Home Ultimaora La carità senza se e senza ma

La carità senza se e senza ma

ordinazione-bruno

Il 31 agosto scorso il Signore ha chiamato a sé Bruno Suzzi, il primo diacono permanente della diocesi di Rimini.
Bruno era nato a Sala di Cesenatico da famiglia di contadini il 24 maggio 1934, primo di sette fratelli; si è poi trasferito a Rimini, a Sant’Aquilina, con la famiglia nei primi anni cinquanta. Ha iniziato a lavorare da giovane nell’edilizia come manovale e quindi come posatore di pavimenti e rivestimenti, attività che ha praticato per tutta la sua vita. Nel 1960 si è sposato con Giuliana Tura. Nello stesso anno Bruno e Giuliana hanno trovato casa in affitto nella zona della Grotta Rossa, in Via del Cervo; il matrimonio si era venuto nel tempo arricchendo con la nascita di cinque figli, dei quali, gli ultimi, gemelli.
La vita in quegli anni è stata la normale vita di tante famiglie, con valori condivisi: famiglia, lavoro, Messa domenicale. Un cambiamento è avvenuto con la creazione della nuova parrocchia “La Resurrezione” nel 1968, con parroco don Oreste Benzi affiancato da don Elio Piccari, e la chiamata ad un modo nuovo di vivere in parrocchia dedicandosi concretamente alla costruzione delle sue infrastrutture e dei servizi parrocchiali.

Nel 1977 la seconda chiamata e la svolta della sua vita. Da una sua testimonianza di sette anni fa: “Se una persona mi avesse chiesto che cosa volesse dire la parola “diacono” non avrei saputo rispondere. Frequentando la parrocchia anche io sono stato prima ascoltatore e poi coinvolto nell’Istituzione dei Ministeri nella Chiesa a seguito del Concilio Vaticano II. La presentazione del mio nome alla candidatura al Diaconato è stata fatta a seguito delle riunioni nelle ventiquattro vie, dagli abitanti delle stesse che, con assemblee molto vivaci, hanno indicato  me come persona più idonea a diventare diacono per la parrocchia. Il cammino non è stato così semplice, per diversi motivi: la nascita dei gemelli nello stesso anno del mandato al percorso diaconale, il lavoro impegnativo e la scarsa preparazione di studio (licenza media). Con il sostegno di don Oreste e la comprensione dei docenti nel 1981, il 3 maggio sono stato ordinato “diacono”. Qualche perplessità per questa scelta c’è stata nei parenti per timore che gli impegni causassero un allontanamento dalla famiglia, ma grazie all’azione dello Spirito non è stato così”.

Due anni dopo, nel 1983, Giuliana è tornata dal Signore e Bruno è rimasto solo con cinque figli, i più piccoli di cinque anni. Dopo questo avvenimento, chi prima, in famiglia, aveva manifestato qualche timore ha provveduto a sostenere Bruno e i suoi figli sia nelle necessità familiari che in quelle del ministero. Grazie a Ines e Luigi, i cognati, e alla loro disponibilità totale che si è protratta fino all’ultimo e non si interromperà certamente.

Il vescovo Francesco nella sua omelia alla Messa esequiale, celebrata in una chiesa piena di amici e familiari, ha detto di essere rimasto colpito in particolare dal suo sorriso: “Il sorriso di un uomo buono, mite, di fede” e ha ricordato i punti fermi della sua esperienza: la famiglia, il lavoro, i poveri e l’amore per Gesù, che gli ha permesso di vivere “diaconalmente la sua vita, e laicamente il suo diaconato”.

Come ha esercitato Bruno il suo essere uomo, marito, padre dei suoi cinque figli, suocero, nonno, lavoratore, parrocchiano, prima, e diacono in seguito potrebbe essere riassunto in tre punti:
– Umiltà e mitezza: senza apparire anzi quasi nascondendosi, sempre col sorriso e la comprensione, ha dato disponibilità all’ascolto degli altri, incoraggiandoli con le parole e con gesti concreti .
– Disponibilità e accoglienza: ha esercitato la più completa accoglienza: ai poveri, agli ammalati, ai migranti, sempre propenso a sostenere ed a invitare a confidare nella Provvidenza. Per tante persone la Provvidenza del Signore è stata Bruno stesso, per la casa, il lavoro, esponendosi di persona come garante sia nei pagamenti che sulla serietà delle persone presentate, senza distinzione di provenienza, colore di pelle o di fede professata. Come responsabile della Caritas parrocchiale era sempre presente ad aiutare e indirizzare gli aiuti con umiltà e senza tanta pubblicità: chiunque avesse bisogno era per lui come un figlio.
Ha insegnato un lavoro a tanti “fratellini albanesi” venuti in Italia nei primi anni ’90, giovani, uomini e donne anche di fede islamica che gli conservano gratitudine e rispetto come a un padre. Nel ’94 ha accolto in casa un ragazzo di sedici anni, venuto dall’Albania, e la famiglia è aumentata da 5 a 6 figli; quel ragazzo ha imparato un lavoro, ha lavorato con lui e i suoi figli, ed ora è sposato e in attesa di un figlio. Bruno mi diceva di lui in confidenza: “È il mio angelo musulmano”.
– Ubbidienza e preghiera: il suo rapporto con don Oreste era speciale, di affetto innanzi tutto, di collaborazione e ubbidienza alle indicazioni che riceveva, anche se qualche volta potevano essere bocconi un po’ amari.
Ha avuto un amore grande per il vescovo Locatelli, per i suoi due preti e le famiglie in difficoltà della parrocchia, per la Diocesi e, soprattutto, per i suoi fratelli diaconi. La preghiera e il Rosario lo hanno sostenuto ogni giorno del suo ministero, in particolare negli ultimi sette anni di malattia.

La vita di Bruno è stata tutta vissuta e segnata dalla spiritualità della “lavanda dei piedi”, in una profonda intimità con Gesù che gli permetteva di “riconoscere” la presenza di Gesù nell’altro, a partire dai più poveri e di portare Gesù a tutti coloro che incontrava.
Il Vescovo ha salutato Bruno “affidandogli” tre messaggi da recapitare in cielo. Il primo per don Tonino Brigliadori (per molti anni delegato del Vescovo per il Diaconato permanente): “Dì a don Tonino che quel seme, piantato da lui e da chi lo ha preceduto nel servizio di promozione del diaconato, è diventato una pianta grande e bella (domenica 28 ottobre saranno ordinati ben 10 diaconi permanenti che si aggiungeranno ai 39 già in servizio)”.
Il secondo per don Oreste, fondatore della parrocchia “La Resurrezione”: “Ricorda al don di continuare a pregare per questa comunità che non ha mai dimenticato la propria vocazione: essere una comunità di fede, accogliente, in cui ognuno si sente voluto bene”.
Il terzo ai vescovi di Rimini che sono in cielo:“Caro Bruno, dì a loro di pregare perché il Signore doni alla nostra chiesa di Rimini sacerdoti e diaconi santi”.
Caro Bruno, un richiesta te la facciamo anche noi, tuoi fratelli diaconi, e anche coloro che si stanno preparando per l’ordinazione: “Continua a essere il “primo”, a segnarci la strada dell’amore per Gesù, per la Chiesa e per i fratelli più poveri”; perché quando ci presenteremo al Padre possiamo dire: “Noi siamo con Bruno”.

Guido Guidi

 

Nella foto – Bruno Suzzi, il giorno della sua ordinazione con il vescovo Giovanni Locatelli, don Oreste Benzi, don Aldo Amati e don Elio Piccari