Home Attualita Festival: che ci state a fare sul palcoscenico?

Festival: che ci state a fare sul palcoscenico?

Festival culturali, il paradosso è ormai insopportabile: piazze piene, librerie vuote (e zero biblioteche).La provocatoria denuncia di Marino Sinibaldi, già conduttore della rubrica Farheneit e ora direttore di RAI-Radio3, non è davvero passata inosservata.
È un fatto che si parla sempre peggio. Mentre ancora non è stato spiegato perché gli italiani non leggano. Sinibaldi, su Il Sole 24 Ore, paventa una remota abolizione dei Festival. Di cui l’Italia ha vissuto indubbiamente un aumento vertiginoso. Ma quale ricaduta socio-economica ha, ad esempio, un festival sul territorio che lo alleva, lo ospita e lo accompagna sotto i riflettori?
Se chiama in gioco la scelta (e in questo caso l’offerta non è mai troppa), è tutta Rimini (e la provincia) che deve perlomeno interrogarsi sui festival culturali e la loro valenza. Una prima risposta, Rimini l’ha fornita a Torino, al Salone del Libro, dove c’erano due rappresentanti: il Festival del Mondo Antico (creatura pubblica, “figlia” del Comune di Rimini) e Mare di Libri, il festival allestito dall’omonima associazione privata (e in programma dal 14 al 16 giugno prossimi) che si picca di essere il primo Italia per ragazzi adolescenti. “I festival rappresentano un virtuoso esempio di coesione sociale. – è sicuro Gianluca Guidomei, segretario generale di Mare di Libri – In parole povere, fungono da collante per un territorio. Rimini deve sicuramente ancora crescere, ma è già caratterizzato da piccole forze che esprimono un grande impegno”. Da un organizzatore di una manifestazione non è scontato il via libera ai festival? Guidomei aggiunge altre motivazioni al suo assenso. “Esistono anche indicatori economici che suffragano la teoria della coesione sociale. La cultura non ha una ricaduta immediata sul territorio, per ottenere risultati occorre a volte attendere anni ma già dal piccolo osservatorio di Mare di Libri notiamo che i ragazzi partecipanti scrivono, suonano nelle band, prendono parte a corsi di teatro, un neo maggiorenne è persino entrato nel mondo dell’editoria. I semi gettati, insomma, portano frutto”.
È una delle più longeve realtà festivaliere della provincia, con le sue ventisei edizioni. Ma Cartoon Club, festival del fumetto e del cinema d’animazione, continua ad aumentare il proprio appeal, specie tra i non adetti ai lavori. “Vivere un festival offre la possibilità di una straordinaria esperienza culturale: – Sabrina Zanetti, direttore artistico di Cartoon Club – nel nostro caso avvicina lettori e spettatori ad autori, registi, disegnatori, doppiatori, e ad altre realtà italiane, europee ed extraeuropee. Mette in moto un circolo virtuoso di creatività”. C’è anche un altro aspetto, non da sottovalutare. “Le manifestazioni che valgono garantiscono un indotto anche in termini economici al territorio, oltre ad aumentare l’offerta turistica e la sua visibilità”. Anche i festival possono indurre turismo? Cartoon Club ne è un esempio: le migliaia di partecipanti alla Cosplay Convention arrivano da tutta Italia. Ma anche i fruitori di Mare di Libri spesso arrivano (e pagano il biglietto) fuori dei confini dell’Arco d’Augusto. “Polemica vecchia come il mondo” la bolla il direttore di Parco Poesia. Il festival di poesia fiorito a Riccione ed aprodato a Rimini da qualche stagione, compie 10 anni. Era nato da una poetessa giovane (la Leardini aveva 24 anni) e nel giro di pochi anni è diventato punto di riferimento per gli esordienti tanto da meritarsi il podio nella Garzantina tra i festival italiani di poesia dopo Parma e Genova, di ben altro spessore anche economico. “Qualcosa si impone per la sua natura più che per la sua entità mediatica. – prosegue la Leardini – I festival – con tutte le loro contraddizioni – sono un ottimo punto d’incontro con gli autori. E non è vero che non si vendono libri: piuttosto cambia la geografia dell’acquisto: Amazon, in rete, direttamente dall’editore”.

Tommaso Cevoli