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Hugo Cabret, la meraviglia di Scorsese

Meraviglia. Stupore. Del cinema. Ritorno alle origini per ritrovare la memoria del cinema perduto e riassaporare il piacere di emozionare il pubblico. Martin Scorsese, sollecitato dalla figlia, e con la complicità dello sceneggiatore John Logan adatta il romanzo illustrato di Brian Selznick La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, realizza un film “per ragazzi” che fa impazzire pure gli adulti e cattura ben undici nomination agli Oscar.
Hugo Cabret (Asa Butterfield, già ne Il bambino con il pigiama a righe) vive tra gli orologi della stazione di Parigi, senza più padre (Jude Law) perito in un incendio, con un misterioso automa a cui manca “il cuore” (cioè la chiave) per farlo ripartire. Incrocia l’anziano George Meliès (Ben Kingsley) che rinnega il passato di cineasta e lo aiuta a ripercorrere la storia di “fabbricante di illusioni” con l’aiuto della figlia adottata del regista, Isabelle (Chloë Grace Moretz).
Viaggio a ritroso in un fantasmagorico film che emoziona e cattura, non solo per gli omaggi cinefili, ma per l’ardore del giovane protagonista deciso a scoprire la verità sul misterioso uomo meccanico, lasciatogli dal padre. Un ardore che dovrebbe essere il motore di ogni ragazzo e adulto verso la vita e verso l’arte. Hugo, all’erta per non essere preso dall’ispettore della stazione (Sacha Baron Coen) “cacciatore” di orfani ma in fondo uomo di cuore, segretamente innamorato della bella fioraia (Emily Mortimer), aggiusta orologi, ma riuscirà pure ad “aggiustare” il cuore di un uomo che ha spalancato gli occhi ad un’intera generazione che gli ha poi voltato le spalle quando la guerra ha infranto la capacità di sognare.
Torniamo al sogno, al piacere del cinema, con occhi sgranati di fronte alle invenzioni della settima arte.

Cinecittà di Paolo PAgliarani