A Nairobi il Natale si fa in strada

    “Natale a Nairobi” scimmiotta volutamente i titoli di tanti cinepanettoni dei Vanzina, ma la trama in questo caso è diversa. “Il Natale lo vogliamo fare, un altro Natale possibile” assicura Francesco Cavalli. 40 anni, assessore alla Cultura del Comune di Riccione. Insieme ad un gruppo di dodici famiglie sta sistemando le ultime valigie. In tasca hanno il biglietto dell’EgypAir destinazione Nairobi, appunto. È nella capitale del Kenya che questa “grande famiglia” eterogenea (molti sono impegnati attivamente nel volontariato, altri in campo educativo anche professionalmente), formata da dodici coppie di sposi, i loro trentanove figli di età tra i 4 e i 16 anni, e Martina, scout diciannovenne, trascorrerà il Natale 2008 e il periodo compreso tra il 22 dicembre e il 5 gennaio 2009. Non un viaggio organizzato per immergersi nella capitale mondiale del safari e neppure per ripercorrere le orme di Karen Blixen, la celebre romanziera de La mia Africa. No, “Natale a Nairobi” per le dodici famiglie tutte appartenenti alla Diocesi (unica eccezione il giornalista milanese di Famiglia Cristiana, Luciano Scalettari) è un viaggio di condivisione, una full immersion nella vita quotidiana di Koinonia, la comunità fondata dal comboniano padre Kizito Sesana, che gestisce strutture di accoglienza per bambini di strada ma anche scuole, centri di riabilitazione e altre opere di crescita umana e sociale. “Abbiamo pensato che incontrare la realtà africana come famiglie, oltre a rappresentare un’occasione di confronto e di crescita per ciascuno di noi, – spiega Francesco Ramberti, che in Africa ci andrà con la moglie e i sei figli – possa costituire un diverso modo di generare rapporti che non siano fondati solo sul principio dell’aiuto e della solidarietà verso i più poveri del mondo, ma animati dal sincero desiderio di conoscenza e di scambio tra culture, stili di vita ed età differenti. La famiglia ha in sé questa potenzialità di portarci ad un diverso modo di pensare e vivere la solidarietà e la condivisione”.
    La prima tappa del gruppo riminese è la Shalom House, il quartier generale comboniano: qui, all’ombra dell’estate keniota, incontreranno la comunità Koinonia fondata da padre Kizito (e formata interamente da africani) e cominceranno a toccare la realtà di Nairobi con incontri e piccole visite. Nei successivi sei giorni, invece, le famiglie divise in quattro gruppi vivranno un’esperienza diretta in altrettante comunità di accoglienza per bambini di strada. Attualmente ne accolgono 250. Di queste quattro case, una, Anita Home, ospita solo bambine e ragazze. “Il periodo scelto non è affatto casuale, – aggiunge Maurizio Casadei – a Natale solitamente si è concentrati in altre attività, nella migliore delle ipotesi si lavora ad organizzare una bella festa in famiglia. Viviamo la festa nel privato, questa volta invece è nostro desiderio aprirci: tra famiglie, con Koinonia e con i bambini di strada”. I ragazzi più grandi e i genitori visiteranno anche lo slum di Kibera, 800mila abitanti stimati, ritenuto la più grande “baraccopoli” dell’Africa. “Non andiamo a fare qualcosa, ma a vivere un’esperienza di condivisione” ci tiene a precisare Maurizio Casadei. Una volta di stanza sui 1700 metri di Nairobi, il gruppo riminese ha in mente di organizzare anche incontri di formazione con padre Kizito, e Michael Ocieng, il responsabile di Koinonia, per conoscere e approfondire lo spirito che anima la comunità.
    “Natale a Nairobi” nasce da un’amicizia e da una passione: quella che ha legato negli ultimi quindici anni Cavalli a padre Kizito Sesana e all’ong Amani (pace in lingua swaili), con sede a Milano, l’Associazione che di fatto sostiene l’attività di accoglienza e di riscatto di Koinonia. “Per vari motivi, negli ultimi anni sono stato a Nairobi una decina di volte e ogni volta il coinvolgimento è aumentato. È nato così il desiderio di conoscere e vivere questa esperienza insieme alla mia famiglia, e in particolare alle mie due figlie adolescenti, Noemi di 13 anni, ed Elisa, di 15”. L’entusiasmo di Cavalli si è rivelato contagioso. Gilberto Ciavatta e Maurizio Casadei sono stati i primi a prendere il virus. “Nel 2007, in occasione del World Social Forum, abbiamo avuto l’opportunità di vivere una settimana negli slum. – continua Casadei – Il desiderio di incontrare la povertà estrema e la possibilità di riscatto che si respira nell’ambito dei Koinonia, è diventato realtà, ed ha abbracciato anche i miei figli”. Sabrina, 15 anni: “Sono spaventata ma contenta. Aspetto il momento della partenza con trepidazione. Spero di apprezzare questa esperienza fino in fondo”.
    Natale a Nairobi è anche un impegno economico che ciascuna famiglia ha affrontato a muso duro. Sono molte le famiglie, ad esempio, che per permettersi il soggiorno hanno rinunciato da un anno alle vacanze e cancellato la parola ferie anche per il 2009.

    Paolo Guiducci