Home Storia e Storie “Noi che lo chiamiamo gezz”

“Noi che lo chiamiamo gezz”

“Rimini città del jazz? Strambo, ma perché no?” È questo quello che ha pensato un gruppetto di appassionati e di amici nel dar vita ad un festival della musica “calda” a Rimini. Il primo appuntamento risale oramai a undici anni fa (giugno 2001 i primi concerti). Per celebrare, però, il traguardo del decimo anno e visto che quasi fanno fatica a credere che tutto questo possa essere capitato a Rimini, gli Amici del Jazz hanno voluto raccogliere un decennio di avventure in un libro, edito da il Ponte. Si tratta di Jazz in doppiopetto. Sottotitolo: Una storia decennale e nato dall’impegno dei componenti dell’associazione culturale Amici del Jazz. «Ogni anno a Rimini l’aria tiepida di giugno è riscaldata dalle note ruggenti e sinuose di grandi musicisti del jazz provenienti da tutto il mondo. Davanti al Grand Hotel tutto si fa ritmo: la grancassa e i fiati sincronizzano i cuori e tutti danno il diapason all’estate che parte. Piazzale Fellini diventa un’unica anima che pulsa e vibra di suggestioni in arrivo dagli Stati Uniti degli anni ’20 e ’30, l’epoca delle ragazze flapper, dei ritrovi clandestini, del charleston, del Grande Gatsby. I concerti di Rimini Jazz sono un’occasione, per curiosi e appassionati, per vivere immersi negli anni del Dixieland, dello stile Chicago e dello swing», racconta il presidente dell’associazione, Roberto Fabbri, ai lettori del Jazz in doppiopetto.
I numeri sono sicuramente quelli di un successo. 68 band, 18 delle quali arrivate dall’estero con 321 musicisti che si sono avvicendati sul palco estivo, 123 dei quali stranieri.
Nel libro si avvicendano i volantini con i programmi delle tantissime serate, i contributi degli amanti della musica, e degli innamorati di questo festival. Ci sono poi tante fotografie a testimoniare gli svariati “palchi” che si sono avvicendati e i personaggi che hanno fatto parte di questa piccola grande storia.
I ricordi scritti sembrano arrivare da un’altra epoca. Chi ama questa musica è legato alla tradizione, al vecchio modo di portarsi al corpo gli strumenti e vibrare le note, è legato al passato e gioisce nel vedere che, in giro, c’è gente che ama un certo tipo jazz. Sì, perché quello riminese non è un generico festival del jazz ma un particolarissimo festival: quello del jazz tradizionale.

Rimini come New Orleans
Lino Patruno, poliedrico artista (jazzista ma anche attore di cabaret, di teatro e di cinema; compositore di musiche da film e per il teatro; sceneggiatore e produttore cinematografico… tra le altre cose) ha voluto dare il suo contributo al volume scrivendo un suggestivo intervento dal titolo Rimini come New Orleans. Qui non solo ringrazia Rino Amore, direttore artistico, da sempre anima pulsante della manifestazione ma «tutti coloro che amano la nostra musica, il nostro jazz, il jazz classico in antitesi con il jazz che va di moda oggi, che personalmente trovo senza spina dorsale e soprattutto senza swing senza il quale, e non è solo il mio pensiero, non si può parlare di jazz. Inoltre quelli, la parola jazz la pronunciano giass, mentre noi della tradizione preferiamo pronunciarla gezz che rende più l’idea. Scherzi e polemiche a parte ci divertiamo un mondo a suonare e ad ascoltare la nostra musica che è sempre viva e che dà gioia sia a chi la suona sia a chi l’ascolta. Essendo anch’io direttore di festival di jazz classico, mi sento molto vicino a Rino Amore con in quale condivido le scelte. Per anni ho preso parte al suo festival e tutte le volte ho cercato di presentare qualcosa di nuovo, di diverso, sempre a braccetto con la tradizione. Il concerto che mi ha dato più gioia nella mia vita di musicista jazz è stato senza alcun dubbio quello realizzato a Rimini con la mia <+cors>All Stars<+testo_band> comprendente i migliori musicisti di jazz tradizionale d’America ed è grazie a Rino e ai suoi collaboratori che sono riuscito a farlo registrare in alta definizione e a farlo stampare su cd dalla Jazzology di New Orleans che è la più prestigiosa casa discografica di jazz tradizionale del mondo».
Rimini come New Orleans, quindi.

In principio…
In principio fu il concerto della prima Rimini Dixieland Jazz Band, dei musicisti che, piazzati nei pressi dell’Embassy, storico locale di Marina Centro, hanno dato vita ad una notte di baldoria. Da quell’esperienza nacque tutto, nacquero gli Amici del Jazz, associazione che attualmente conta 150 iscritti, e poi il Festival Internazionale del Jazz tradizionale e Swing. Aspettando il prossimo festival ci godiamo questo bel libro, al quale è correlato un dvd con i più bei concerti di questi dieci anni di attività, da guardare e ascoltare, e “aspettiamo che i grandi solisti che si approprieranno del palco ci trasportino e ci facciano rivivere l’atmosfera gioiosa e calda di quel mondo meraviglioso che è stato e sarà sempre l’hot jazz. Passate parola. Classic Jazz forever: il passato è futuro!”. Rino Amore docet.

Angela De Rubeis