Quel Palazzo non fa Consorzio

    Quale destino per il vecchio palazzo del Consorzio Idraulico Rigossa e Rio Salto, costruito a Savignano negli anni attorno al 1830? La sua edificazione sulla via Emilia, nel tratto denominato via Garibaldi, avvenne dopo che il 14 gennaio 1821 quando il cardinale Stanislao Sanseverino, legato della provincia di Forlì, decretò il nuovo sistema di scoli dei fossi e le bonificazioni. Creò nella provincia nove consorzi dei quali due a Savignano con un’unica sede. Uno era denominato Rigossa, aveva il suo presidente e comprendeva i fiumi Pisciatello e Fiumicino (il Rubicone), i terreni alti e la parte del mare. L’altro era il Rio Salto comprendente una parte del Fiumicino fino al fiume Uso, con i terreni di collina, fino al mare. I due consorzi servivano i territori di undici comuni: Savignano, San Mauro, Gatteo, Gambettola, una parte di Cesena, Montiano, Longiano, Borghi, Cesenatico, Poggio Berni e Santarcangelo. Il fabbricato di Savignano, dislocato su due piani, è composto da 13 sale e lo scalone centrale. Il consorzio rimase attivo fino al 1972, quando avvenne la fusione con Cesena con i consorzi Arla e Savio, divenuti poi un unico “Consorzio di Bonifica Savio-Rubicone”. A Savignano rimase un recapito al martedì, giorno di mercato, fino al 1997. Poi il fabbricato è stato chiuso e venduto a un privato (Ricci di Gambettola) e da più di dieci anni è inutilizzato, anche se qualche volta viene aperto per mostre di pittura.
    Paolo Baiardi, di Savignano, 70 anni, oggi in pensione, dal 1957 al 1997 è stato dipendente del consorzio, assistente e guardia giurata. Dice Baiardi: “Compito principale del consorzio di bonifica è sempre stata la regimazione delle acque, la pulizia di tutti i canali di scolo. Quando sono entrato io nel 1957 c’erano una quindicina di operai, più gli stagionali estivi, e sei impiegati. Facevamo gli sfalci dell’erba e la manutenzione ordinaria e straordinaria dei fossi. Negli ultimi anni a Savignano è stato ristrutturato tutto, ma il vecchio palazzo del Consorzio è ancora lì, oggi come 180 anni fa e nella parte alta conserva ancora gli 11 stemmi dei comuni consorziati. Potrebbe diventare sede di banca, uffici direzionali, un centro ricreativo”.
    Chi getta l’amo è Luciano Gobbi. L’assessore ai Lavori Pubblici si augura che il palazzo venga recuperato “nella sua bellezza e nella sua interessa e magari - avanza l’idea Gobbi – messo a disposizione dell’ente pubblico per manifestazioni e iniziative utili ai savignanesi”/i>.

    Ermanno Pasolini