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Luce al tempio

Si sono conclusi recentemente i lavori relativi al nuovo impianto d’illuminazione al Tempio Malatestiano Cattedrale di Rimini. Il precedente impianto, per impostazione, appariva ormai del tutto obsoleto (soprattutto in termini di consumi) e di difficile e dispendiosa manutenzione.

L’articolazione del nuovo impianto luci, finanziato in gran parte con i fondi dell’8×1000 dedicati alla cultura, è stata studiata in modo particolarmente accurato da un’équipe di esperti che ha posto al centro dell’intera operazione innanzitutto due istanze fondamentali.

Da una parte, la volontà di rimarcare l’identità “liturgica” della Cattedrale, ovvero l’essere luogo di culto e chiesa del Vescovo, oltre che fulcrodella vita spirituale della città; dall’altra, la necessità di valorizzare lo straordinario deposito teologico-culturale espressione di quel primo Umanesimo cristiano che è proprio la cifra internazionale di questo straordinario monumento.

Deposito teologico-culturale rappresentato dalle testimonianze artistiche presenti nelle cappelle rinascimentali, con specifico riguardo alle formelle di Agostino di Duccio.

L’illuminazione di tutte le cappelle è stata studiata meticolosamente (attraverso numerose prove), con lo scopo di mettere in rilievo le peculiarità di ciascuna di esse. Si è privilegiato particolarmente l’illuminazione delle paraste verticali con le mirabili formelle di Agostino di Duccio, in modo che, entrando dentro la Basilica Cattedrale, le singole cappelle vengano percepite come “segni” ritmici di una rinnovata scansione spaziale, in cui le diverse parti iconogra. che possano dialogare tra di loro, in vista di un percorso che, gradualmente, si volge verso quell’Oltre che è il Cristo Crocifisso di Giotto, Lumen gentium.

Particolare cura è stata poi rivolta all’ illuminazione dell’affresco di Piero della Francesca, Sigismondo Pandolfo Malatesta inginocchiato davanti a San Sigismondo e, dalla parte opposta, al dipinto di Giorgio Vasari San Francesco riceve le stimmate. In entrambi i casi, è stata studiata un’illuminazione diffusa e tenue, al fine di valorizzare le opere all’interno del loro spazio architettonico : una sorta di spazio “pinacoteca” finale per il visitatore interessato particolarmente alla “contemplazione” di questi tre capolavori.