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Seminario, una casa che non rimane vuota

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Un luogo dove occuparsi del desiderio di felicità delle persone. “E in una Diocesi vivace come quella di Rimini, è proprio necessaria una «casa» per pensare se stessi, sostare e riprendere il cammino. Il Seminario rappresenta tutto questo”. Suor Lina Rossi, già superiora generale dell’Istituto Maestre Pie dell’Addolorata, i fatidici 100 giorni li ha già trascorsi e festeggiati. Insieme alla consorella  suor Soledad Conception Leon Frias: sono loro le religiose che dallo scorso settembre abitano il Seminario “don Oreste Benzi” di Rimini. Sono loro uno dei segni tangibili che il Seminario – com’è stato erroneamente ipotizzato da diverse parti – non chiude ma anzi rilancia. Il trasferimento  della comunità sacerdotale e dei seminaristi a San Giuliano Borgo (una nuova, coraggiosa e appassionata scelta pastorale) non coincide affatto con la chiusura del Seminario sia come edificio sia come casa vocazionale.

“Madre Lina e suor Soledad, oltre a garantire una presenza vitale in Seminario – spiega il Vicario generale, don Maurizio Fabbri – sono inserite nel direttivo della pastorale vocazionale diocesana e garantiscono un opportuno raccordo tra le varie attività vocazionali, che normalmente si svolgono in seminario, e le altre attività formative e pastorali che hanno sul colle di Covignano il loro punto di riferimento”.
Per le suore Maestre Pie, quello in Seminario è un ritorno… a casa. Per 65 anni, infatti, le religiose della congregazione riminese fondata dalla beata suor Elisabetta Renzi, hanno seguito la comunità del seminario. Allora seguendo perlopiù gli aspetti logistici, oggi con una funzione nuova.

Lo stupore e l’entusiasmo per una nuova avventura
“Quando la Madre generale suor Carla Bertani mi ha chiamato per un colloquio (maggio 2016) ero tranquilla: la scuola sta per terminare, forse vorrà stilare qualche programma per l’estate, mi son detta. In realtà, mi chiedeva la disponibilità a questo nuovo servizio. Ho subito avvertito una scintilla di entusiasmo per questa proposta. – sfoglia il recente album dei ricordi, suor Lina – Senza pormi tante domande, ho pronunciato subito il mio sì”. L’eccomi che nella storia della Chiesa ha sempre portato tanti importanti frutti. Specie quando costa fatica e modifica lo status quo. “Condizio sine qua non era l’abbandono della casa di San Martino Montellabate, la mia casa per eccellenza. Ma ho sentito corrispondere questa richiesta alla mia personale vocazione: far diventare persone le persone. E così sono partita cantando «non importa il come, il dove, il se» del canto «Te al centro del mio cuore», affidandomi a Dio come occorre fare quotidianamente, nelle piccole e nelle grandi scelte”. “Ogni trasferimento impone una verifica della propria vocazione. – rilancia sorridente suor Soledad – Questa del Seminario è una bella opportunità per rinnovare il mio «sì»: non ho chiesto io questa missione, mi è stata affidata ed io offro la mia disponibilità”.

Seminario, una realtà viva
Un edificio enorme, quello del Seminario, realizzato poco più di dieci anni fa. Pensato non come un luogo isolato dove i seminaristi potessero stare in pace, ma come una realtà viva che diventasse un cuore della comunità ecclesiale riminese, oggi fa i conti con una storia diversa sotto l’aspetto logistico (niente più sacerdoti, niente più seminaristi) ma non è cambiata la scelta pastorale. E non è neppure diventato un luogo abbandonato, tutt’altro. “Non siamo mai sole!” allarga le braccia suor Soledad. “Il seminario, luogo di formazione per la Diocesi, continua a corrispondere al suo compito. – aggiunge suor Lina – Le parrocchie vengono periodicamente per la preparazione ai sacramenti e ritiri, l’équipe diocesana qui si ritrova per stilare percorsi e verifiche, Scout, Azione cattolica, Fuci, Centro Universitario Diocesano, e tutte le attività prettamente legate alla pastorale vocazionale: ogni giorno salgono a Covignano tantissime persone. Il seminario è un luogo vivo”.

Luogo d’eccelleza  per la Pastorale vocazionale
Qui si svolgono tutte le iniziative della pastorale vocazionale, quella pastorale che sostiene le persone di ogni età nei passaggi importanti e nelle scelte di vita: gli incontri delle elementari e delle medie, che vedono la partecipazione di centinaia di ragazzi ad ogni appuntamento; gli incontri organizzati con gli adolescenti e con i giovani che vedono la presenza di diverse decine di persone. Con una novità: i progetti sono pensati insieme ai laici. “Si tratta di una esperienza nuova e arricchente – dicono in coro le due religiose – Le équipe si sono rinnovate e ringiovanite ed è bello vedere la ricchezza che ciascuno mette a disposizione degli altri”. Il Coro Diocesano, ad esempio, non ha scelto il Seminario solo come “porto” dove attraccare per le prove di canto ma anche come casa per un percorso formativo.

Parola, Caffè, Buffet nuove strade
Tra le nuove proposte, spicca poi la Scuola della parola che quest’anno ha preso il nome di “Caffè, Parola, Buffet”, e non come un puro scioglilingua.
“I ragazzi arrivano e vengono accolti a suon di caffè e biscotti (preparati dalle sapienti mani di Maria, una delle storiche cuoche del Seminario, ndr). Segue il momento centrale della preghiera e della condivisione appunto della parola di Dio, e infine per chi vuole, c’è la possibilità di restare a pranzo”, al sabato, una volta al mese. “Accogliamo tutti – assicura radiosa suor Soledad – e in questo luogo c’è la possibilità di incontrare davvero tante persone”.

L’esperimento e il suo futuro
Quale futuro potrà avere questa nuova esperienza in Seminario? “Il passato è passato, il futuro non ci appartiene, il presente è dono” diceva maestro Oogway nel film Kung-Fu Panda. “Si tratta di un esperimento; al termine del primo anno, la Diocesi, i responsabili del Seminario e il nostro istituto formuleranno ciascuno le proprie valutazioni. – aggiunge suor Lina – Da parte mia, mi auguro che l’esperienza prosegua. Mi piacerebbe che questo luogo diventasse un luogo di spiritualità, aperto a convivenze (lo spazio non manca), con un percorso spirituale da proporre: può intercettare il desiderio che avverto tra giovani e famiglie, le quali possono affidare ad altri i figli e vivere in pace alcuni giorni”. “E perché non pensare a fine settimana per ragazzi? – rilancia suor Soledad – E siamo aperti anche ad altre proposte”.
Accoglienza, sostegno e buone possibilità non mancano davvero a Covignano.
“Io mi sento a casa” sorride suor Soledad. Il Seminario può diventarlo anche per tante persone alla ricerca del proprio posto, quello che il Signore ha loro preparato perché siano liberi, realizzati e felici.

Paolo Guiducci