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Legio XIII Gemina – Figuranti a chi? Legionari riminesi sulle orme di Cesare

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Tutti in marcia sull’antica Emilia, senza dimenticare scudo e armatura. L’equipaggiamento degli antichi romani, che poteva arrivare anche a 40 chili, non spaventa l’associazione culturale riminese Legio XIII Gemina, protagonista, il 17, 18 e 19 giugno, di un progetto tanto ambizioso quanto inedito. In collaborazione con l’archeologa Cristina Ravara Montebelli e con l’associazione La Pedivella, ripercorrerà, in un’affascinante marcia, l’antica via Emilia, da Cesena a Rimini. E lo farà riproducendo fedelmente l’equipaggiamento utilizzato dai legionari romani del I secolo d.C. durante le loro spedizioni. Una vera impresa di 8-12 km al giorno.
“È la prima volta che tentiamo una cosa del genere. Vogliamo valutare la realizzabilità concreta di questo tipo di viaggio a piedi, così come si evince dalle fonti storiche. Si tratta di ciò che noi chiamiamo archeologia sperimentale”, affermano Denis Pasini e Marco Baiocchi, rispettivamente presidente e vicepresidente, nonché fondatori della Legio XIII Gemina.

Com’è cominciato tutto?
“Siamo sempre stati interessati ed appassionati di storia e soprattutto di rievocazione storica. Già prima di questa associazione abbiamo realizzato attività incentrate sul periodo medievale. Poi ci siamo resi conto che il territorio che abitiamo, e soprattutto Rimini, trabocca di storia e cultura risalente al periodo romano, basti pensare al Ponte di Tiberio o all’Arco d’Augusto. Allo stesso tempo, però, e al contrario delle numerosissime attività di rievocazione medievale, c’è una notevole scarsità di gruppi o eventi focalizzati sulle radici romane della nostra città. È stato questo che principalmente ci ha spinto a fondare, 5 anni fa, il 30 dicembre 2010, l’associazione Legio XIII Gemina”.

Perchè Legio XIII Gemina?
“Pur focalizzandoci sulla cultura romana, era giusto mantenere un legame con il nostro territorio. Abbiamo deciso di identificarci con quella che è probabilmente la legione più degna di nota dell’esercito di Giulio Cesare, perché la prima ad aver attraversato il Rubicone il 10 gennaio del 49 a.C., occasione che fu teatro della celebre frase «Alea iacta est», il dado è tratto. Ed è lo stesso Giulio Cesare a chiamare in questo modo la sua legione nel De bello civili, garantendoci la sua attendibilità storica”.

Vi definite un gruppo di rievocazione storica. Cosa vuol dire per voi?
“Per noi fare rievocazione significa soprattutto legame stretto e diretto con le fonti. I membri della nostra associazione non sono in alcun modo figuranti, perché ogni singolo capo di vestiario, di arma, di accessorio, di attrezzatura e di equipaggiamento è il risultato di un intenso lavoro di ricerca sulle fonti e, dunque, storicamente accurato. Dall’opera di ricerca si passa poi a tutto il lavoro con gli artigiani, di straordinaria abilità. La nostra attività nasce quindi da una dimensione strettamente culturale, nello specifico archeologica e storiografica, per poi svilupparsi, alla luce dei risultati, in ambiti di didattica e puro intrattenimento. Il fine rimane comunque sempre quello di avvicinare le persone alla storia, divertendo ed insegnando”.

Ricerca sulle fonti: nel farlo collaborate con professionisti specializzati?
“Sì. Dalla nascita del nostro gruppo collaboriamo con l’Associazione Ricerche Iconografiche e Storiche (ARIES), organizzatrice di diversi nostri eventi. Abbiamo la fortuna ed il piacere di lavorare insieme alla dottoressa Cristina Ravara Montebelli, archeologa molto competente ed autrice di numerosi libri dedicati alla ricerca archeologica e storiografica nel nostro territorio. Inoltre abbiamo potuto ricostruire gli attrezzi chirurgici usati dai medici romani partendo dai reperti della Domus del Chirurgo qua a Rimini, un lavoro che non avremmo potuto compiere senza la collaborazione del dottor Stefano De Carolis, medico riminese”.

Attività interessanti ed eterogenee. È eterogeneo anche il bacino dei vostri associati?
“Altroché! I nostri iscritti spaziano dai 14 ai 75 anni e arrivano dalle più diverse realtà sociali e professionali: dall’impiegato al libero professionista, dall’operaio al rappresentante delle forze dell’ordine, passando per studenti di ogni età ed istituto. Unici elementi in comune: passione e dedizione”.

Qual è la situazione all’estero?
“All’estero i gruppi di rievocazione storica sono molto più numerosi perché è proprio la rievocazione storica stessa ad essere più diffusa culturalmente e, di conseguenza, più sfruttata. Diversi Paesi europei ne hanno colto le potenzialità economico-turistiche, oltre che culturali. L’English Heritage, ad esempio, ci ha contattato al fine di utilizzare il metodo della rievocazione storica per creare un nuovo tipo di turismo attorno al Vallo di Adriano; stessa cosa accade in Romania nei confronti dell’accampamento in muratura appartenuto alla Legio XIII nel territorio dell’antica Dacia”.

L’esempio da seguire?
“Quello francese. Emblematico è il caso della città di Nimes che ha affidato la gestione della propria Arena, famosa per essere stata il palcoscenico del celebre film Il Gladiatore, ad una società privata, la Culturespaces, che ne valorizza l’aspetto storico-archeologico attraverso una continua manutenzione che ne impedisce il degrado, l’aspetto culturale attraverso la collaborazione con i docenti universitari e l’aspetto turistico attraverso l’organizzazione di  eventi a scopo di profitto. Basti pensare ai Grandi Giochi Romani che si tengono ogni anno proprio all’interno dell’Arena di Nimes e alla quale la nostra associazione ha partecipato per ben tre volte, l’ultima delle quali lo scorso aprile. I Grandi Giochi Romani partono da una base storico-culturale (quest’anno il tema dell’evento era la regina Cleopatra), per arrivare ad un contesto di puro spettacolo ed intrattenimento, il tutto a pagamento. E funzionano: in media registrano dai 20.000 ai 25.000 spettatori paganti. Chi ha orecchie per intendere intenda”.

L’Italia sembra non intendere. Perché?
“L’Italia è dotata di un parco monumenti superiore a qualsiasi Paese non solo d’Europa, ma del mondo. Il problema è esclusivamente di mentalità: il patrimonio storico-culturale è visto, contrariamente a quanto accade all’estero, come una spesa, un peso, un problema in più da gestire”.

Che soluzione adottare?
“Utilizzare la rievocazione storica per valorizzare il nostro immenso patrimonio culturale, sulla scia dell’esempio francese. La rievocazione è il metodo più adatto per inaugurare un nuovo modo di fare turismo culturale in Italia, perché rappresenta il perfetto strumento in grado di creare un ponte che unisca il ’popolo’ e il mondo accademico, insegnando ed intrattenendo”.

Simone Santini