Home Osservatorio Musicale Teatralissimo Jommelli

Teatralissimo Jommelli

Il soprano Sabrina Cortese (il protagonista Giuseppe) - PH Simone Scatarzi

Giuseppe glorificato in Egitto, ‘cantata a tre voci’, in prima esecuzione moderna per il Reate Festival 

ROMA, 10 ottobre 2025 – Seppure venga definita ‘cantata a tre voci’, Giuseppe glorificato in Egitto non ha nulla da invidiare a un’opera. Merito di una musica bellissima, quella di Niccolò Jommelli, dall’andamento decisamente teatrale – siamo nel 1749 – che culmina nella sbalorditiva ultima aria del protagonista, Se increspa l’onda, capace di reggere il confronto con Fuor del mar dell’Idomeneo mozartiano, scritto peraltro oltre trent’anni dopo.

Il direttore Luca Incerti – PH Simone Scatarzi

Divisa in due parti, la cantata – su libretto dello scolopio Gianluca Bandini – appartiene al periodo romano di Jommelli, compositore che svolse buona parte della sua attività artistica in Germania. Concepita per celebrare il fondatore dell’ordine degli scolopi Giuseppe Calasanzio, beatificato l’anno precedente, trae ispirazione dall’omonimo personaggio biblico – venduto come schiavo dai fratelli e creduto morto dal padre – che era riuscito a conquistarsi la fiducia del faraone, salvando l’Egitto dalla carestia. Il libretto si concentra proprio sul momento in cui avviene l’incontro con il genitore Giacobbe e il fratello più giovane Beniamino, conchiudendosi dunque in tre soli personaggi, cui spettano altrettante arie per ognuna delle due parti: una simmetria che, poi, viene parzialmente contraddetta dall’assai maggior virtuosismo richiesto nella seconda parte. Grande pregio di questa composizione è che l’alternanza fra le pagine solistiche non avviene mai in modo meccanico: ai raccordi provvedono recitativi dialogici, che funzionano come una sorta di passaggio del testimone tra un personaggio e l’ingresso del successivo. Nei due finali, poi, si trasformeranno invece in dialoghi a tre, ancor più suggestivi.

Inserita nel cartellone del Reate Festival, la cantata è stata proposta – una prima esecuzione in epoca moderna – nella revisione critica di Luca Incerti, direttore anche dell’esecuzione, e Augusto Santelli (si tratta di una pubblicazione a cura dell’Istituto Italiano per la Storia della Musica). Prezioso valore aggiunto la scelta del luogo: la bellissima Basilica di Santa Cecilia in Trastevere, dove fra i tanti tesori d’arte si trova una magnifica statua, sotto l’altar maggiore, della protettrice dei musicisti: non ne mostra il volto, bensì il collo su cui s’intravedevano ancora i segni delle ferite legate al suo martirio quando il sepolcro – dove la giovane romana convertitasi al cristianesimo era stata deposta – venne aperto a fine cinquecento. Ben corrisposto dalla Reate Festival Orchestra, ensemble di una ventina di elementi, il direttore Incerti ha impresso un andamento incalzante e sempre fluido alla musica, sia valorizzandone la varietà nei numerosi passaggi solo strumentali sia avendo cura di sostenere i tre cantanti.

Nel ruolo di protagonista (sostenuto alla prima dal celebre castrato Gizziello, al secolo Gioacchino Conti), il soprano Sabrina Cortese ha disegnato un espressivo Giuseppe, affrontandone l’ampia estensione vocale con duttilità canora e interpretativa, per poi sfoderare estrema sicurezza nella già ricordata ‘aria di paragone’ Se increspa l’onda. Beniamino era interpretato invece dal mezzosoprano Marta Pacifici, cui tocca una scrittura piuttosto impervia, anche questa caratterizzata da grandi escursioni di altezza, affrontata sempre con disinvoltura (e con minime stimbrature nella regione grave). Il tenore Roberto Manuel Zangari ha evidenziato dizione nitida, stabilità di suono e consapevolezza stilistica nel configurare, con accenti accorati, la figura paterna di Giacobbe. Tre interpreti, dunque, con alle spalle una solida formazione barocca, cui va riconosciuta notevole versatilità nel trovarsi a proprio agio anche in una vocalità più tarda, espressione di un periodo dove il modo di cantare stava ormai assumendo nuove caratteristiche.

Giulia  Vannoni