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Lo scorso anno discriminate 34 donne

Ma davvero le donne sono ancora discriminate sul lavoro? Lo chiediamo a Carmelina Fierro, Consigliera di Parità della Provincia di Rimini.

Dottoressa, quante segnalazioni di discriminazioni di genere sono pervenute dall’inizio dell’anno? A cosa si riferiscono e che profilo di donna risulta maggiormente coinvolta e in quale tipologia di azienda si presentano con maggiore frequenza?
“Nel 2017 le segnalazioni sono state 34. La prevalenza è quella del settore privato, con particolare riferimento al terziario (commercio e servizi) e una dimensione aziendale medio-grande (tra i 15 e i 100 dipendenti nel 55% dei casi) ed un aumento di casi riguardanti le aziende grandi (oltre i 100 dipendenti). L’utente di riferimento è rappresentato dalla donna (quasi sempre italiana) madre di uno o più bambini. Relativamente all’età, il 62% delle persone che si sono rivolte all’ufficio che rappresento ha tra i 19 e i 45 anni con esigenze di cura, nella maggior parte dei casi, correlate alla maternità.
Nel 2018 le statistiche parziali si allineano con quelle dell’anno passato. A oggi abbiamo preso in carico 31 segnalazioni. Da sottolineare che le segnalazioni si riferiscono a difficoltà nella conciliazione dei tempi di vita e di cura, nelle progressioni di carriera, nelle sperequazioni salariali e di mansione, nella maternità con le correlate dimissioni tutelate nel primo anno di vita dei figli, nelle molestie”.

Normalmente come vengono affrontate e risolte le controversie e se dopo il clima lavorativo in azienda migliora o peggiora?
“Le azioni messe in campo sono il colloquio con la consigliera e il conferimento di delega per poter attivare una procedura di valutazione; l’incontro con il datore di lavoro; l’ipotesi condivisa di un’azione positiva, oppure valutazione del rischio di discriminazione attraverso analisi della documentazione aziendale e rilevazione di correlazioni significative tra comportamento e situazione lavorativa.
La consigliera promuove buone pratiche sottoscritte con il datore che possono essere inserite anche in riconoscimenti per ottenere sgravi fiscali e sconti sui premi assicurativi Inail. In caso di licenziamento la consigliera esprime parere sul rischio di discriminazione da sottoporre al giudice per una valutazione sul licenziamento.
La promozione di buone pratiche, finalizzate al riconoscimento della risorsa femminile in azienda, significa crederci. L’innovazione, il benessere, la produttività dipendono da questa motivazione”.

In provincia di Rimini si registrano più o meno discriminazioni rispetto ad altre province?
“Il confronto credo che sia in proporzione alla popolazione. In provincia di Rimini c’è un’attiva collaborazione con le organizzazioni sindacali e alcune associazioni di categoria. Esiste un protocollo sottoscritto con sindacati e ispettorato del lavoro (oggi ITL) nonché l’istituzione di un tavolo per l’attuazione dell’accordo regionale sulle molestie nei luoghi di lavoro. Per questo a livello nazionale mi sento di dire che l’Emilia Romagna risulta essere una delle regioni più attive nel riconoscimento di un fondo che, seppure minimo, permette alle consigliere di partecipare alle varie riunioni a Roma, e permette la realizzazione di azioni di sensibilizzazione verso il tema.
Questo dimostra che si riconosce l’emergenza e l’importanza di sapere. C’è ancora molto da attuare quando si parla di pari opportunità, molestie e discriminazione”.

Sulla base dell’esperienza, quali azioni sarebbero da suggerire, anche alle donne, per alzare l’asticella della parità di genere?
“Intervenire al primo segnale di disagio, alla prima battuta riferita al genere, al dato di stipendi diversi o progressioni di carriera bloccate perché ad esclusivo appannaggio maschile. Per le lavoratrici madri è necessario segnalare subito eventuali cambiamenti finalizzati alla loro espulsione dal posto di lavoro.
È necessario intervenire subito perché si tratta di situazioni altamente a rischio sia per le lavoratrici sia per le aziende. La prima azione è chiedere l’intervento della Consigliera di Parità quando il rapporto di lavoro è ancora in essere. La consigliera è un pubblico ufficiale con le specifiche funzioni di promozione e rimozione di comportamenti discriminatori nei luoghi di lavoro”.

Chiara Bollini