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Anziani, stare insieme è meglio

In compagnia, ma in maniera autonoma. Liberi di fare la spesa, di andare al bar dagli amici, di fare una visita in chiesa o di accogliere i propri familiari quando e come si vuole. È questo che fa la differenza dell’idea messa in campo dalla cooperativa Assistance Service, nata da qualche mese, ma con alle spalle un’esperienza decennale nel campo dell’assistenza socio-sanitaria.

Dopo due anni di lavoro intenso, non senza intoppi, partirà nei prossimi giorni la prima casa famiglia per anziani soli, chiamata Casa Mia. Non una casa di riposo, non un centro sociale e nemmeno un dormitorio mascherato da ospedale. Ma una vera e propria casa in cui massimo sei persone anziane, autonome e autosufficienti vivono assieme, in maniera del tutto indipendente, seppur affiancati per qualsiasi necessità da un’assistente professionale. E la piccola grande rivoluzione, se qualcuno non l’avesse intuito, sta proprio nell’omogeneità del gruppo.
“Negli anni abbiamo riscontrato che nelle cosiddette case di riposo – spiega Marino Antonelli, il presidente della cooperativa – vengono aggregate persone molto differenti tra loro, con patologie e problematiche diverse, e di solito si verifica un degrado abbastanza rapido di chi vive in un’ambiente così variegato”.

Da qui l’idea di cambiare strada. Ripartire da zero con una visione rinnovata del mondo della terza età, “scegliendo persone con lo stesso grado di indipendenza, emulando una famiglia e rendendo meno dura la solitudine o la paura di restare soli”. Perché oltre a essere un progetto “fatto di mattoni”, non viene tralasciato l’aspetto etico. “La dignità, a chi ha vissuto una vita tra lavoro e sacrifici, prima di tutto”. E questa la si può dare, secondo il presidente, “solo considerando le persone nelle loro unicità e non come numeri da far mangiare e dormire”. Così com’è stata pensata, “Casa Mia” sorgerà proprio in pieno centro a Rimini, in via Minghetti, in barba a tutte quelle strutture che per desiderio di tranquillità, “isolano ancor più l’anziano”. E invece no. La location si capovolge e si trasferisce in una posizione centrale a dir poco: a 200 metri dalla chiesa, a 50 metri dal Mercato Coperto e ad altrettanti dall’arco di Augusto. “Così sono liberi di uscire, di fare acquisti o una semplice passeggiata. Ovvero tutte piccole azioni quotidiane in grado di dare sostanza a una vita attiva in mezzo alla comunità”.

E quella stessa libertà di cui è tanto fiero il presidente verrà data alle stesse famiglie degli ospiti che non avranno vincoli di orari delle visite come invece succede spesso. Lo spazio in cui accoglierli sarà quello di una casa vera e propria con tanto di sala in cui chiacchierare o guardare la tv insieme. Ogni ospite, però avrà la sua camera, perché l’indipendenza sta anche nel conservare una propria privacy. E a questa la cooperativa vuol fare molta attenzione. Infatti, a turno si alterneranno quattro figure, tra operatori socio-sanitari o infermieri e fisioterapisti, senza essere invadenti “ma solo per garantire in caso di necessità assistenza ventiquattro ore su ventiquattro”. In caso di commissioni, ritiro referti o qualsiasi altro spostamento gli operatori sono a loro disposizione. E non solo questo. A “Casa Mia”, il medico passerà ogni 15 giorni “per ascoltare i vari acciacchi e per verificare lo stato di salute o anche solo per una semplice chiacchierata”. La cucina verrà gestita seguendo menù settimanali variabili, a seconda delle richieste o delle diete da seguire, “ma vorremmo anche in questo caso coinvolgere gli inquilini il più possibile, cercando di assecondare i loro gusti”.

Ora, però, se tutto sembra pronto – con pochi aspetti da ridefinire – manca la cosa più importante: gli ospiti da accogliere. “Finora, abbiamo all’attivo dieci richieste – spiega Antonelli – ma di queste solo due sono di persone autosufficienti, mentre gli altri otto hanno piccoli handicap. E proprio per non mischiare queste due tipologie, stiamo già pensando a distanza di qualche mese di partire con un’altra struttura per chi ha delle patologie”. Non si tratta di discriminazione, puntualizza il presidente, “ma dalla nostra esperienza sappiamo che l’handicap di un altro anziano non viene mai vissuto positivamente. Chi sta bene, in buona sostanza, preferisce stare con chi è nelle sue stesse condizioni”.

Antonelli è sicuro che le richieste non mancheranno visto che le liste per chi vuole entrare in strutture convenzionate sono lunghissime. “Casa Mia” vuol essere una valida alternativa dove “i costi della retta mensile sono poco più superiori di quelli di una casa convenzionata”. Per avere un’idea più precisa si partirà dai 45 euro in sù al giorno. Tutto compreso. Funzionerà? Antonelli è ottimista anche se è ben conscio della crisi che sta attraversando il settore. “Ci sarebbe piaciuto poter offrire anche un servizio di volontariato così d’abbassare i costi, ma è difficile trovare qualcuno che lo faccia. Di solito, quando ci troviamo di fronte a persone in situazioni d’indigenza, cerchiamo di fare il possibile per offrire servizi gratuiti”. Il progetto, nato e cresciuto in maniera autonoma non usufruirà di nessun aiuto statale “e per noi ha ancora più valore”.

Marzia Caserio