Home Attualita I poveri? Una risorsa da amare non solo a parole

I poveri? Una risorsa da amare non solo a parole

I poveri non sono un problema, ma una risorsa per vivere l’essenza del Vangelo, lo dice Papa Francesco. E non vanno amati solo a parole, ha aggiunto di rimando il Vescovo di Rimini. Mons. Lambiasi lo ha fatto in Basilica Cattedrale in occasione della celebrazione della Giornata Mondiale dei Poveri. Terminata la S. Messa, la Diocesi ha apparecchiato il pranzo per 300 persone alla chiesa di Sant’Agnese, nella centralissima via Garibaldi di Rimini. Un’occasione di condivisione dove si è mangiato fianco a fianco, bisognosi e non, dove le vite, i talenti e le povertà di ciascuno, sotto forme diverse, si sono incontrate senza differenza. A preparare il pranzo, dall’antipasto al dolce, sono stati i volontari della Protezione Civile: allestita una cucina mobile all’esterno della chiesa. Festosa l’animazione proposta dalla comunità rumena ortodossa, che da qualche settimana ha in Sant’Agnese il suo luogo di culto. Con abiti tradizionali, i fedeli rumeni si sono prodigati in canti di gioia e condivisione per poi offrire a tutti dolci tipici della loro terra.

“Noi siamo chiamati a dare assistenza in caso di calamità – ha detto Luciano Bagli, responsabile della Protezione Civile provinciale – e la povertà è una calamità quotidiana a cui insieme siamo chiamati a rispondere. Siamo felici di essere qui, è un grande momento di coinvolgimento per i nostri volontari”. Luigi è uno dei 53 diaconi permanenti della Diocesi di Rimini. Alla Giornata e in Sant’Agnese c’era pure lui. “Penso a questa pettorina gialla come la dalmatica. (la tunica indossata dai diaconi durante la liturgia, ndr) È la nostra vocazione“.

Don Maurizio Fabbri attendeva la Giornata con trepidazione. E tante attese. “Mi è sembrata una giornata bella quale segno di unità ecclesiale tra diverse associazioni (Caritas, Papa Giovanni XXIII, comunita francescana di Santo Spirito) e il coinvolgimento attivo della Comunità ortodossa romena che ha allietato con canti e dolci il pranzo in comune. – racconta il Vicario generale della Diocesi – Preziosa è stata la collaborazione della Protezione civile per l’allestimento della cucina e del pranzo. Una buona partecipazione dei poveri al pranzo a cui si sono aggiunti i volontari di Caritas, APG XXIII, scout, alcuni diaconi e seminaristi oltre alle famiglie romene. Non è mancata la presenza di alcuni membri dell’Amministrazione comunale e alcuni giornalisti.
Meno partecipata la liturgia in cattedrale presieduta dal Vescovo; forse va ripensata la proposta della «Biblioteca vivente» con testimonianze in p.zza Tre Martiri.
Mi è sembrato comunque un buon inizio di una Giornata che necessita di entrare nella considerazione di tutti, comunità cristiane e realtà cittadine”. Don Maurizio applaude senza nascondersi le difficoltà, presenti e future. “Non basta una domenica diversa dal solito per cambiare la condizione delle persone che vivono nel disagio. – aggiunge il Vicario – Si tratta invece di assumere un nuovo sguardo e un nuovo stile di vita che si traduca in piccoli gesti concreti di rispetto, accoglienza e solidarietà ogni giorno”.
“Il difficile non è servire ai tavoli – commenta affermato Nicolò della comunità Papa Giovanni – ma mangiare insieme. È questo che abbiamo voluto realizzare. L’uno al fianco dell’altro, senza distinzioni“.
“Siamo quotidianamente vicini ai poveri – ha detto Cesare della Caritas – ma questi sono segni importanti, perché i poveri non sono solo di qualcuno. Vorremmo che tutta la città li sentisse fratelli. La cultura dell’incontro, della solidarietà è per tutti. È un segno bello che questa giornata sia stata fatta nel cuore della città di Rimini”.
“Un invito che abbiamo accettato con grande piacere. – hanno aggiunto in coro il vicesindaco di Rimini Gloria Lisi e l’assessore alla Scuola Mattia Morolli – È importante sapere condividere, metterci al pari degli altri, in un ambiente accogliente come questo. La nostra è una città solidale, aperta all’altro. Queste occasioni sono una sollecitazione per stimolare anche chi fa più fatica ad aprirsi all’altro, 365 giorni all’anno“.

P. Guiducci/S. Mulazzani