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E poi uscimmo a riveder le stelle

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È tutta una questione di infinito. Ci sono pochissime altre spiegazioni che diano un senso all’immenso fascino prodotto dalle stelle. Chi, da bambino, non si è mai preso un momento per stare in solitudine, o con gli amici, ad ammirare il cielo stellato nelle sere d’estate, ponendosi le fondamentali domande sulla propria esistenza? Non a caso Dante, nella sua Divina Commedia, utilizza le stelle come firma dell’intera opera, ponendole a conclusione di tutte e tre le cantiche di Inferno, Purgatorio e Paradiso. E come non parlare, con l’avvicinarsi del Natale, della Stella Cometa, ad annunciare la Natività. Una tensione all’ignoto che può prendere e non lasciare mai più, dando vita a quella particolare passione chiamata astrofilia, l’amore per le stelle. Bartolomeo Maioli, responsabile economico del Gruppo Astrofili del Dopolavoro Ferroviario di Rimini, è uno dei tanti “colpiti” da questa passione.

Bartolomeo, quando è scattata la scintilla?
“Subito. Fin da bambino ricordo un forte sentimento di curiosità e fascino nei confronti delle stelle, del cosmo. Curiosità unita ad una sensazione di sicurezza: mi piaceva camminare per le campagne di Maioletto, dove abitavo, ammirando il cielo notturno. Una forte passione che però, da bambino, non ho mai messo in pratica”.

Finché non è cresciuto.
“Esatto. La passione vera e propria mi è venuta dopo molto tempo, intorno ai 40 anni. Lavoravo nelle officine locomotive e il destino ha voluto che un mio collega, anche lui appassionato, frequentasse altri astrofili. Si trovavano assieme per guardare le stelle con un telescopio che si erano costruiti da soli. Io inizialmente lo prendevo in giro, ci scherzavamo su”.

Poi che è successo?
“Una sera, dopo continui tentativi di convincermi da parte dei miei colleghi, ho ceduto e sono andato ad uno dei loro incontri. In quella occasione ho visto gli anelli di Saturno e i crateri lunari. Fu una rivelazione: ho compreso come, anche solo attraverso un telescopio artigianale, quei puntini nel cielo, che avevo sempre guardato con curiosità, prendessero vita”.

Ed è cambiato tutto.
“Da quel momento la passione ha preso il sopravvento. Ho cominciato ad approfondire autonomamente l’argomento: ho cercato libri da leggere e studiare, ho fatto ricerche. Mi sono comprato un binocolo ed un treppiedi, con il quale andavo a vedere le stelle in campagna. Il tutto mentre continuavo a frequentare i miei colleghi del Gruppo Astrofili DLF, con i quali potevo scambiare idee e materiali, uniti dalla stessa febbre per le stelle”.

Quando avete cominciato a diffondere la vostra passione anche al pubblico?
“Ricordo che negli anni ’90 abbiamo realizzato un nostro telescopio portatile, dotato di un carrello che permetteva di essere spostato. E in estate, due o tre sere alla settimana, ci mettevamo con il telescopio all’Arco di Augusto a scrutare il cielo, e questo attirava tantissima gente. Ci chiamavano «quelli delle stelle». Da lì abbiamo poi cominciato a fare attività nelle scuole, nei comuni, soprattutto dell’entroterra, nei circoli culturali. E abbiamo continuato fino ad oggi”.

Che genere di attività?
“Divulgazione di vario tipo: dalle collaborazioni con altre associazioni per l’organizzazione di corsi divulgativi di avviamento all’astronomia e all’osservazione del cielo, alle osservazioni pubbliche attraverso gli strumenti di proprietà del Gruppo e dei suoi iscritti. Ma anche lavori con bambini e ragazzi nelle scuole elementari, medie e superiori di Rimini e circondario, attraverso proiezioni di diapositive e osservazioni guidate. E, ovviamente, l’osservazione diretta del cielo notturno”.

Più divulgazione che didattica, dunque?
“Si, riteniamo sia giusto che la didattica venga svolta da veri professionisti, laureati. Noi siamo semplici appassionati, anche se col tempo abbiamo accumulato grande esperienza e conoscenza. Non vogliamo sovrapporci al lavoro degli insegnanti”.

Esperienza che vi ha portato ad avere un vero e proprio osservatorio.
“Col tempo, e grazie alle tante attività svolte, il DLF ha visto in noi un gruppo molto valido, attivo e ben organizzato. Tanto da credere nella nostra volontà, e nel nostro progetto, di realizzare un vero osservatorio. E così, nel 2000, ci ha fornito i materiali necessari e ha gestito la ditta di costruzioni esterna che ha realizzato per noi tutte le opere murarie. Al resto abbiamo pensato noi del gruppo: ci sono volute 5000 ore di lavoro, ma siamo riusciti a dare vita all’Osservatorio Astronomico Monte San Lorenzo, nel comune di Montegrimano, che oggi è, a tutti gli effetti, la nostra sede”.

Un progetto che funziona?
“Oltre ogni più ottimistica previsione. In estate abbiamo, ovviamente per questioni di temperatura, molta più affluenza. Svolgiamo principalmente attività all’aperto, ma anche in cupola, dove possiamo descrivere il cielo con il laser. Ma, in generale, abbiamo tante visite in tutte le stagioni, tanto che quest’anno siamo stati ‘costretti’ ad aprire ogni venerdì, al contrario dei 2 o 3 giorni al mese del passato. Inoltre ci siamo accorti di come tutte le persone che vengono a farci visita poi ritornano molto volentieri. Un grande attestato di stima condiviso anche dalla amministrazione comunale”.

E tutto questo grazie alla passione.
“Tutto il lavoro che facciamo è completamente volontario. L’ingresso all’Osservatorio è ad offerta libera, e il nostro Gruppo non prevede alcun rimborso spese. Solo quando siamo chiamati a svolgere attività all’esterno percepiamo qualcosa, che viene interamente destinato alla manutenzione delle attrezzature ed ai normali costi di gestione di un immobile”.

Una realtà, la vostra, che non sembra fermarsi.
“È vero, abbiamo attività importanti anche per il nostro prossimo futuro. Ad esempio, siamo stati contattati dall’Università Aperta di Rimini per svolgere un corso di astronomia, un’iniziativa che ci rende molto orgogliosi. Inoltre abbiamo un accordo con San Marino per collocare il nostro telescopio nel centro storico, nel piazzale di partenza della funivia, per svolgere osservazioni a cielo aperto in pubblico. Il tutto con la solita, ed infinita, passione per le stelle”.

Simone Santini