Home Attualita A Rimini l’edilizia fa terra bruciata

A Rimini l’edilizia fa terra bruciata

Rimini è la provincia romagnola che ha continuato a consumare più suolo negli ultimi due anni: più del 13%, ben al di sopra dell’8 per cento di Forlì-Cesena e del 10 per cento di Ravenna

Edilizia – Un’abitazione, un capannone, ma anche una strada, un impianto sportivo… Tutto quello che costruiamo, in genere, si fa consumando suolo. Che non è infinito. Quindi più ne occupiamo, meno ne resta disponibile per l’agricoltura, un bel parco, ma anche per lasciare sfogo agli argini di un fiume (infatti, dove si è costruito troppo a ridosso di corsi d’acqua, con la complicità di pubblico e privato, spesso avvengono gli allagamenti). Dato che il suolo è una risorsa scarsa, il suo ulteriore utilizzo andrebbe valutato sempre con molta attenzione. E, dove possibile, andrebbero privilegiati la rigenerazione e l’utilizzo di costruzioni già esistenti come abitazioni, vecchie e nuove, non occupate, capannoni industriali in disuso, ecc. Solo in provincia di Rimini, l’ultimo censimento delle abitazioni del 2011 aveva contato 40 mila abitazioni non occupate, praticamente vuote. Quasi una su quattro. Molte sono residenze turistiche, ma questo non depone a favore di un uso efficiente del territorio, visto la loro occupazione per brevi periodi l’anno.

Nel territorio riminese, dove il turismo gioca un importante ruolo, è stato consumato più del 13 per cento del suolo disponibile, ben al di sopra dell’8 per cento di Forlì-Cesena e del 10 per cento di Ravenna. Niente rispetto a quanto hanno fatto alcuni comuni della Romagna come Cattolica, che ha urbanizzato il 61 per cento, Riccione (50) e Gambettola (37).
Il grosso di questo utilizzo è avvenuto nei primi decenni del secondo dopoguerra, ma nonostante i proclami sullo stop all’uso del territorio, sempre Rimini è la provincia che ha continuato a consumarne di più negli ultimi due anni. I rapporti tra le province romagnole cambiano, però, se si considera il consumo pro capite di suolo. In tal caso Ravenna, con 494 m2/ab, si è portata molto più avanti, precedendo le altre due province romagnole. Soprattutto Rimini, che risulta la provincia con il minor consumo per residente in Emilia Romagna (350 m2/ab), al di sotto perfino del valore nazionale. La densità della popolazione più elevata degli altri spiega questo risultato.
Come sempre accade nelle località balneari, è lungo la costa che si costruisce di più. Infatti, rimanendo nella fascia di 300 metri dalla linea di costa, è stato consumato il 34 per cento del suolo costiero in Emilia Romagna, il 46 per cento nelle Marche e il 47 per cento in Liguria.
Il copione si ripete se ci spostiamo nella seconda fascia da 300 fino a 1.000 metri dalla costa, dove risulta consumato il 32 per cento del suolo in Emilia Roma- gna, il 32 per cento in Campania e il 31 per cento in Liguria. Ma in Europa l’Italia, con meno dell’8 per cento, non è il paese a maggiore consumo di suolo, essendo preceduta da Olanda, Belgio e Lussemburgo, che si attestano tra il 10 e il 12 per cento, quando la media dell’Unione si situa poco al di sopra del 4 per cento.