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Famiglia, la gioia dell’amore

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La Bibbia è popolata da famiglie, da generazioni, da storie di amore e di crisi familiari, fin dalla prima pagina, dove entra in scena la famiglia di Adamo ed Eva, con il suo carico di violenza ma anche con la forza della vita che continua, fino all’ultima pagina dell’Apocalisse dove appaiono le nozze della Sposa e dell’Agnello.
Le due case che Gesù descrive, costruite sulla roccia o sulla sabbia, rappresentano tante situazioni familiari, create dalla libertà di quanti vi abitano, perché, come scrive il poeta J. L. Borges, “ogni casa è un candelabro”.
In ogni caso, la vita degli sposi e della famiglia può essere un vangelo. A questo vangelo dell’amore e della famiglia è dedicato Amoris Laetitia (=AL), La gioia dell’amore, l’esortazione apostolica post-sinodale di Papa Francesco. Duecentosessanta pagine, nove capitoli, 325 paragrafi nei quali il Santo Padre segue e tira le somme dei due Sinodi sulla famiglia riuniti nell’ottobre 2014 e 2015.
In particolare, il capitolo VIII dedicato alla fragilità dell’amore indica tre verbi come fondamentali nell’affrontare situazioni di fragilità, complesse o irregolari. La Chiesa infatti deve ridare fiducia e speranza a coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta, senza dimenticare che spesso «il lavoro della Chiesa assomiglia a quello di un ospedale da campo».
Alla Amoris Laetitia e al capitolo VIII è dedicato il documento appena redatto dai Vescovi dell’Emilia Romagna dal titolo “Accompagnare, discernere, integrare”. Il sottititolo è esplicito: “Indicazioni per la recezione del cap. VIII di Amoris Laetitia”. “Il percorso dei Vescovi della Conferenza Episcopale emiliano-romagnola si snoda attraverso dodici punti e inizia e termina con un ringraziamento. Da una parte il «grazie» è indirizzato al percorso sinodale sulla famiglia raccolto nell’esortazione Amoris Laetitia. Dall’altra, i pastori desiderano esprimere “profonda gratitudine e vicinanza a tutte le famiglie”: a chi si sta preparando a celebrare il loro matrimonio; “alle famiglie che ogni giorno lo vivono nella fedeltà; a quanti sono in condizioni difficili per le avverse condizioni economiche, per disgrazie e lutti; a chi patisce le ferite della lacerazione e della separazione; a chi vive situazioni «di fragilità e di imperfezione» (AL 296)”.

Perché, a due anni dalla pubblicazione dell’Amoris Laetitia, i Vescovi emiliano-romagnoli hanno sentito il bisogno di redigere un documento sulla esortazione del Papa? Lo abbiamo chiesto al Vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi.
“Non si tratta di ripetere le parole del Pontefice né di compilare un riassuntino dell’esortazione quanto di riprendere, contestualizzare e concretizzare l’invito del Papa alla «gioia dell’amore». Il documento non è indispensabile ma può rivelarsi utile. Affidato alle mani di pochi, al cuore di molti per il bene di tutti”.

Al centro del testo c’è l’amore. E i Vescovi iniziano e chiudono il documento con un grazie rivolto alla famiglia.
“La famiglia è un bene prezioso e fragile, come un cristallo di Boemia. Delicata ma insostituibile. La bellezza dell’amore nella famiglia è fondamentale e va coltivata”.

Eppure fare famiglia, secondo le statistiche Istat, è sempre più difficile e i matrimoni, persino quelli civili, sono in deciso calo. È l’alba del… tramonto di questa che potremmo definire la “prima agenzia periferica” sulla terra della santa Trinità?
“Le epoche storiche non si ripetono mai, ma per certi aspetti è bene ritornare alle radici della storia, e dunque alla prima era del cristianesimo. I primi cristiani in epoca romana non godevano certo dell’approvazione giuridica dell’Impero: come hanno potuto dunque affermare lo straordinario valore del matrimonio tra uomo e donna? Con la forza della testimonianza. I coniugi cristiani mostravano il lato bello della vita lasciando tante volte i pagani a bocca aperta.
Oggi, la nostra società si sta giocando il bene di questa realtà – la famiglia – che rimane insostituibile ma possibile”.

Per tanti osservatori l’Amoris Laetitia sarebbe tutta concentrata sulle famiglie in situazioni di fragilità e imperfezione, e sulla possibilità di ritornare ai sacramenti. E le aperture di Papa Francesco in questo senso sarebbero rivoluzionarie.
“Le famiglie «ferite» sono invitate alla speranza. Come disse Papa Francesco durante l’incontro con i recuperandi della Casa Madre del Perdono in San Pietro nel 2016: «Non c’è santo senza passato e non c’è peccatore senza futuro».
La Chiesa di Dio non può mai far mancare l’incoraggiamento e la misericordia nei confronti delle coppie in situazioni particolari.
Gesù non è venuto per i perfetti – o per chi si sente tale – ma per i peccatori.
Il Papa comunque ha dichiarato in modo netto che AL non vuole cambiare tutto, né risolvere tutto. C’è invece la necessità di «approfondire con libertà alcune questioni dottrinali, morali, spirituali e pastorali», alla luce della complessità delle tematiche insorte. E con la consapevolezza che «la riflessione dei pastori e dei teologi, se è fedele alla Chiesa, onesta, realistica e creativa, ci aiuterà a raggiungere una maggiore chiarezza» (AL 2b).
Infine, più volte il Papa afferma di non volere offrire una nuova normativa.
Amoris Laetitia è in primo luogo una proposta per le famiglie cristiane, che stimola ad accogliere i doni del matrimonio e della famiglia, e a coltivare un amore forte e pieno di valori.
In secondo luogo, AL si propone di incoraggiare tutti ad essere segni di misericordia e di vicinanza lì dove la vita familiare non si realizza perfettamente o non si svolge con gioia e pace.
Il Vangelo è un cammino, non uno stato di perfezione”.

Per questo il documento dei Vescovi dell’Emilia-Romagna parla anche di “via caritatis” da percorrere insieme?
“È un cammino da percorrere insieme per la crescita dell’amore degli sposi e per l’accompagnamento dei giovani al matrimonio; insieme a chi opera con e per le famiglie e, in forma particolare, insieme a quanti chiedono di essere accolti e accompagnati a discernere e integrare la loro condizione familiare di separati e divorziati risposati o divorziati conviventi”.

Questa proposta ha una ricaduta pratica e pastorale in Diocesi?
“La Diocesi è invitata ad offrire un servizio per accompagnare, discernere e integrare. Sarà utile predisporre nelle nostre Diocesi una équipe di persone preparate e incaricate dal rispettivo Vescovo per accompagnare le persone richiedenti in questo percorso, con la stretta collaborazione dell’Ufficio Diocesano per la Famiglia e del Tribunale Ecclesiastico. È un percorso, non un corso, con criteri di verifica per il cammino, un accompagnamento consultoriale, personale e comunitario che porti le famiglie a condividere lo slancio di Papa Francesco: «Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare! Quello che ci viene promesso è sempre di più. Non perdiamo la speranza a causa dei nostri limiti, ma neppure rinunciamo a cercare la pienezza di amore e di comunione che ci è stata promessa»”.

Paolo Guiducci