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Tracce di fede nel tempo

Qualcuna abbattuta da fenomeni naturali, altre distrutte dagli uomini per i motivi più diversi. Tutte accomunate dallo stesso destino: quelle chiese non esistono più. E sono tante. Ma hanno lasciato “Tracce di fede nel tempo”, come Stefano De Carolis, Learco Guerra e Rosanna Menghi hanno voluto intelligentemente intitolare la mostra omonima allestita presso la chiesa di Cristo Re, in via delle Officine a Rimini, in occasione della festa parrocchiale che si svolgerà dal 26 al 28 settembre.
Il sottotitolo della mostra fotografica (ingresso libero) recita invece “Le chiese perdute di Rimini”. Sono oltre 50 gli edifici religiosi che dalla prima epoca cristiana fino al secolo scorso hanno fatto parte del ricco patrimonio culturale e religioso della nostra città e che ora non esistono più.
Chiese, cappelle, oratori e perfino basiliche (quella di Santo Stefano) e santuari (il nostro edificio cristiano forse più antico, dedicato a San Gaudenzio) eretti per dare concretezza e visibilità alla fede e alla devozione del popolo, distrutti da avversità naturali e dagli interventi umani più disparati, fino alla Seconda Guerra Mondiale che ha ridotto quasi a zero il nostro centro storico.
Considerandoli tutti insieme, la prima cosa che colpisce di questi edifici sono i loro nomi; primeggiano quelli dedicati alla Madonna: della Polverara, del Paradiso, Santa Maria a Mare, in Trivio, degli Angeli, in Acumine, in Corte, in Turre Muro. A seguire, una ricca schiera di santi più o meno famosi, da San Giuseppe a Santa Mustia, da San Cristoforo a Sant’Eufemia; significativa la presenza di intitolazioni ai santi locali: Santa Innocenza e Santa Colomba oltre, naturalmente, al patrono.
Con l’abbattimento delle strutture architettoniche, si è inoltre perduto un prezioso patrimonio di opere e di oggetti d’arte; altri arredi sono stati fortunosamente messi in salvo e spesso lasciati giacere dimenticati nelle soffitte delle canoniche con ovvie, disastrose conseguenze; altri sono stati utilizzati per gli scopi più vari, visto che spesso, “grazie” alle restrizioni napoleoniche che hanno avuto come bersaglio gli ordini e gli istituti religiosi, prima della loro definitiva scomparsa, diverse di queste costruzioni sono state adibite a depositi, stalle, caserme e ospedali militari.
L’inaugurazione, venerdì 26 alle ore 21, oltre la presentazione dei curatori e la visita guidata alla mostra, prevede la visione di un’intervista video realizzata con le Sorelle Clarisse presso il convento di San Bernardino le quali aiuteranno i presenti a capire perchè la Ecclesia Dei fatta di uomini, ha bisogno di muri e mattoni. Attraverso un semplice percorso che si avvale di foto, disegni e ricostruzioni, riuniti in pannelli didattici che presentano e approfondiscono 16 chiese, la mostra presenta alcune delle numerose chiese di Rimini che non esistono più. Una mappa della città permetterà di localizzare tutti gli edifici religiosi distrutti. Pier Giorgio gattei ha realizzato un plastico della chiesa di San Gregorio fuori le mura: una bella occasione per “ammirare” l’edificio che accoglieva i fedeli in zona S. Giovanni.
c.z.