Home Attualita C’è da restaurare l’Olivo, passate parola

C’è da restaurare l’Olivo, passate parola

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I frati, si sa, avevano fiuto nello scegliere i posti migliori ove erigere chiese e conventi. Quello di S. Maria dell’Olivo, a Maciano, non fa eccezione: è tra i complessi religiosi, storici e architettonici più importanti dell’intera alta Valmarecchia. Ma non riesce a rimettersi in piedi con le sue sole forze. La Diocesi di San Marino-Montefeltro l’ha donato alla comunità benedettina di Siena, ed ora i religiosi lanciano l’sos: “Dateci una mano concreta”. L’appello riguarda il convento, l’ampio complesso fondato con molto coraggio e altrettanti sacrifici dalla comunità macianese negli anni dal 1524 al 1529. La chiesa è dedicata alla Madonna, che nel 1523 sarebbe apparsa a una certa Giovanna di San Leo, ed avrebbe richiesto una chiesa proprio in quel punto. I Frati Francescani vi edificarono a fianco un grande convento. Grazie alla generosità degli abitanti, nel ‘600 fu arricchito di una biblioteca e degli affreschi del pennese Giovanni Bistolli. I Frati lasciarono il convento nel 1955, e da allora il degrado non si è più arrestato. Il culmine della rovina lo si è raggiunto con il nevone del 2012: crollarono due intere ali del convento e la vegetazione invase il complesso. Il complesso chiesa e monastero di S. Maria dell’Olivo è stato dichiarato monumento di importante interesse storico e artistico ai sensi della legge 1089/1933 e con DM 1970. Nei primi anni del Duemila grazie alla Diocesi San Marino-Montefeltro la chiesa e parte del convento sono stati ristrutturati con fondi europei. Resta ancora da ripristinare tutta l’ala sud-est per salvare questo bene prezioso. La Diocesi ha iniziato i lavori, dal 2016 è iniziata la faticosa ricostruzione dell’ala ovest, per rendere possibile l’arrivo della comunità religiosa monastica. Lo sgombero delle macerie, il rispetto dei criteri storici e l’imponenza dei lavori hanno richiesto ingenti sforzi economici. Restano ora da portare a termine gli impianti, la pavimentazione e i serramenti, per riaprire il convento secondo gli scopi religiosi, organizzando attività e manifestazioni e collaborando con enti pubblici e privati. All’interno dell’ala ovest c’è il refettorio, la sala del capitolo e un lato del chiostro. Il progetto riguarda la pavimentazione di questi tre ambienti con piastrelle in cotto anticato. “Nella regola di San Benedetto è scritto che il monaco vive del suo lavoro, e così abbiamo fatto fino ad ora – scrive nel suo appello don Paolo Cacciali – e così continueremo a fare. Tuttavia la straordinarietà di questo progetto non è sostenibile con le nostre sole forze”. Da qui la creazione di una associazione onlus (Amici di Maciano), un progetto di crowdfunding sul sito sul sito della Cassa di Risparmio di Rimini (www.eticarim.it) e la richiesta di sostegno. Per il pavimento servivano 11.000 euro, ne sono stati raccolti 12.910, ovvero il 117% grazie a 14 donazioni. Ma c’è ancora tanto da fare. <+cors>“A breve saranno organizzati concerti. – rilancia don Paolo – Se altri possono essere interessati e disponibili al progetto, passate parola”<+testo_band>.

Tommaso Cevoli