Home Ultimaora Perché torni la vita lì dov’è la culla del cristianesimo

Perché torni la vita lì dov’è la culla del cristianesimo

Occupano la piazza “armati” semplicemente di sola preghiera. E ascoltano i testimoni che si alternano al microfono. “Appello all’umano”, un mese dopo l’altro, si avvia a compiere il quarto anno di vita, e continua ad essere la stessa esperienza degli esordi in favore dei cristiani perseguitati (e per le altre minoranze religiose) in Iraq, in Siria e in ogni altra parte del mondo. Con la differenza che l’iniziativa, nata a Rimini, si è già diffusa in diverse città d’Italia (da Bologna a Prato, Perugia, Siena, Sassari, Porto Maggiore) e all’estero, a Lugano, Barcellona, Valenzia e Stati Uniti. La vasta rete di preghiera è sostenuta anche da numerose comunità monastiche: diciotto in Italia (l’ultima arrivata è il Monastero della Clarisse “SS. Nomi di Gesù e di Maria” di San Silvestro, Mantova) e sette all’estero, compreso il Monastero S. Josè delle Carmelitane di Fatima e un gruppo di preghiera a Damasco.
“Appello all’umano” torna puntualmente il giorno 20 di ogni mese, sempre in piazza Tre Martiri, nel centro storico di Rimini a due passi dalla Basilica Cattedrale, e sempre proposto dal Comitato Nazarat (www.nazarat.org). La prima volta, a seguito dell’invasione di Mosul, l’iniziativa radunò circa 500 persone, fra riminesi e ospiti in vacanza. Un mese dopo l’altro il gruppo continua a ritrovarsi e in questo lasso di tempo purtroppo le persecuzioni non sono cessate. Anzi, l’escalation di violenza sembra inarrestabile insieme alle persecuzioni dei cristiani e delle altre minoranze religiose in Iraq e Siria e nei cui territori la guerra divampa come fuoco nella stoppia.
Il 20 luglio festeggerà quattro anni di preghiera in piazza. Il Comitato Nazarat prosegue così il suo impegno di preghiera e sostegno della presenza dei fratelli in quei territori che sono stati la culla del cristianesimo, invitando ogni mese alcuni testimoni.
Venerdì interverrà Ayman Haddad, un siriano di Damasco che vive in Itali che prende il testimone dall’arcivescovo siro cattolico di Mosul mons. Yohanna Petros Mouche, dal missionario laico del cammino neocatecumenale in Iraq Filippo Di Maria, Leo Capobianco, responsabile di Avsi ong in Kenya, il francescano di Aleppo padre Bahjat Elia Karakach, e tanti altri. Il manifesto che annuncia l’appuntamento propone ogni mese una frase simbolica all’interno della lettera araba ‘nun’. In questo caso riporta una frase delle lettera che il cardinale Angelo Comastri ha inviato di recente al comitato di Rimini.
Perché serate di preghiera quando spesso la richiesta che arriva è “non fiori ma opere di bene”?
Marco Ferrini
del Comitato Nazarat: “I testimoni hanno sempre concluso i loro interventi al termine del Rosario con una frase: «Pregate per noi». Un appello che può sembrare irragionevole nel nostro mondo contemporaneo, così utilitaristico, anche di fronte alle cose ultime. Questa gente – cacciata dalle loro case, derubata dei proprio beni, minacciata affinché rinnegasse il proprio credo – non ci ha chiesto di imbracciare la armi, di ospitarli, di dare loro cibo, soldi o vestiti. Ci ha solo chiesto di continuare a pregare. Una preghiera che li aiuti a resistere, senza scappare dalla terra che è stata culla del cristianesimo per millenni”.
“La preghiera portata in piazza risponde in modo determinato e felicemente «contagioso» sia ai bisogni delle popolazioni, sia all’appello di Papa Francesco. – si legge nel messaggio inviato al Comitato dal Presidente della CEI, Card. Gualtiero Bassetti, che si aggiunge a quello del Segretario di Stato Card. Pietro Parolin e a quello del patriarca dei Caldei Mons. Louis R. Sako – La vostra iniziativa, capace di destare ascolto e considerazione dagli uomini e soprattutto dal Padre celeste, conferma la validità degli insegnamenti evangelici e l’efficacia della preghiera comunitaria, stimolando soluzioni e problemi che in verità riguardano tutti noi”. L’ultima lettera di sostegno e accompagnamento è quella giunta dal cardinale Angelo Comastri. Anche il vescovo di Rimini, che segue l’iniziativa dai suoi esordi, qualche volta anche partecipando di persona, ha assicurato la comunione di preghiera per il 20 luglio. Lo stesso giorno, alle ore 19, un folto gruppo di riminesi in vacanza a San Martino di Castrozza replicherà l’Appello all’umano nella località alpina del Trentino.

Paolo Guiducci