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Istruzioni per la liberazione

“Ho capito quanto è fragile la vita e mi sono accorto di come sia legata ad un filo”. Può essere stato un lutto improvviso, una malattia, un incidente stradale o sul lavoro. Chi non l’ha pensato almeno una volta? Nella vita ci sono scossoni che ti gettano nella paura di fronte a tanta precarietà, e insieme, ti fanno intravvedere ciò che è veramente essenziale. Poi, però, una volta superata la difficoltà, si torna facilmente a quella “normalità” che dimentica i buoni propositi, il desiderio di autenticità e di impegno espresso nel tempo della prova. La pratica relativa alla nostra conversione finisce sepolta sotto tanti altri carteggi, archiviata da una burocrazia spirituale che si riconosce a dar precedenza a cose più immediate.
Il tempo di Quaresima ci aiuta a mettere ordine sulla scrivania della nostra giornata, della nostra vita, mettendoci in mano il foglio giusto.
Sopra solamente poche istruzioni decisive che indicano la strada giusta del ritorno a casa. “Il tempo è compiuto”: l’attesa estenuante di un popolo intero, sostenuta ed incoraggiata dai profeti, è finita. “Il regno di Dio è vicino”: non puoi più vivere come se la novità di Dio riguardasse un altro tempo di un’altra vita. Essa è qui, in Gesù di Nazaret, ed interpella la tua decisione. “Credete al Vangelo”: si tratta di superare la diffidenza, aprirsi alla Parola e lasciarsi coinvolgere in un cammino di sequela.
Beninteso: seguire Gesù Cristo non mette al riparo dalle difficoltà, se è vero che il primo luogo in cui lo Spirito lo sospinge è il deserto delle tentazioni. Il confronto con il divisore (questo significa “satana”) attraverserà tutta la sua vita. Ma proprio questa sarà testimonianza di una nuova fedeltà, di un sì che non viene meno e che restituisce l’armonia, perduta, nel disordine del peccato.
Questo è un tempo da amare, più di ogni altro, perché provoca la nostra stolta sazietà con proposte di digiuno; perché ci avvicina alla verità di noi stessi; perché ci apre gli occhi sui fratelli più poveri, interpellando la nostra solidarietà. Perché ci ricorda – se mai ce ne fosse bisogno – come da soli riusciamo solo a dannarci. E lo fa non per gettarci nella disperazione, ma per sorprenderci con l’arcobaleno del regno.

Ivan Maffeis