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Fellini non merita solo un Museo

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Non c’è giorno, ormai da anni, che qualcuno non ricordi che “ la straordinaria eredità di Fellini può e deve essere sfruttata meglio. Lo dobbiamo al Maestro ed è anche nell’interesse della Città”. Ma, alla moda riminese, anche su questo, ci si è divisi in tanti partiti, almeno quante sono le teste pensanti.

Chi gli ha intitolato l’aeroporto, chi i vini della zona, chi le vie del mare, chi ha inventato percorsi tipici e chi, finalmente, ha raccolto scritti e qualche costume di scena e ne ha fatto un bel museo… Ma basta questo per ricordare un concittadino, conosciuto e amato in tutto il mondo?

Quella volta in Giappone

E qui posso portare la mia piccola testimonianza. Ero in Giappone, ospite di padre Mario Canducci. Una sera ci troviamo a mangiare in una famiglia e mi chiedono da dove vengo. Rimini, rispondo. Ovviamente non la conoscono. Dov’è? Dico: sul Mare Adriatico. Niente. Fra Roma e Venezia.

Neanche un cenno. Nella disperazione creativa, lancio là un…Fellini. Ah! Si illuminano gli occhi dei presenti e dalla loro bocca ne esce un “Fellini … Amarcord”. Si, Rimini, la città di Amarcord. E’ la parola magica, sarò al centro di tutta la serata…

Il progetto di Pupi Avati

Conosciuto in Giappone, un po’ meno a Rimini. Fellini e la sua città, un rapporto non risolto. In realtà per rafforzare il legame e renderlo più evidente c’è un vecchio progetto di Pupi Avati, che già nel 2005 aveva proposto di creare una scuola di cinema, progetto rilanciato nel 2010 sul nostro TRE, ed un’ultima volta nel 2014 in un’intervista esclusiva al Ponte del 16 febbraio.

L’idea di Avati era quella di creare una vera e propria scuola dei mestieri del cinema. Il regista bolognese non era tanto interessato ad un corso universitario (di cui, tra l’altro si parlò a lungo, ma che poi l’Alma Mater non concesse) quanto di “ una scuola di cinema per uscire dall’aria tossica della teoria che ha ammorbato tutto il paese.- diceva Avati – Non del cinema a livello teorico, ma pratico. Io lo verifico tutti i giorni, con i ragazzi che incontro, che vogliono cominciare a lavorare questa magica macchina… e non riescono ad esprimersi”. L’attuale modo di insegnare il cinema “ produce supponenza, giovani vittime della loro presunzione: non sono assumibili in nessun ambito.

Possono scrivere di cinema, ma sono solo teorici”. Certo fare un corso tradizionale costa poco, basta assumere qualche professore, ma poi cosa produce? Nella mente del regista c’era un progetto grande, un vero e proprio corso di regia, con montatori,
macchinisti, tecnici delle luci. Con personale bravo e ben informato. Si sarebbero formati giovani che una volta usciti di lì potevano mettersi a lavorare, con qualità e non come accade oggi che “ dopo molti sacrifici personali e dei familiari si ritrovano senza nulla in mano”.

Non è difficile capire che una scuola di questo genere nella città di Fellini avrebbe un fascino capace di attirare giovani da tutto il mondo.

Ma la proposta cadde nel silenzio, senza alcun dibattito cittadino.

Non è ora il caso di riprenderla e almeno valutarla?

L’avvento delle piattaforme

Anche perché in questi pochi anni la situazione è profondamente mutata. L’avvento mondiale, ed anche italiano, delle piattaforme streaming Netflix, Amazon, Sky, HBoMax, Disney+, AppleTV + sta radicalmente cambiando il mercato televisivo, con un’infinita varietà di serieTv, film e documentari… Gli spazi di produzione si sono enormemente ampliati e Rimini ha dimostrato di essere capace di occupare, da subito, un ruolo importante. “ Sanpa, luci e tenebre di San Patrignano”, “ L’incredibile storia dell’Isola delle rose” ed ora la “ Fedeltà” di Missiroli, tre vincenti produzioni Netflix, sono state capaci di suscitare l’attenzione di gran pubblico dei nuovi media.

Perché non pensare allora Rimini, non solo come luogo dell’immaginario italiano (le statistiche dicono che due terzi degli italiani sono stati almeno una volta a Rimini), ma come polo di produzione cinematografica e televisiva?

C’è chi si muove

È proprio di qualche giorno fa la notizia, data dalla stampa nazionale, che si sta girando una docu-serie sulle Donne di Calabria. Ebbene la serie Tv è il primo mattone della nuova Calabria Film Commission, la Fondazione che vuole creare in Calabria i più grandi studi cinematografici del Sud, dotati anche di una enorme piscina (1.250 mtq per 8 metri di profondità) per riprese sott’acqua.

Saranno a Lamezia Terme e sono stati progettati e finanziati con 15 milioni stanziati dalla Regione, con due teatri di posa da 800 mtq, locali per costumi e camerini… Progetto finanziato con i fondi europei post pandemia.

I luoghi dell’immaginario

L’ultimo capitoletto di questa riflessione è legato al turismo. Tutti sappiamo che Fellini non ha girato nulla a Rimini, ma l’ha ambientata sul litorale di Ostia o ricostruita a Cinecittà.

Senza esagerare, come mi sembra sia stato fatto per ricordare, pacchianamente, certi simboli onirici felliniani, è oggi ancor più intrigante riconoscere nei segni rimasti in città, ciò che il suo immaginario ha elaborato, dandone una dimensione universale.
Non occorre ora ricordare che il Castello di Alnwick (alias di Hogwarts), dove sono state girate alcune scene degli otto film di Harry Potter, è oggi una delle attrazioni inglesi più visitate, come del resto, nel nostro piccolo, alcuni luoghi di Gubbio e Spoleto, hanno fatto la loro fortuna turistica grazie alla serie di don Matteo. Rimini può dunque godere anche di questo dono, non sappiamo quanto meritato, che Fellini, fa ancora oggi alla sua terra, ma una scuola di cinema, come un centro di produzioni, può essere la premessa, perché il dono si moltiplichi e si rinnovi, anche attraverso altre e nuove storie.

Non può che fare piacere anche al nostro turismo, fino ad ora la nostra principale industria.

E allora perché non indirizzare la Settima arte, la bella iniziativa voluta da Confindustria Romagna, verso qualcosa di più concreto rispetto alle solite celebrazioni o passerelle di personaggi, che sorridono, salutano e se ne vanno?