Home Vita della chiesa La scala del pesce e quella di Giacobbe

La scala del pesce e quella di Giacobbe

Nel IV centenario della costruzione della prima Chiesa intitolata alla Beata Vergine della Scala, la processione della festa di San Giuliano Borgo si fermerà anche presso il Santuario, domenica 26 settembre. La tappa prevede un incontro fraterno tra la comunità del Borgo e quella ucraina che, periodicamente, celebra la S. Messa in rito greco-cattolico. L’incontro avverrà nel cortile della Caritas diocesana, antistante la chiesa.

Un po’ di storia…
All’inizio del 1600 i tre quarti della popolazione del borgo di San Giuliano traevnoa sostentamento dalla vita marinara e fu per questo che il torrione delle mura civiche, al quale era ancorata la catena per la sua chiusura nell’ora del pericolo, aveva una effige della Vergine dipinta sul muro fin dal 1608, dovuta al pennello del pittore concittadino Alessandro Codrini.
La prima cappella intitolata alla Madonna della Scala venne benedetta il 10 luglio 1610. La sua costruzione ebbe inizio a seguito di un miracolo compiuto a beneficio di un giovane cavaliere che, durante una piena del fiume, venne travolto dalla corrente, ma invece di affogare si ritrovò con la cavalcatura sulla sponda sinistra del porto ai piedi dell’immagine della Vergine. Per dare degna sistemazione all’affresco della Madonna miracolosa fu subito costruita una cappella, per iniziativa del “padron” di barca Giovanni Anzi e dell’abate di San Giuliano padre Gregorio Affini. L’ 8 ottobre 1610 l’affresco della Madonna, dopo essere stato staccato dalle mura del torrione, venne collocato sopra l’altare della celletta.
Subito l’immagine sacra fu venerata dagli abitanti del borgo di San Giuliano, a Lei rivolgevano un saluto e una preghiera i marinai in partenza per la pesca o al ritorno nel porto. Oltre alla Vergine e al Bambino, il terzo personaggio non è San Giuseppe, ma probabilmente San Nicola, venerato come protettore della gente di mare, con il piviale da vescovo e in atteggiamento di venerazione della Madre con il Bambino.

Perchè la Scala…
La scala, che dà il nome al dipinto e alla Chiesa, fa riferimento alla scaletta che si trovava vicino al muro dov’era l’affresco della Madonna e dalla quale si scendeva a prendere il pesce sulle barche.
Già nel 1611 si chiese l’autorizzazione per l’ampliamento dell’Oratorio.
Nel 1718, a seguito di ripetute fiumane, furono avviati altri lavori di ingrandimento e di riedificazione.
Nel 1923 la contessa Chiara Boleri Martinelli, ultima erede della famiglia proprietaria della cappella, lasciò la chiesa alla Pia Unione, canonicamente eretta, sorta per iniziativa di un gruppo di giovani dell’Azione Cattolica della parrocchia di San Giuliano. Iniziarono a celebrarsi le festività triennali della ‘Madonna della Scala’ in tutte le maggiori chiese della città, mentre ogni anno, all’inizio dell’estate, c’era la festa presso il Santuario.
Nasceva allora La Stella del mare, bollettino dell’Opera. Il mezzo secolo di vita del modesto foglietto costituisce la cronistoria più eloquente delle attività religiose e morali, sorte all’ombra della Madonna della Scala.

Il dipinto di Brici
Il pittore riminese Francesco Brici decorò il catino absidale con il ‘sogno di Giacobbe’. Nel 1927 si inaugurarono l’organo, la torre campanaria e le balaustre in marmo: tutto venne puntualmente distrutto dai bombardamenti dell’ultima guerra. Il quadro della Madonna fu salvato perché era stato trasferito a Montetauro.
A guerra finita il quadro venne riportato nella sua chiesa, che, pur avendo subito gravissimi danni, era sempre la sua casa, quella che popolo e devoti avevano eretto ed abbellito nel corso dei secoli. Sparite le decorazioni, gli affreschi, gli stucchi, gli ori, si doveva ricominciare. Il consiglio perciò tornò ad occuparsi dei lavori necessari perché la chiesa risorgesse più bella e più grande della precedente. Era la quarta volta che si procedeva alla sua ricostruzione.
Il 22 luglio 1931 Pio XI ha eretto la Chiesa a Rettorìa. Il primo rettore fu mons. Gustavo Soci. Dopo di lui i rettori furono don Oreste Benzi, don Sisto Ceccarini, mons. Alfredo Castiglioni e il canonico Giuseppe Bonini.
Festività triennali si svolgevano puntualmente in tutte le maggiori chiese cittadine, quali San Giuliano, San Nicolò, San Giuliano e San Paolo, i Servi, la Cattedrale, San Gaudenzo.
Nel 1935 nella Chiesa dei Servi, durante le festività delle Triennali, don Gustavo Soci, decorava di aureo diadema l’immagine prodigiosa.
Nel 1963, il pittore Luigi Arzuffi, ridisegnò nell’abside ‘il sogno di Giacobbe’: la Madonna è la vera scala che conduce al cielo. Dal 2001 nella canonica sono ospiti le suore Figlie della carità. La Chiesa della Madonna della Scala è diventata il punto di riferimento spirituale e liturgico per molti gruppi di immigrati, come si può vedere dai molti quadri che raffigurano Madonne venerate nelle varie nazioni.

Dalla Casa del Marinaio alla Caritas
A fianco del Santuario, dopo la ricostruzione della chiesa, sorse una grande Casa per gli orfani dei marinai, che poi divenne scuola media e aiuto materno. Il fondatore e primo presidente fu il cav. Roberto Pasquini che ebbe come successore il comm. Alfredo Floridi. Vicino alla Casa del Marinaio vennero allestiti altri locali per la Banda delle Acli e per gli Scout. Dal 2001 i locali ristrutturati della Casa del Marinaio sono sede della Caritas diocesana.

a cura di Letizia Rossi

Nella foto: La chiesa Madonna della Scala nel 1955