Home Vita della chiesa Laudato si’, mi Signore

Laudato si’, mi Signore

Come abbrivio a questo messaggio, vorrei accendere alcune ‘luci di posizione’, che ci possano servire a rispondere a una domanda ineludibile e impellente: cosa abbiamo da dire noi cristiani in merito alla questione ecologica, oggi diventata tanto urgente e drammatica? In breve la nostra risposta si può concentrare nelle seguenti affermazioni. “Nell’eucaristia il creato trova la sua maggiore elevazione. Nell’eucaristia Dio stesso, fatto uomo, arriva a farsi mangiare dalla sua creatura. Nell’eucaristia si può cogliere il centro vitale dell’universo. Nell’eucaristia tutto il cosmo rende grazie a Dio” (Laudato si’, 236). Pertanto tra eucaristia ed ecologia non si dà equidistanza, ma ampia convergenza, dal momento che l’eucaristia è anche fontana di luce e di motivazione per le nostre preoccupazioni per l’ambiente. In effetti il sacramento del corpo e sangue del Signore offre un triplice contributo educativo per la cura della casa comune e la custodia del creato.

1. L’eucaristia ci educa alla contemplazione. L’eucaristia ci regala uno sguardo stupito e commosso, e ci ispira un atteggiamento gratuito, disinteressato, estatico ed estetico. Ci fa guardare e accogliere le cose create “come se al presente uscissero dalle mani di Dio” (GS 37). Quando Dio ha plasmato la terra, l’ha affidata alle mani operose dell’uomo e della donna con un mandato solenne: “Riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo” (Gen 1,28). Non possiamo fraintendere il messaggio responsabilizzante della Genesi. Soggiogare non è saccheggiare. Dominare non è depredare. Governare non è spadroneggiare. Valorizzare non è usare e abusare. La terra è di Dio: noi non possiamo ergerci a proprietari del creato. Piuttosto ne siamo custodi premurosi e onesti amministratori? Abitiamo la nostra “sora madre terra”, ma come ospiti e pellegrini. Ci sentiamo a casa, mentre restiamo viandanti. Nell’offertorio della messa presentiamo al “Signore dell’universo” il pane e il vino come “frutti della terra e del lavoro dell’uomo”.

Come Francesco d’Assisi, i cristiani vedono nel sole un fratello, scorgono nella luna una sorella, intravedono Dio nella madre terra e lo intercettano perfino nella “nostra sora morte corporale”. Come Amato di Saludecio, i pellegrini trovano Dio dappertutto, lungo il cammino della vita: nelle pozze d’acqua, nelle gocce di rugiada, nel profumo del caprifoglio, nella tenerezza delle pecore madri per i loro agnellini, negli occhi ardenti degli innamorati, in una chiesetta satura d’incenso, nel perdono accordato ai persecutori, nell’umile coraggio del martire, nella instancabile dedizione di una madre per il figlio disabile. Vedere Dio tutto in tutto e in tutti: è la profezia dell’eucaristia.

Lo sguardo eucaristico sul bene della terra e sui suoi beni è l’opposto di uno sguardo predatorio, compulsivo e vorace. Dominati da una malsana voglia di avere e da una incontenibile brama di godere, consumiamo in maniera sproporzionata e caotica le risorse della terra e sperperiamo la sua stessa vita. La mentalità distruttiva è antica quanto il genere umano, ma in passato i danni rimanevano circoscritti a motivo del numero esiguo di abitanti e per la limitata capacità tecnologica. La moderna civiltà industriale, se ha il merito di aver portato il benessere a intere popolazioni, possiede una aggressività micidiale. Le manipolazioni genetiche aprono la strada verso possibili catastrofi biologiche.

2. L’eucaristia ci educa alla conversione. Il tipo di sviluppo fin qui perseguito dai paesi industriali avanzati, fra i quali si pone il nostro, rischia di lasciare alle generazioni che ci seguiranno un mondo non più vivibile. Lo spreco delle risorse limitate e non rinnovabili del pianeta, l’accumulo progressivo e, in molti casi, irreversibile dell’inquinamento, il degrado dei delicati ecosistemi della terra, l’insieme di quei fenomeni di disgregazione sociale, cui si dà il nome di ‘entropia sociale’ hanno già alterato in modo grave aspetti irrinunciabili della qualità della vita.
Tutti siamo responsabili dell’ambiente. Occorre pertanto cambiare il nostro modello di sviluppo. Dobbiamo assumere uno stile di vita sobrio, che ci offra l’opportunità di convertire il deserto in giardino, e non di pervertire il giardino in deserto. La mentalità consumista è antieucaristica e non è solo distruttiva dell’ambiente. E’ anche autodistruttiva dell’umanità.

L’unica via di uscita è costituita dalla conversione a un modello di sviluppo, centrato sull’uomo invece che sulle cose. Ma una simile conversione presuppone anche motivazioni adeguate, capaci di fare quanto finora la sola paura della catastrofe non è riuscita a fare. Per poter affrontare le rinunce richieste da questa difficile conversione, l’umanità avrà bisogno di una motivazione e di una speranza che le permettano di sentire che vale la pena di sacrificarsi per la sopravvivenza dell’uomo sulla terra. Nella sua fede il credente può trovare per sé e offrire agli altri una simile motivazione e una simile speranza. Non solo perché riconosce alle generazioni future il diritto a godere dei beni della terra e di una vita degna dei figli di Dio, ma anche perché è consapevole del compito affidato da Dio all’uomo di essere non sfruttatore, ma custode e coltivatore del creato.

3. L’eucaristia ci educa alla comunione. Ci fa passare dalla logica dell’accaparramento e della padronanza alla logica della gratuità e della condivisione, intesa come capacità di accogliere e produrre i beni della terra non come oggetti di possesso e di proprietà privata, ma come doni da spartire e con-dividere. La logica della solidarietà non ci basta. Invece la logica della condivisione che non consiste nel trasformare il mio in nostro, non si misura sulla generosità dell’io – condivido con te perché sono buono – né sulla reciprocità – condivido con te perché tu abbia come me – ma sulla gratuità condivido perché abbiamo lo stesso dono.

Condividiamo, in comunione con il nostro papa Francesco, la preghiera per la nostra terra.
Dio, Padre misericordioso e onnipotente,
che sei presente in tutto l’universo e nella più piccola delle tue creature,
tu che circondi con la tua tenerezza tutto quanto esiste,
riversa in noi la forza del tuo amore affinché ci prendiamo cura della sua vita e della sua bellezza.
Inondaci di pace, perché viviamo come fratelli e sorelle senza nuocere a nessuno.
O Dio dei poveri, aiutaci a riscattare gli abbandonati e i dimenticati di questa terra
che tanto valgono ai tuoi occhi.
Risana la nostra vita, affinché proteggiamo il mondo e non lo deprediamo,
affinché seminiamo bellezza e non inquinamento e distruzione.
Tocca i cuori di quanti cercano solo vantaggi a spese dei poveri e della terra.
Insegnaci a scoprire il valore di ogni cosa, a contemplare con stupore,
a riconoscere che siamo profondamente uniti con tutte le creature
nel nostro cammino verso la tua luce infinita.
Grazie perché sei con noi tutti i giorni.
Sostienici, per favore, nella nostra lotta
per la giustizia, l’amore e la pace.
+ Francesco Lambiasi