Ci siamo appena lasciati alle spalle una primavera tra le più piovose degli ultimi anni. Il tempo è sempre stato capriccioso, non è una novità, ma la troppa acqua e pioggia proprio nel periodo di maturazione della frutta e delle sementi ha portato non pochi danni all’agricoltura.
Nella migliore delle ipotesi ritardi di semina, nella peggiore la perdita di interi raccolti. Abbiamo chiesto un parere sulla situazione a Valter Bezzi, presidente Cia Rimini e Giorgio Ricci, responsabile Coldiretti Rimini.
“Il problema di questa primavera– commenta Bezzi – non è stata solo la pioggia, ma anche il freddo. Le temperatura sono state più basse della media, e per molte piante questo è successo proprio in coincidenza col periodo tra la fioritura e la legatura, vitale per la formazione del frutto”.
Secondo i dati, questa primavera è stata piovosa e calda. Ma ad alzare la media della temperatura ha contribuito soprattutto aprile (più caldo di due gradi), mentre marzo e maggio sono stati più freddi (fino ad un grado) rispetto alla media stagionale.
“Dal punto di vista frutticolo – prosegue Bezzi – oltre alle piogge a fare danni hanno contribuito anche le grandinate, cadute a macchia di leopardo che hanno colpito soprattutto la zona nord di Santarcangelo e Canonica. Queste, insieme alle continue piogge e al freddo hanno danneggiato la produzione di albicocche. Per questo frutto, in particolare, i danni sono stati davvero ingenti. Si calcola una perdita del 70-80% del raccolto. In pratica si può dire che quest’anno non ci saranno le albicocche di Rimini, se non una piccola produzione residuale”.
Anche altre produzioni sono state danneggiate.
“Per le pesche la situazione è un po’ meno grave, perché a seconda della varietà cambia il periodo di maturazione. Il danno sulla produzione è minore, ma sempre alto. Si parla del 40% del raccolto rovinato. La cosa impressionante è che per le pesche si poteva vedere chiaramente l’effetto del freddo. Nella parte bassa degli alberi, fino a due metri, a causa del freddo del terreno e dell’umidità non c’era un frutto. Solo nella parte più alta crescevano le pesche”.
Pagheremo questa anomalia climatica anche in autunno?
“Per altri frutti, come l’uva, si può provare a fare qualche previsione, ma è difficile, perché dipende da come andrà la stagione estiva. Sicuramente bisognerà vigilare per i funghi e le infezioni latenti dovute all’umidità”.
Ma la pioggia, che come dice il profeta cade sui giusti e sugli ingiusti indifferentemente, è caduta sulla frutta, ma anche sui cereali.
“Per quelli piantati in autunno saranno fondamentale questi ultimi giorni. Se il tempo sarà caldo matureranno bene, altrimenti si rischia il cosiddetto mal di piede. La muffa si forma alla base della spiga che, col maturare dei chicchi, non sopporta il peso e si rompe e non si riesce più a raccogliere. Le semine di primavera, invece, sono partite in ritardo. Per il girasole si può parlare già di un danno, perché quando viene piantato in ritardo produce meno olio”.
Stessi problemi anche per la fienagione, come ci conferma Giorgio Ricci, Coldiretti.
“A causa dell’umidità e delle temperature più basse il fieno non seccava e quindi era di scarsa qualità o addirittura marciva. Il settore ha sofferto parecchio. Questo è stato un problema sia per il produttore di fieno, che ha perso interi raccolti, sia per gli allevatori, soprattutto di ovini, che hanno dovuto pagare il fieno per i loro animali molto più caro. Inoltre, se gli ovini non mangiano erba fresca ma secca, la produzione di latte risulta inferiore”.
Stefano Rossini