Momo ha 26 anni ed è originario del Gambia. Nei suoi occhi penetranti c’è il riverbero di una storia drammatica che ora si colora di rinascita. Le continue violenze a cui lo sottopone il padre lo feriscono più nell’animo che nel fisico. E il silenzio che tutt’attorno i parenti stendono su quella situazione lo annulla come persona. A 16 anni decide così di scappare: da casa, dal padre, dalla famiglia, dal suo Paese. Alle ferite si aggiungono ferite. Impiega un anno per arrivare – via Libia – in Italia.
Ma quello che immaginava un paradiso si trasforma in breve tempo in un inferno. Un girone dantesco condito da spaccio, furti e altri reati che gli aprono le porte del carcere. Reggio Emilia, Modena, quello tra penitenziari diventa un tour della disperazione. La morte del padre e soprattutto della madre e del fratello minore (“ Siamo quasi coetanei, siamo cresciuti dividendo tutto assieme”) trasformano la disperazione in una voragine. Momo si flagella e tenta il suicidio. In fondo al tunnel si accende però una luce di speranza.
Ha il volto e l’umanità di don Pino: al carcere di Forlì lo ascolta e lo accoglie come un fratello. È l’inizio della risalita, che prende definitivamente corpo con la proposta di aderire al CEC (Comunità Educante con i Carcerati), il progetto della Papa Giovanni XXIII, più che ventennale in provincia di Rimini. “ L’inizio è stato durissimo, non volevo piegarmi alle regole. Ma non ho mollato, grazie anche ai rapporti che si stavano creando” racconta Momo. Il viaggio dentro di sé (“ Mia madre non era complice ma onorava il marito e soffriva per me, e mio padre non è stato il migliore ma è e rimarrà mio padre, colui che mi ha dato la vita”) è il viatico per una risalita che ha il sapore di un vero riscatto. Il percorso del Cec è terminato.
Oggi Momo, 26 anni, originario del Gambia, è il cuoco di Italy&Italy. Del nuovo Italy&Italy, il primo locale della storica catena rilanciata pochi giorni fa all’interno del centro commerciale Le Befane di Rimini. Insieme a lui ci sono il 23 enne riminese Mattia, e Miger, 35 anni originario di Durazzo, anche lui con le mani in pasta e il percorso al Cec da completare. “ Ho capito sulla mia pelle dove portano le scelte sbagliate.- assicura – Ora lavoro e desidero ricominciare: quando fai questo percorso esci più uomo e più responsabile”.
Sì, perché Italy&Italy “ non è solo business. Vogliamo restituire alla comunità ciò che abbiamo ricevuto in questi anni” dice Giuliano Gaiba, noto manager nel campo del turismo, amministratore delegato del nuovo progetto.
Per capirne la portata occorre riavvolgere indietro il nastro della storia. 1983. I soci fondatori Marco Arpesella del Grand Hotel e l’architetto Massimo Simonetti chiamano a raccolta un giovane Paolo Cevoli: dovrà essere a dar vita « a un coso che non c’è» .
Oggi si chiamerebbe start up, allora è la prima catena italiana di fast food (McDonald’s arrivò solo nel 1985), un’avventura imprenditoriale che da Rimini profumò di hamburger, spaghetti e dei mitici Pizzotti in dieci locali in tutta l’Italia.
Cevoli – Paolo il manager prima di diventare il comico di successo – è l’amministratore delegato della catena. Sul lungomare della Rimini anni ’80, Italy&Italy non è solo un fast food: è un luogo iconico.
Ceduto sei anni dopo il suo lancio prima al gruppo Cremonini poi a McDonald’s, il marchio non è più stato depositato. Era “libero”. Da qui l’idea di 20 soci (tutti a libro paga del primo Italy) di riportarlo in vita.
Più gustoso che mai. “ Non è solo business” ribadisce Gaiba.
L’ad guarda Momo e la spiegazione esce naturale. “ Lavoriamo con l’associazione Papa Giovanni XXIII e con alcuni ragazzi ex carcerati che hanno vissuto l’esperienza del Cec. E con la cooperativa Cuore 21 di Riccione. Sono loro le nostre mani in pasta”. Proprio come Momo ai fornelli. Non è finita.
“ Collaboriamo anche con Conad: – prosegue Gaiba – vendiamo lattine di birra personalizzate Italy&Italy, il cui utile verrà girato alle cooperative”.
Il locale del rilancio – questo fast food alla riminese che è un vero e proprio progetto sociale – ha aperto i battenti in una trentina di metri quadri di fianco al Conad del centro commerciale Le Befane.
All’inaugurazione ufficiale – l’8 dicembre alle ore 17 – vuole essere presente anche il Vescovo di Rimini. Nel nuovo Italy la parola d’ordine è “prodotti a base pizza”. Solo take-away con gli indimenticati Pizzotti in tre versioni: Cavour (pomodoro, mozzarella e salame piccante), Mazzini e Garibaldi.
Chi preferisce il sapore dolce può divertirsi con i Clarini, Puccini, Verdi e Rossini: panna, mascarpone, pistacchio o caramello. L’ultimo “piatto”, oltre a essere appetibile, è simbolico: gli Scartini. Sono i ritagli della base della pizza, dolci o salati.
“ I primi Scartini siamo noi. – se la ride di gusto Cevoli, che dice sempre cose intelligenti mascherate da battute – All’epoca il mercato aveva bollato l’Italy come progetto non interessante. La storia è andata diversamente. Poi, però, nessuno ha più voluto il marchio”. I venti soci amici lo hanno ripreso, rilanciato e condito di umanità.

