Home Attualita Prendiamoci cura di me. Bambini e minori al centro

Prendiamoci cura di me. Bambini e minori al centro

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Franco ha 14 anni ma si muove come un maggiorenne tra fare la spesa, fare la fila in Posta per pagare la bolletta e chiamare il medico per la visita di controllo. Franco non è orfano ma è definito young cargivers, ovvero quei minori che debbono prendersi cura dei loro genitori. Franco non è l’unico ragazzo riminese costretto ad affrontare alcune prove in un periodo della vita che dovrebbe riservare altre situazioni. Ci sono ragazzi (e famiglie) reduci da esperienze difficili, compreso il confronto con l’operato dei servizi sociali e con il sistema di tutela minorile. Ci sono i bambini (e i ragazzi) che abbisognano di qualche adulto in grado di ascoltare le loro esigenze. Ci sono persino i minori che hanno già affrontato il tema dell’abuso e del maltrattamento.
Quello dei bambini e dei ragazzi è un universo complesso e variegato, specie quando si tratta di minori i cui diritti non sono messi al centro, ma a volte persino negati. A Rimini 60 relatori e oltre 800 professionisti del settore (educatori, pedagogisti, assistenti sociali, psicologi, insegnanti) provenienti da tutta Italia (e qualcuno anche dall’estero, è il caso di Donald Forrester, dell’Università di Cardiff e Helen Leadbitter) si sono confrontati su questi delicati temi nelle due sessioni plenarie e nei 19 workshop del Convegno Internazionale ospitato al Palacongressi e promosso dal Centro Studi Erickson dal titolo “Prendiamoci cura di me – Pratiche e innovazioni in tutela dei minori”.
Tanti i temi trattati a partire da alcuni principi fondamentali: mettere al centro i diritti di bambini e ragazzi, ascoltare le loro esigenze, aiutare le famiglie. Il prof. Luigi Cancrini non ha dubbi quando si affronta il tema dell’abuso e del maltrattamento: “Il bambino che subisce maltrattamenti e abusi è un bambino che ha bisogno di aiuto. In primis va liberato dalla situazione di maltrattamento in cui si trova, intervenendo sulla famiglia o se necessario collocandolo presso una famiglia affidataria o una comunità. In secondo luogo è necessario un percorso psicoterapeutico con il bambino, che va ascoltato e aiutato a rielaborare il trauma che ha vissuto. Hanno diritto di aiuto a livello psicoterapeutico anche i genitori, nel tentativo di restituire all’intero gruppo familiare la capacità di funzionare meglio”.
Eppure questa possibilità non è affatto scontata e alla maggior parte dei bambini non è garantita: “Il dramma di bambini maltrattati non curati è un conto che si paga in adolescenza. Va riconosciuto senza meno il diritto a un percorso psicoterapeutico per minori in comunità”.
Luigi Fadiga sottolinea una necessità ed esprime preoccupazione: “Esiste una tendenza che considero molto pericolosa e in contrasto con la tutela dei diritti delle persone di minore età ed è la tendenza ad ammettere un diritto al figlio. Non può esistere un diritto su una persona, può esserci un rispettabile desiderio di genitorialità ma non può e non deve tradursi nell’imposizione di un diritto che il nostro ordinamento non riconosce e non prevede. Più che di diritto al figlio dobbiamo concentrarci sui diritti dei bambini e dei ragazzi in quanto persone”.
Un tema di grande attualità è la proposta di riforma della Giustizia che prevede l’abolizione dei Tribunali per i Minorenni. Fadiga è preoccupato per il disegno di legge che prevede l’abolizione del Tribunale per i minorenni e l’istituzione di sezioni specializzate che dovrebbero prenderne il posto trattando insieme anche questioni quali separazioni, divorzi, materia patrimoniale familiare. “Si rischia una situazione di minor tutela per le persone di minore età finendo per distogliere l’attenzione dei giudici dalle fasce più deboli”. Una petizione sul tema è  presente sul sito change.org: superate le 8.000 firme.

Silvia Sanchini