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Cervelli imboscati

Sulla famiglia dei boschi, che quando uscirà questo articoletto probabilmente non sarà più l’argomento del giorno, ci ho pensato a lungo prima di esprimermi. E, non essendo né un giurista né un pedagogista, non vedo perché dovrei farlo. Una vicenda complessa e delicata su cui, come ormai è prassi, invece di riflettere e informarsi si interviene a gambe tese col coltello fra i denti e una molotov in mano. Perlopiù l’indignazione di massa ha dipinto gli organi di controllo come dei mostri malvagi che volevano distruggere la bucolica famiglia acciocché il popolo non prendesse esempio e non decidesse in massa di fare la stessa scelta (ovviamente portandosi dietro il telefonino, perché il progresso è brutto ma poi come faccio a dirlo senza smartphone?). Nel contempo, nel piccolo della cronaca locale riminese è successo che a seguito di ispezione fosse sospesa l’attività di un kebab per carenze igienico sanitarie. E gli stessi organi di controllo diventavano un necessario presidio a tutela del cittadino, accusati anzi di lassismo perché di controlli ce ne vorrebbero di più e con chi non rispetta le nostre leggi ci vuole tolleranza zero. E a invocarli erano spesso gli stessi che magari per la famiglia di cui sopra dipingevano le autorità preposte come emissari di Satana. Non solo non siamo più capaci di pensare che possa esserci qualcosa in mezzo al bianco e al nero. Manco su cosa sia per noi il bianco o il nero riusciamo a deciderci.