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Sport, strutture non da top ten

IMPIANTI. Rimini premiata dal Sole 24 ore per sportività ma la mappa dice altro. Stadi vetusti, palazzetti rattoppati e piscine in bilico: luci e tante ombre

Lo scorso mese di settembre, “Il Sole 24 Ore”, ha inserito Rimini nella top ten delle città italiane in base a una speciale classifica sull’indice di sportività. Un nono posto accolto con grande soddisfazione dall’assessore allo Sport Michele Lari che commentò: “Mi fa piacere evidenziare come lo studio restituisca una fotografia nitida del percorso intrapreso, su tutti gli investimenti strutturali per lo sport, che si traducono in opere quali la nuova piscina comunale, la conversione dell’Rds Stadium, il potenziamento del Flaminio, l’attenzione ai campi di quartiere e in prospettiva anche il nuovo padiglione circolare che sarà realizzato dalla Fiera di Rimini che si sposa con un altro obiettivo strategico del territorio e cioè l’impegno ad attirare eventi agonistici e non, di carattere internazionale”.

Insomma, sembra che le strutture sportive cittadine siano al top. Ma è proprio così?

Abbiamo provato a concentrarci sulle più importanti e il quadro che ne è emerso non è proprio da top ten.

Romeo Neri indecoroso

Partiamo dallo stadio di calcio cittadino, anche se il pallone biancorosso, in questo momento, sta vivendo il momento più buio della sua storia. Inaugurato nel lontano 1934, al suo interno furono realizzati un velodromo in cemento, tre tribune per un totale di 4.000 posti, tre palestre e una pista per l’atletica. Inizialmente denominato Stadio del Littorio, ospitò l’arrivo di una tappa del Giro d’Italia il 2 giugno. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’impianto assunse il nome di Stadio Comunale e successivamente venne intitolato al ginnasta Romeo Neri, primo riminese a vincere i Giochi olimpici. Negli anni Cinquanta subì i primi cambiamenti con la costruzione di una gradinata nel settore Distinti, mentre a partire dalla quarta giornata del campionato 19761977, in occasione della prima partecipazione del Rimini alla Serie B, fu aperta la Curva Est, inaugurata il 17 ottobre 1976 contro il Cagliari. La struttura originale venne rimossa nel 1989. Per l’inizio della stagione 1999-2000 fu ricostruita una nuova Curva Est con tribune metalliche, collocata dietro la pista di atletica, consentendo al tifo organizzato di tornare nel settore dopo un decennio di “trasloco” forzato nel settore Distinti. Dal novembre 2003, accanto alla tribuna metallica, fu costruita una seconda struttura da 750 posti, portando la capienza complessiva della Curva Est a 1.500 posti: con il completamento dei lavori, che comprendevano anche nuove tribune per la curva ospiti, la capienza totale dello stadio raggiunse circa 8.000 spettatori.

Nel 2005 l’impianto fu oggetto di lavori di adeguamento agli standard della Serie B, con l’introduzione di tribune metalliche per portare la capienza a circa 10.000 posti. Sono gli anni del grande Vincenzo Bellavista che capisce che il Romeo Neri, quel Romeo Neri, è uno stadio vetusto.

Presenta un progetto per una “casa all’avanguardia”, ma le procedure burocratiche, i vincoli urbanistici e la necessità di accordi pubblico privati rallentarono e impedirono la realizzazione del progetto. La caduta in disgrazia della società biancorossa mette in disparte ogni progetto. Il primo intervento post ripartenza avviene nel 2014 su iniziativa dei tifosi della Curva Est, con le gradinate del settore Distinti ridipinte di bianco e di rosso a formare la scritta Rimini 1912. Successivamente viene rifatto il manto erboso che da naturale passa in sintetico con l’ultimo intervento che riguarda il rifacimento della pista di atletica. E arriviamo ai nostri giorni con il progetto presentato da Antonio Ciuffarella, di Aurora immobiliare, capofila del Raggruppamento temporaneo d’imprese delegato a realizzare l’impianto di piazzale del Popolo. Un progetto presentato, rivisto, aggiustato ma che, soprattutto ora, dopo tutto quello che è accaduto, difficilmente sarà realizzato. Il problema è che le condizioni dell’attuale Romeo Neri sono indecorose. A partire dai bagni per arrivare alla mancata copertura di tutti i settori. Solo la Tribuna è al riparo dalla pioggia, da tutte le altre parti, se piove, ci si inzuppa e ci si ammala, in modo particolare in inverno. Uno stadio che non è sicuramente da top ten.

Flaminio, opera vetusta

Passando dal calcio alla pallacanestro il risultato cambia, ma non di molto. Come sempre prima un po’ di storia. Il “Flaminio” venne realizzato in due fasi diverse: la prima parte fu completata nel 1972 e comprendeva solamente la piscina e una palestra, mentre la seconda, con la realizzazione dell’attuale “sala principale”, ossia del campo e delle tribune, fu inaugurata il 25 settembre del 1977. Insieme al basket, nel corso degli anni, hanno trovato casa anche la pallamano e il calcio a cinque.

Nel frattempo, nelle sale sottostanti, sono state ospitate diverse discipline, a partire dalla scherma. Alla fine degli anni Novanta iniziarono i primi discorsi sull’opportunità di realizzare una nuova casa per la pallacanestro che in quel periodo visse la sua era d’oro sbarcando addirittura in Europa. Il problema era legato al numero degli spettatori accolti all’interno della struttura che non rappresentava la soglia richiesta dalla Federazione. Tanto che nel 2003 venne realizzato il 105 Stadium. Ma questo è un altro capitolo. Poi la caduta in disgrazia del basket biancorosso servì come un colpo di spugna su ogni progetto. La ripartenza targata Rbr, però, e la scalata repentina dai Dilettanti alla Serie A, ha riportato in auge la problematica tanto che il Comune, pochi mesi fa, ha messo mano al Flaminio portando la capienza complessiva da 3.100 posti a 3.500. Ma è la classica “toppa” per cercare di tamponare la situazione. È innegabile che la struttura sia datata e servirebbe una bella “rinfrescata”.

105 Stadium: che smacco!

Una problematica che il Comune di Rimini credeva di aver risolto con la realizzazione, da parte della “Mulazzani Italino Spa”, del 105 Stadium. La struttura, come detto, doveva diventare la nuova casa del basket ma, allo stesso tempo, poteva aprire le sue porte anche ad altri eventi. Tanto che il suo battesimo vero e proprio fu nel dicembre del 2002 con il concerto di Biagio Antonacci.

La palla a spicchi entrò ufficialmente il 23 gennaio 2003 e per anni ospitò le gare dei Crabs. Ma non solo, nel 2010, accolse anche le finali di Coppa Italia di pallavolo femminile.

Con la scomparsa della pallacanestro dalla Serie A, il 105 Stadium venne utilizzato soprattutto per concerti ma anche per alcuni eventi sportivi: un torneo tra Nazionali di basket, la Supercoppa italiana sempre di basket e nel 2013 anche la nazionale femminile di tennis nella Fed Cup. E poi ancora la Coppa Italia di calcio a cinque e le final eight di Coppa Italia di pallamano, maschile e femminile. Nel 2022, poi, la decisione che ha cambiato la sua destinazione.

La struttura, infatti, è diventata il primo centro federale italiano della danza sportiva con tanto di lavori per suddividerla in due diverse aree: una dedicata alle danze di coppia e un’altra per le discipline artistiche. Lavori che ancora oggi sono in corso d’opera e che porteranno i primi eventi solo nel 2027. Una decisione che ha fatto storcere il naso a molti e che ha impedito a Rimini di accogliere le gare del campionato di Serie A1 femminile di volley targate Omag-Mt costretta a emigrare a Cervia. Uno smacco non solo per la città, ma anche per l’intera provincia.

Stadio dei Pirati

E un altro smacco arriva dal baseball dove lo Stadio dei Pirati è da anni al centro di una controversia legale che ha portato, proprio pochi giorni fa, il New Rimini Baseball, nato sulle ceneri del glorioso Rimini Baseball, ad abbandonare la Serie A. Lo stadio, altra opera vetusta, è stato inaugurato nel 1978 in occasione dei campionati del Mondo. Dedicato a Rino Zangheri, l’ex presidente del Rimini Baseball che ha regalato alla città Scudetti e Coppe Campioni, l’impianto è considerato uno dei principali templi del baseball europeo ma, come dicevamo, è ostaggio di una disputa legale tra il gestore, Ciro Esposito, ex patron della società e il Comune di Rimini.

Nuova piscina e quella Stadio

Attesa e annunciata da anni, la nuova piscina comunale di Rimini è ormai completata.

 Mancano solo gli ultimi dettagli e l’affidamento della gestione – spiegano gli assessori Morolli e Lari – così da poter partire all’inizio del 2026”.

L’impianto, nel Parco don Tonino Bello a Viserba, comprende una vasca a 10 corsie (25×25 metri) con tribuna da 150 posti, due vasche per acquafitness e avviamento al nuoto, area fitness, spazi ristoro, punto vendita e parcheggi. Il costo è di 10,5 milioni di euro, di cui 3,5 finanziati dal PNRR.

Restano però alcune perplessità. Il consigliere Stefano Brunori (Lista Lisi) ne segnala i limiti: la profondità non consente pallanuoto, sincronizzato e tuffi. E resta aperta la questione della piscina dello Stadio. La petizione “Non si chiuda la piscina dello Stadio” ha raccolto 1.300 firme. In origine l’impianto sarebbe rimasto attivo fino all’apertura del nuovo polo; oggi non c’è ancora una decisione definitiva. I firmatari ricordano che la piscina dello Stadio è centrale e molto frequentata, e che la distanza con Viserba eviterebbe sovrapposizioni. E citano i dati regionali: con una sola piscina pubblica Rimini (150.000 abitanti) sarebbe sotto la media. Cesena ne ha due (98.000 abitanti), Forlì due (118.000), Ravenna quattro (157.000) e Parma quattro (197.000).