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Bafoussam, Cameroun – cronache dall’inferno

Bafoussam---CamerounSaranno una sessantina lì dentro, in una cella 5 per 5: bambini e adulti insieme, i più fortunati stipati su letti a castello, gli altri stesi per terra. Ci sono brande, brande dappertutto, anche all’aperto… Nel cortile fuori dall’edificio bivaccano almeno 400 disperati… Qui non ci son regole, vale la legge del più forte: per dormire su un materasso devi pagare, così anche se vuoi mangiare. E se non te lo puoi permettere, chiedi la protezione a un capo e in cambio diventi suo schiavo…”
Chi parla è Stefano Vitali, da poco rientrato dal Cameroun dove gli operatori della Papa Giovanni stanno proseguendo il progetto di assistenza ai giovani detenuti ereditato da Maria Negretto. Siamo nelle carceri di Bafoussam, una regione di 13 mila chilometri quadrati che conta più di due milioni di abitanti. Qui, come in tutto il paese, la situazione carceraria è drammatica: un vero e proprio “inferno” come la definisce lui… Abbandonata l’esperienza amministrativa, oggi Stefano lavora all’Ong “Condivisione tra i popoli”. dell’associazione Papa Giovanni XXIII e di storie drammatiche deve averne viste parecchie (negli ultimi 15 mesi ha visitato 10 paesi) ma non fa fatica ad  ammettere che  l’esperienza in Cameroun l’ha segnato in modo particolare.
“È una realtà devastante. Spazi ristretti, servizi igienici inesistenti, niente acqua, poco cibo, rischio di malattie. I detenuti sono in maggioranza giovani, anche piccoli di 12, 13 anni, il più delle volte finiti dietro le sbarre per aver rubato una gallina, magari per fame…  E devono aspettare anni solo per parlare con un giudice… Una condanna a un anno si moltiplica per quattro, cinque anni di carcere. Entri che sei adolescente ed esci che ti ritrovi già adulto…”
Delle dieci strutture carcerarie esistenti, la Papa Giovanni oggi ne segue tre: Nbouda, Foumbot e Bafoussam. L’obiettivo dei missionari riminesi è quello di migliorare le condizioni di vita dei giovani carcerati, assicurando loro pasti regolari, materiale igienico, assistenza sanitaria, letti e materassi per chi ancora dorme sul pavimento. E pagando anche le ammende  a loro carico per consentirne una rapida scarcerazione e il successivo inserimento nelle CEC (Comunità educative per giovani carcerati) gestite dalla missione. Qui i giovani vengono avviati a un percorso di formazione sulle tecniche agricole e di allevamento che gli permetta poi di trovare un lavoro.
Per accompagnare i ragazzi ex detenuti sulla strada dell’autosufficienza la Papa Giovanni opera attraverso una Casa Famiglia, aperta un anno fa e che oggi ospita tre giovani, e la comunità educativa di Soukpen: una sperduta e vastissima azienda agricola a 35 chilometri di distanza dove potrebbero trovare occupazione tantissimi giovani perché in Africa la ricchezza principale è la terra. Ma occorrono attrezzature, materiali, opere di miglioramento…
“Se vuoi aiutare un povero, non devi regalargli del pesce ma una canna da pesca”.  Stefano ricorda lo spirito con cui opera la Papa Giovanni: attivare risorse locali, costruire opportunità di lavoro per fa sì che questi ragazzi non siano costretti ad abbandonare il proprio paese spinti dalla fame… Ma per questo servirà un lungo e paziente lavoro, anche per ripensare le modalità d’intervento della cooperazione internazionale. Così come lungo e paziente sarà il lavoro che la Papa Giovanni ha già in corso con le autorità locali per l’introduzione di pene alternative al carcere, sull’esempio di quanto avviene in altri paesi. Perché è dimostrato che la permanenza dietro le barre rischia di trasformare piccoli ladruncoli in delinquenti incalliti mentre i casi di ricaduta si riducono drasticamente se i giovani vengono affidati a una struttura educativa. Ma il Paese deve ancora dotarsi di una riforma carceraria e, al di là delle buone intenzioni, poco sembra muoversi concretamente.
Intanto, per affrontare l’emergenza di oggi e rendere possibile il sogno di domani, il Campo Lavoro ha previsto un aiuto ai piccoli detenuti del Cameroun, inserendo il progetto “Mai più bambini in carcere” tra le destinazioni principali 2016.

Alberto Coloccioni
Elia Pasolini