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Che fine fanno quando passano di moda?

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Pitoni, iguane, tartarughine esotiche e roditori vari. A ondate gli animali domestici assumono fattezze non convenzionali. Tutte quelle famiglie banali e monotone che a casa tengono cani e gatti potrebbero svenire solo a sentire nominare quanti e quali animali a sangue freddo si possono tenere sotto il divano. Ma esiste un problema. Cosa succede quando, questi animali, non si vogliono o non si possono tenere più in casa? Come per i classici animali domestici si verificheranno casi di abbandono. Dove andare? Insomma cosa capita agli animali di tendenza che sono passati di moda?
Lo abbiamo chiesto a Clara Corbelli, Presidente dell’Anpana, associazione che opera nella provincia di Rimini dal 2010 che si occupa tra tante cose anche di recuperare animali abbandonati e indesiderati.

Clara, a Rimini e circondario si abbandonano gli animali che noi abbiamo definito “di moda”?
“Sì, negli ultimi anni sono diventati sempre più frequenti i casi di abbandono di animali d’affezione non convenzionali. Come è stato per le razze canine, soprattutto sulla scia di alcuni film famosi (La carica dei 101, Belle e Sebastien, Hachico e via dicendo) così per alcuni tipi di animali, la maggior parte alloctoni (non specifiche del territorio), nelle case italiane sono arrivati negli anni – seguendo le “mode” – nuovi tipi animali. Dalle classiche tartarughine d’acqua guancia gialla o rossa, piccole, economiche e facili da gestire in tenera età, ai furetti, ai tanti roditori (conigli, cavie etc.), ai pappagalli sino ai rettili di ogni tipo”.

E capita che ce se ne liberi, ci pare di capire. Ma con quali modalità?
“La differenza, nel momento in cui la famiglia intende sbarazzarsene, la fa principalmente il valore commerciale dell’animale. Animali con documenti CITES pagati diverse centinaia di euro, trovano quasi sempre un altro appassionato che a prezzi stracciati o in regalo rileva la proprietà”.

E cosa capita a quelli che non hanno mercato e valore commerciale?
“Ecco, la cosa cambia. Il problema, infatti, nasce per quei tanti e disgraziati esemplari di animali di serie Z che una volta usciti dal negozio non hanno più valore economico. Ogni settimana ci viene chiesto di occuparci di tartarughe di acqua diventate troppo grandi per le bacinelle casalinghe o cavie e conigli con i quali non si ha più voglia di giocare. Noi, proprio perché riteniamo che non ci siano animali più degni di altri, cerchiamo di essere d’aiuto in ogni caso attraverso nuove adozioni, affidamenti etc.. Solo nel 2016 gli animali d’affezione recuperati e riaffidati, sul territorio, sono stati una cinquantina”.

Clara, potrebbe raccontarci qualche caso di cui si è occupata?
“Uno dei casi più complessi da gestire ha coinvolto undici esemplari di cavie peruviane recuperate dalla Polizia Provinciale in un parco di Rimini nel 2016. Arrivati tutti con una malattia cutanea contagiosa anche per le persone, cioè il classico fungo simile a quello dei gatti, sono dovuti rimanere in isolamento per diverse settimane”.

E poi, che fine hanno fatto?
“Per un periodo i nostri  volontari ogni giorno, protetti da tute e guanti usa e getta per evitare contagi, si sono occupati delle terapie mediche e dell’igiene. Le femmine all’arrivo erano già gravide e durante il periodo di cura hanno partorito altri nove cuccioli. Dopo le cure gli animali sono stati tutti dati in adozione e tutt’ora le famiglie ci tengono informati sulle loro condizioni di salute”.

Cosa va di moda, adesso?
“Trachemys scripta. Si tratta di tartarughe d’acqua dolce originarie del centro e del sud degli USA. Recentemente abbiamo recuperato 24 cuccioli, abbandonati in blocco. Questi animali vengono di solito abbandonati nei fiumi e laghetti locali, ma forse non tutti sanno che l’abbandono di qualsiasi animale è reato (art. 727 c.p.) oltre che a rappresentare un danno gravissimo per la piccola fauna locale che viene letteralmente decimata dalle voracissime tartarughe adulte. Tra l’altro durante i loro normali spostamenti molte vengono investite dalle auto, azzannate dai cani etc. e ci vengono consegnate con gravi ferite spesso mortali”.

Cosa devono fare quelle persone che vogliono rinunciare al proprio animale?
“La prima cosa che mi sento di dire ai vostri lettori è di non liberare mai esemplari di nessuna specie sul territorio. È una barbarie per loro, abituati a vivere in una dimensione domestica e non in grado di procurarsi il cibo, difendersi dai pericoli, dai rigori del clima etc… Rivolgersi sempre ad associazioni animaliste per la soluzione dei problemi legati alla sopravvenuta impossibilità di detenzione. La rete di volontari delle diverse realtà spesso è in grado di trovare nuovi proprietari ed evitare gli abbandoni. Nel caso di rinunce di proprietà di tartarughe, per esempio, si può contattare l’associazione Tarta Club (www.tartaclubitalia.it) alla quale potranno essere conferiti, con precisi protocolli, gli esemplari purtroppo diventati indesiderati”.

Come risolvere il problema?
“Il problema va risolto a monte. Non si devono acquistare animali se non si dispone di adeguati spazi,  tempo e disponibilità economiche per far fronte alle necessità ordinarie  ed ai mille imprevisti che possono presentarsi nelle vite, anche molto lunghe dei nostri compagni. Se si sente la necessità di essere a contatto con loro – a mio parere – è meglio fare volontariato presso le tante strutture dove gli animali di nessuno, selvatici e non, hanno bisogno costante di cure”.

Angela De Rubeis