“Caritas in veritate in re sociale” è il titolo dell’enciclica pubblicata da Papa Ratzinger ed il tema dell’incontro di spiritualità tra il vescovo Francesco e le personalità sociali e politiche riminesi, giovedi 10 dicembre presso il Seminario vescovile. Presenti all’incontro, diversi sindaci dei Comuni della provincia, esponenti politici, segretari delle associazioni sindacali e protagonisti della scena sociale della città. Il messaggio rivolto loro dal Vescovo e ispirato all’enciclica sociale papale, ha esplorato il concetto di “carità nella verità”.
La Carità è amore ricevuto e donato mentre la verità è il presupposto irrinunciabile per lo sviluppo, il benessere sociale, la soluzione dei gravi problemi socio-economici che affliggono l’umanità.
“Senza verità, senza fiducia e amore per il vero– afferma Papa Benedetto XVI – non c’è coscienza e responsabilità sociale e l’agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di potere, con effetti disgregatori sulla società”.
Carità e Verità complementari
Carità e verità: due concetti diversi e complementari, ha spiegato il Vescovo, perché “la verità senza carità è come un cembalo che tintinna, la verità dà senso e calore alla carità che da sola si riduce a sentimentalismo”. Allo stesso modo, occorre superare laicismo e fondamentalismo, perché lo sviluppo integrale è possibile solo se c’è dialogo tra ragione e religione.
“In qualità di Vescovo” ha proseguito Lambiasi “il primo servizio che sono chiamato a svolgere è quello dell’intercessione; nella mia preghiera c’è posto anche e soprattutto per voi”. E ha concluso “Sappiate farvi riconoscere come Cristiani”, prima di elargire la benedizione a tutti i presenti e alle loro famiglie.
Enciclica sociale e teologica
Al momento di preghiera condotto dal vescovo Francesco è seguito l’incontro con Gian Paolo Salvini, direttore de “La Civiltà Cattolica”, che ha affrontato gli argomenti principali contenuti nell’enciclica, la terza scritta dal Papa e la prima dedicata alla dottrina sociale della Chiesa. “Si tratta di un’enciclica particolare e molto teologica”, ha esordito Salvini, “che rivaluta l’insegnamento espresso da Papa Paolo VI” nella sua Populorum progressio del 1967. L’enciclica, uscita a luglio 2009 alla vigilia del G8 e accolta positivamente dal mondo cristiano come da quello laico, appare subito come un messaggio di speranza perché vi si legge la prospettiva di cogliere la grave crisi economica e di valori attuale come un’occasione di miglioramento.
Molti elementi di novità
L’enciclica è scritta con l’intento di approfondire alcuni aspetti dello sviluppo economico integrale alla luce della “carità nella verità” e contiene diversi elementi di novità. Per la prima volta, ad esempio, l’orizzonte del Magistero Sociale della Chiesa si sposta dalla classe operaia allo scenario mondiale.
È proprio questo il punto di forza e di fondo di tutta l’enciclica: il Papa intende trattare l’ “Avventura umana nel suo complesso”, ne considera perciò tutti gli aspetti, dal mercato all’economia, dalla finanza alla dimensione politica. Nessun aspetto deve essere demonizzato o condannato, ma considerato come uno strumento per lo sviluppo integrale, e come tale non è né buono né cattivo, ma ne va fatto buon uso, rivestendolo di una dimensione etica irrinunciabile. Ciò che deve essere condannato e combattuto, invece, sono le distorsioni del mercato, la distribuzione iniqua dei beni, le ingiustizie legislative, ecc…. Il mercato, secondo Papa Ratzinger, necessita di regole etiche precise perché senza “un’etica amica delle persone” non esiste una società giusta e il mercato diventa luogo della sopraffazione.
Principi etici universali
Tra le parole che ricorrono più spesso nell’enciclica troviamo, infatti, “responsabilità” e “globalizzazione”.
Dal punto di vista teologico, l’obiettivo è “vedere il posto di Dio nel mondo di oggi”, ragionando in funzione della visione che Dio ha del genere umano, per cui quando parla di “verità” il Papa intende la verità illuminata, rivelata dal Vangelo. Ma rivolgendosi “a tutti gli uomini di buona volontà” e non solo al mondo cattolico, il punto d’incontro è dato dalla “legge naturale che c’è nel cuore di tutti”.
Giustizia, bene comune, principio di sussidiarietà, solidarietà e fraternità sono alcuni dei principi su cui si sofferma, come sul concetto di amore correlato a giustizia: “la giustizia è inseparabile dalla bontà, dall’amore” ha spiegato Salvini “Non si può dare amore come dono, si tratta di giustizia. Le leggi di mercato attualmente non sono giuste: i paesi poveri hanno bisogno di leggi di mercato giuste più che della carità dell’Occidente”.
Globalizzazione e Bene comune
Si parla estesamente di “bene comune” che nella nostra realtà globalizzata si deve tradurre in bene di tutto il mondo, ma “alla globalizzazione dei mercati non corrisponde la globalizzazione dei valori”. Lo sviluppo per essere autentico deve essere integrale: negli ultimi 40 anni è diminuita la povertà assoluta ma è aumentata quella relativa a causa della ripartizione non equa dei beni e molto rimane da fare per rimuovere gli ostacoli che bloccano la realizzazione dello sviluppo per tutti.
Tra gli elementi di novità, si parla del gratuito come dimensione dell’economia, di ambiente (ma non di clima), di paternità responsabile come aiuto allo sviluppo, di difesa del sindacato e dello Stato come regolatore.
Un mondo fraterno, compito di tutti
Tra i grandi assenti, invece, “socialismo”, “capitalismo”, “fascismo” o “liberismo”, a ennesima riprova dell’intento del Papa di non soffermarsi su alcun sistema, ma di ergersi al di sopra di ognuno per prospettare una via d’uscita.
In definitiva, ha concluso Salvini, l’enciclica non ha lo scopo di cristianizzare il mondo perché si rivolge a tutti gli uomini e non solo ai cristiani, ma di umanizzarlo. Perché “fare un mondo più fraterno non è compito solo dei Cristiani ma di uomini e donne di buona volontà”.
Romina Balducci