammirare quelli che probabilmente sono i capolavori dedicati alla Beata. Dovremmo mettere in cantiere un viaggio vero e proprio tra Ajaccio, in Corsica, e Miami con tappe a Londra e, forse, a Strasburgo. Nei musei di queste città sono infatti esposti due trittici (uno ancora integro, uno diviso) attribuiti ad un pittore del trecento riminese conosciuto come “Maestro di Verucchio”o “Maestro della beata Chiara”. Si tratta di due dossali d’altare che solo in anni relativamente recenti (seconda metà del ’900), sono stati identificati grazie all’intuito dello storico dell’arte Federico Zeri. Probabilmente dipinti negli anni immediatamente successivi alla morte, rappresentano nella tavola di sinistra una Adorazione dei Magi, nella parte centrale (solo per il trittico di Ajaccio sicuramente identificata) una Crocifissione con San Francesco, nella parte di destra la Visione della beata Chiara. Il trittico giunto fino a noi integro si trova appunto ad Ajaccio al Musèe Fesch; il secondo, di cui nonostante gli studi ancora non si conosce la esatta composizione, si trova diviso tra la National Gallery di Londra, la Lowe art Gallery di Choral Gables a Miami e, forse, le Musèe des Beaux Arts a Strasburgo.
Pittori riminesi più o meno conosciuti avevano dipinto la Beata: lo stesso “Maestro di Verucchio” di cui probabilmente erano gli affreschi all’interno della chiesa del monastero di cui ci rimangono solo le incisioni del Battarra, Angelo Sarzetti che nel 1696 aveva dipinto per la nuova cappella dedicata a Chiara una tela raffigurante La Madonna e la beata Chiara portata in gloria da due angeli, Giuseppe Soleri Brancaleoni che dipinse una tela con La comunione della beata Chiara, che fu collocata nella cappella del Tempio Malatestiano in cui la Beata riposò dal 1810 al 1944. Sono andati tutti perduti negli anni. Ce ne rimane, purtroppo, solo il ricordo…
Learco Guerra

(4- fine. Le precedenti puntate dedicate alla beata Chiara da Rimini sono state publicate in: “Medievale Chiara”, il Ponte n. 31, “La spiritualità”, il Ponte n. 33, “Devozioni e miracoli” il Ponte n. 34)