Home Attualita Bonfiglio Mariotti: il Covid-19, la fase 2, il futuro

Bonfiglio Mariotti: il Covid-19, la fase 2, il futuro

Produttività aziendale aumentata, e inaspettato investimento in termini di digitalizzazione da parte di clienti e imprese. Sono due delle novità che Bonfiglio Mariotti, titolare della riminese BlueNext, ha registrato durante l’emergenza sanitaria, lui a capo dell’azienda riminese che sviluppa software, capace di superare i 17 milioni di fatturato (bilancio 2019) con 130 dipendenti in squadra.

Il Coronavirus, la Fase-2 e il futuro con gli occhi dell’imprenditore.

Come ha affrontato una realtà dinamica ma anche distribuita in diversi sedi in territorio diversi come BlueNext?

Fortunatamente per noi non è stato difficile o triste, come per tante persone e attività. Sicuramente ci ha aiutato il tipo di lavoro che facciamo: lo sviluppo di software per la gestione informatica di imprese complesse e studi professionali, commercialisti e associazioni di categoria.

Per i nostri colleghi lavorare in team, da remoto, in cloud e con l’uso di piattaforme di condivisione di documenti o codice informatico o solo per fare riunioni, è la norma da parecchio tempo. Sviluppiamo software e servizi in cloud per i nostri clienti e strumenti per organizzare il lavoro in smart working e abbiamo tre sedi fisiche distanti: Rimini, Catania e Bergamo.

Fondamentali sono state le valutazioni dei vari scenari fatte con un discreto anticipo sui tempi di chiusura. Faccio un esempio. Il lockdown è iniziato il 9 marzo in tutta Italia, ma noi avevamo già approntato con 15 giorni di anticipo i piani e gli strumenti necessari: accesso agli uffici interdetto alle persone estranee all’organizzazione come i portalettere o i corrieri che dovevano lasciare fuori buste e pacchi.

Analizzate tutte le necessità aggiuntive di ogni dipendente per lavorare da remoto, cellulari aziendali, sim voce e dati, pc portatili o strumenti per l’internet senza fili per chi non aveva una buona connessione a casa. Durante un fine settimana abbiamo fatto le prove generali di connessione massiva di tutto il personale ai server di produzione rimasti in ufficio.

Insomma, se non avessero chiuso l’intero Paese potevamo considerare il tempo impiegato come un po’ perso, ma ne sarebbe comunque valsa la pena per i nostri piani di sviluppo futuri.

Poi il Governo ha dichiarato le nostre aziende essenziali lasciandole operative perché i sistemi informatici dello Stato, degli enti locali, degli ospedali, delle aziende strategiche e delle loro filiere, dei professionisti contabili dovevano lavorare a distanza e in sicurezza attraverso la nostra assistenza e le nostre reti.

Da lunedì 11 abbiamo comunque deciso lo smart working con il fine di tutelare le nostre persone e aiutarle a gestire le famiglie e i figli visto che le scuole sono rimaste chiuse”.

Durante il lockdown eravate attrezzati per lo smartworking. ma ora che si può ritornare in ufficio, e con le scrivanie molto ravvicinate, come pensate di comportarvi? E a livello di sanificazione di ambienti e per il personale?

“Anche in questo caso la valutazione degli scenari e la programmazione ci aiuta a prendere i provvedimenti con il giusto anticipo. Non abbiamo aspettato i protocolli dello Stato o regionali o comunali, abbiamo acquistato mascherine di diverse tipologie, igienizzanti per le postazioni individuali e per il resto degli spazi lavorativi per il fabbisogno dei 130 dipendenti fino a fine settembre (da una azienda di Rimini, www.anticoviditalia.it).

Predisposto un protocollo di misure per il contenimento dei contagi raccordato con le indicazioni statali e degli enti preposti, in collaborazione con i nostri consulenti per la sicurezza, condiviso con i sindacati e i dipendenti. Poi lo abbiamo approvato durante il Consiglio di amministrazione per l’approvazione del bilancio 2019.

È stato sottoscritto già da tempo un contratto di sanificazione giornaliera con la nostra impresa di pulizie che nel frattempo ha ottenuto la certificazione per quel tipo di servizio.

Per maggiore tutela lavoreremo comunque a turni settimanali alternati e metà dell’organico con distanziamento delle postazioni di lavoro ben oltre il livello richiesto dalle indicazioni statali. Così contiamo anche di aiutare quelle famiglie con i bambini a casa. Fino a quando non lo sappiamo, forse settembre, non abbiamo fretta”.

L’emergenza sanitaria, la chiusura, la faticosa ripartenza: per un’azienda come BlueNext quanto incide sul fatturato? E quali sono le prospettive a medio termine?

L’emergenza ha portato molti, chi subito e chi con ritardo, ad agire in maniera più concreta ed efficace del solito, registriamo una maggiore condivisione degli obiettivi aziendali, una solidarietà interpersonale prima poco visibile e un inaspettato investimento in termini di digitalizzazione (da parte dei nostri clienti e di chi non lo è ma il loro fornitore è un po’ o un po’ troppo seduto), degli strumenti ma anche delle modalità di gestione di una organizzazione.

Non me lo aspettavo ma la produttività aziendale è aumentata, forse per la novità o per l’entusiasmo di nuovi modi di lavorare, probabilmente per il supporto degli strumenti informatici che organizzano il lavoro agile da remoto o per l’insieme delle cose”.

L’emergenza da Coronavirus cambierà qualcosa anche nella maniera di affrontare il lavoro?

Ci sarà una riforma digitale obbligata perché ci ha salvati e perché ci si rende conto che un altro modo di lavorare è fattibile e questo porterà imprese e professioni a ripensare spazi, modi di lavorare, dinamiche di incontro. Si risparmieranno spazi, costi per gli spostamenti e tanto, tanto tempo.

Noi produciamo software e servizi che accompagnano i nostri clienti in questa nuova dimensione per cui ci aspettiamo buoni risultati per i prossimi anni, in linea con quelli ottimi del 2019”.

Quali sono i numeri di Bluenext?

Il bilancio 2019 appena approvato indica il superamento di 17 milioni di fatturato e un aumento di redditività costante negli ultimi 3 anni. L’azienda ha costi per salari e stipendi di 5.867.000 di euro a fronte di 130 dipendenti, paga imposte sul reddito per 1.700.000 euro. Il numero di clienti è cresciuto a quasi 4000 professionisti e 170.000 micro e piccole imprese”.

Da più parti, diversi commentatori sono sicuri: dopo la pandemia saremo migliori. Mariotti, che ne pensa?

Non lo so ma la sensazione è che no, il mondo non sarà migliore e mi dispiace ma non credo saremo meno litigiosi o più ecologici. Certo viene da sperare e fanno riflettere i canti e i cartelli sui terrazzi o l’Inno di Mameli suonato a mezzogiorno dal ristorante l’Artrov al sottopasso della stazione, ma siamo già passati alla ricerca del colpevole, alla paura dell’altro, alle ristrettezze economiche delle famiglie e delle piccole attività che riporteranno sentimenti mai sopiti come l’invidia sociale e la competizione esasperata. Temi come l’ecologia o l’economia sostenibile temo passino in secondo piano con questi scenari di bisogno economico”.

La Regione è pronta a mettere sul piatto 300 milioni per la provincia. Ma nel contempo Rimini non trova posto tra le aree italiane più colpite dal virus e sparisce dal Decreto Rilancio del Governo. Se lo aspettava?

Intanto credo ci sia un velo di ipocrisia collettiva, alimentata dai politici ma anche da imprenditori e sindacati, secondo cui l’unico modo per salvare una impresa in crisi o sviluppare un’area sia spendere soldi pubblici. Molti imprenditori cercano il sussidio pubblico con la mano sinistra e con la destra accusano, poi, lo stato di invadere i loro spazi di libertà economica.

Meglio, molto meglio, eliminare questa burocrazia asfissiante che a livello comunale, regionale e centrale costringe le imprese e le persone ad affrontare veri e propri percorsi ad ostacoli per ottenere ciò che è dovuto loro.

Solo in termini di tempo gli adempimenti burocratici costano alle piccole imprese almeno trenta giorni ogni anno, quelle ambientali, l’esame e il rilascio delle varie autorizzazioni, la confusione fra varie norme, spesso la discrezionalità degli uffici locali nella loro applicazione, la lunghezza dei tempi di gestione delle procedure e la mancata digitalizzazione delle procedure che non consente uno scambio di informazioni corrette e immediate fra gli uffici comunali e le imprese, né fra gli stessi uffici pubblici.

D’altra parte il Governo credo abbia già fatto parecchio con prestiti garantiti, erogazioni a fondo perduto per le PMI, ristoro su affitti non pagati, i bonus per le ristrutturazioni al 110%, la cassa integrazione. Gli strumenti di erogazione sono però pensati con una mentalità così burocratica che per vedere la luce di qualche soldo passa sempre troppo tempo e le persone come le imprese ne hanno, invece, bisogno subito.

Purtroppo nessuno, da nessuna parte ha pensato alle famiglie: hanno previsto un bonus 600 euro per il singolo, ma se questo è un padre o una madre con tre figli e il coniuge a carico i 600 li deve dividere per 5 e fa 120 euro. Allora meglio Trump che con il suo primo provvedimento ha mandato un bonifico di 6.000 $ ad ogni singolo cittadino”.