Home La Settimana In provincia di Rimini si paga con la “plastica”

In provincia di Rimini si paga con la “plastica”

Si chiamano Point of Sale. Abbreviati, Pos. Ossia quelle macchinette infernali dove le nostre carte di credito vengono passate o strisciate. Secondo un’indagine della Cpp Italia, Rimini è la prima provincia italiana per densità di Pos: esattamente ne conta ben 11.720. Che tradotto significa che ce n’è uno ogni 21.05 abitanti maggiorenni, con una crescita tra il 2000 e il 2006 (addirittura) del 160 per cento. Alle spalle di Rimini, Parma con un Pos ogni 35.5 abitanti e Modena, 37.3. Un dato che non sorprende più di tanto, del resto come sottolineato nell’ultimo numero de il Ponte, Rimini, nel 2006, era prima tra le città italiane in rapporto a residenti e sportelli bancari: uno ogni 1.032 abitanti. Lo scorso anno, invece, è scesa di un gradino con uno sportello ogni 1.039 residenti. Numeri ben al di sopra della media nazionale che vuole uno sportello ogni 1.229 abitanti ma anche ben al di sopra di quella regionale (uno ogni 1.238). Altra conferma arriva dalla Camera di Commercio, secondo la quale, al 30 giugno 2007, erano attivi in città ben 288 sportelli. Naturalmente ciò significa anche avere tanti Pos in giro. E se è vero che pagare con la “plastica” ha i suoi vantaggi è altrettanto vero che ha anche molti svantaggi. Leggi, clonazione. Proprio per questo, dalla Cpp arrivano anche indicazioni su come proteggersi dai rischi di utilizzo fraudolento.
“Le carte di credito, e in generale, quelle di pagamento – spiegano – sono sicure ma esistono alcuni momenti molto delicati e nei quali bisogna fare molta attenzione. Il primo è quando vengono recapitati a casa, per posta, la carta di credito o il bancomat e il successivo codice Pin. Bisogna assicurarsi che le buste siano integre e che siano effettivamente della propria banca. Altro passaggio a rischio è quando si usa la carta di pagamento: non mostrate mai carta e Pin ad estranei e non scrivete il Pin su agende, sulla carta stessa o su altri documenti cartacei; non perdete mai di vista la carta o il bancomat quando state facendo un pagamento nei negozi o al ristorante; utilizzate la carta e il bancomat solo nei negozi che ritenete di fiducia”.
Attenzione anche quando la “plastica” viene strisciata.
“Se lo fanno per due volte chiedete subito delle spiegazioni e nel caso di una transazione non andata a buon fine ritirate comunque la ricevuta e mantenetela per effettuare eventuali verifiche successive. Inoltre controllate che l’importo battuto sia esatto e non gettate mai le ricevute nei cestini di negozi e centri commerciali dove magari qualcuno potrebbe frugare e rubare i riferimenti delle vostre carte. In definitiva, trattate le carte come se fossero denaro contante e attivate il servizio di sms alert”.
Altro consiglio è quello di stare attenti quando si preleva del denaro da un bancomat.
“Verificate che non vi siano strutture sovrapposte o sporgenti sull’impianto, osservate bene la fessura dove si inserisce la tessera e verificate che sia ben fissa perchè potrebbe essere stata manomessa e se la carta s’inceppa non abbandonatela mai. Fate le chiamate del caso per bloccarla senza lasciare il bancomat”.
Un passaggio fondamentale per capire se c’è qualcosa che non funziona è la lettura dell’estratto conto.
“Controllatelo ogni mese per accorgervi di eventuali spese mai effettuate. E ricordate che è indispensabile disconoscere acquisti truffaldini entro e non oltre i 60 giorni dall’avvenimento denunciando l’accaduto alle forze dell’ordine e all’ufficio reclami della vostra Banca”.
Altro tasto delicato è quello che corre on-line.
“Se vi arrivano messaggi di posta elettronica dove la vostra banca o l’ente emittente vi chiedono dati sensibili relativi alla vostra carta di credito o al conto corrente non rispondete a nessuna richiesta e non cliccate sul link che vi segnalano. Anzi, avvertite la banca o le forze dell’ordine avendo l’accortezza di non cancellare la mail”.
Insomma, la cautela non basta mai. Soprattutto quando in ballo c’è del denaro.

Francesco Barone