Ci siamo ricaduti. Il dibattito sul terzo monumento romano (ancora sepolto) lo stiamo nuovamente riproponendo in caciara politica. Si può ragionare con calma ed evitare che l’anfiteatro diventi di destra o sinistra? Non stiamo trattando di grandi temi ideologici, ma di due realtà che possono benissimo convivere in una città, che ama sia la sua storia sia la sua capacità educativa. Legare quest’ultima ad un luogo e non a dei contenuti universali (non a caso è presente anche a Gaza) è ridurla a delle capanne, che oltretutto si possono smontare e rimontare, visto che nel dopoguerra fu smontata e rimontata la facciata del Tempio Malatestiano…
Il nuovo studio sull’anfiteatro
Del resto il sindaco Jamil Sadegholdvaad nel marzo 2023 aveva dato disponibilità a finanziare una campagna di sondaggi e campionamenti archeologici per verificare cosa resta della parte di Anfiteatro romano ancora interrata. E, fuor di polemica, questo studio sulla storia del sito appena proposto conferma questa scelta. Allora il Sindaco aveva detto:“ Credo si debba affrontare il tema con un approccio non strumentale e non ideologizzato, rinunciando ad una contrapposizione sterile tra due fazioni, quella ‘pro Ceis’ e ‘pro Anfiteatro’, perché non renderemmo il giusto merito ad un dibattito che riguarda sì la nostra storia e la nostra cultura, ma anche il nostro futuro”.
Oggi, nel dibattito consigliare, sembra maturare una marcia indietro rispetto a quelle parole “sante”?
Non vorremmo credere che l’“entusiasmo” di allora fosse legato al fatto che Rimini concorreva per il titolo di Capitale italiana della cultura 2026, e che nel dossier di candidatura conteneva il progetto di valorizzazione dell’area dell’Anfiteatro romano.
Sarebbe triste. (GvT)

