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Quando i diritti vanno in conflitto

Lo scorso 23 aprile sui giornali si è scritta, per l’ennesima volta, la frase “L’Italia per la prima volta…”. La sindaca di Torino, Chiara Appendino, (M5S) ha firmato l’atto che riconosce il piccolo Niccolò Pietro, nato da procreazione assistita, come figli di Chiara Foglietta e Micaela Ghisleni. Oltre a lui, sono stati trascritti gli atti di altri due bambini di coppie di persone dello stesso sesso. Si è trattato del primo caso in Italia. Mai, infatti, un Comune aveva riconosciuto pari diritti a un bimbo nato in Italia da coppia gay senza chiedere l’intervento di un Tribunale. La Appendino, riconoscendo di aver fatto qualcosa di non consentito, ha voluto puntualizzare di aver forzato le norme legali per promuovere una nuova visione dei rapporti umani.
Pochi giorni dopo è arrivato il caso che ha coinvolto la vicina Gabicce, di due gemelli registrati all’anagrafe italiana come figli di due padri (una coppia unita civilmente). I piccoli nati negli Stati Uniti hanno scatenato le reazioni del Popolo della famiglia, che ha puntualizzato – in una nota – come: “In merito alla trascrizione dell’atto di nascita di due gemelli nati negli USA attraverso la pratica dell’utero in affitto, nel Comune di Gabicce Mare, vogliamo ricordare al Sindaco Pascuzzi che in Italia l’utero in affitto è reato ex art. 12 comma 6 legge 40/2004, punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro. Con quale coraggio il Sindaco parla di figli di famiglie omogenitoriali, sapendo che si tratta di bambini comperati come fossero oggetti a donne trattate alla stregua di fattrici? Come può dire che si tratta di riconoscimento dei diritti, quando sono proprio i diritti dei più deboli ad essere violati per soddisfare le voglie di due adulti?”.

E veniamo alla parola chiave: diritti. Cosa succede quando i diritti si scontrano tra di loro, oppure quando cozzano con le leggi che vengono via via introdotte?
Esempio: dopo l’introduzione della vaccinazione obbligatoria per i bambini che devono andare a scuola come ci si comporta davanti all’obbligo scolastico e al diritto allo studio? Prevale l’obbligo scolastico oppure l’obbligo alla vaccinazione?
Ci sono poi tutte le questioni legate, come mostrato dalle storie che abbiamo raccontato, alla registrazione dei bambini nati, soprattutto all’estero, da coppie omosessuali. Chi risolve queste controversie? Chi si trova tutti i giorni a fare i conti con un vuoto legislativo che deve essere, in qualche modo, acconciato?
Ne parliamo con Grazia Benini, funzionario dello Stato Civile di Rimini che spiega come “sempre più spesso ci troviamo a non dare più per scontato che l’atto di registrazione di un nuovo cittadino italiano preveda che questo sia nato da un uomo e una donna, e che abbia quindi un padre e una madre che siano anche genitori naturali del bambino”.
La situazione è molto complessa. La dottoressa Benini così come i suoi funzionari hanno a disposizione un formulario, fornito dal Ministero competente, che elenca la casistica degli atti e il modo nel quale ci si deve comportare quando un cittadino fa una richiesta. Laddove un funzionario si rifiuti (perché non è possibile per legge) di registrare quell’atto, allora le persone interessate possono denunciare quanto accaduto e si arriva ai tribunali, alla stampa, alle battaglie politiche.

Dottoressa Benini cosa sta capitando sul fronte della registrazione dei bambini? Crescono?
“Quelli che coinvolgono la registrazione dei bambini non nati da coppie naturali sono i casi più frequenti (tra quelli problematici) che abbiamo trattato negli ultimi anni”.

Cosa succede in sostanza?
“L’ufficiale di stato civile riceve la richiesta di trascrizione di un atto di nascita avvenuto all’estero, con genitori che risultano dello stesso sesso e con almeno un cittadino italiano. In questo caso la richiesta viene valutata dall’ufficiale dello Stato Civile che in base alla legge vigente potrà accogliere oppure rifiutare la richiesta. Il provvedimento di rifiuto viene, il più delle volte, impugnato con un ricorso all’autorità giudiziaria”.

Lei si è mai trovata nelle condizioni di rifiutare una richiesta di questo tipo?
“Sì, mi è capitato. La richiesta di correggere un atto dove il bambino veniva riconosciuto solo dalla madre biologica, aggiungendo come altro genitore la compagna della madre naturale. Ma le dirò di più, spesso queste persone sanno già di trovarsi in una situazione complicata tanto che vengono da noi già accompagnati da un avvocato. Mi è capitato anche, tra le mani, un contratto di utero in affitto”.

Volevo arrivare proprio a questo. Spesso si tratta di bambini nati all’estero con procreazione assistita, e con maternità surrogata (non consentita in Italia). In questo caso parliamo ancora di diritti: la mancata trascrizione dell’atto di nascita non ricadrebbe sul minore e sul suo diritto fondamentale alla conservazione di uno status acquisito legittimamente all’estero?
“La situazione è molto complessa, spesso ci vengono in aiuto le sentenze della Cassazione che poi diventano per noi dei piccoli fari nel buio legislativo. Una tra tutte è quella del 30 settembre del 2016 che introduce la nozione di ordine pubblico, fissando alcune massime necessarie per definire la riconoscibilità di provvedimenti stranieri in materia di filiazione, pur tenendo sempre presente la tutela del minore”.

Una materia molto complessa, che ci pare di capire venga affrontata – formulario e sentenze in mano – caso per caso a colpi di Cassazione.
Angela De Rubeis