Home Ultimaora “Sono felice, perché Gesù è risorto!”

“Sono felice, perché Gesù è risorto!”

Oltre a don Oreste, finché è stato in vita, e naturalmente allo zio don Giuseppe Bonini, a tenere vivo negli anni il ricordo di Sandra Sabatini, oggi Venerabile, sono state le sue amiche, quelle 5-6 ragazze di allora, sue coetanee, che con lei condividevano il Nucleo, piccolo gruppo in cui è articolata la Comunità Papa Giovanni.
Non è difficile raccogliere le loro testimonianze su Sandra e su quel tempo vissuto gomito a gomito, un tempo ricco di sogni e speranze. Sarebbe necessario un libro per contenerle, ma qualche riga può regalarci comunque uno spaccato di amicizia e santità.

Antonella Del Zoppo
Sandra era Sandra. Eravamo delle ragazzine che il Signore aveva fatto crescere assieme. Abbiamo fatto i primi passi assieme, ho assistito alla nascita del suo amore per Guido e a quello per il Signore. Era molto pudica nel mostrare entrambi. Viveva nella gratuità il primo – con gli innumerevoli impegni che aveva – mentre il rapporto con Dio era coltivato nel segreto con una preghiera intensa che si manifestava nella luce degli occhi, nel sorriso dolce che ti accoglieva sempre e nelle scelte guidate che aveva fatto per la sua vita.
Amava Dio vivo e presente nella sua vita. Una sera a casa sua, durante un incontro di nucleo nel tempo di Pasqua, non riuscivamo a capire la sua gioia che non la faceva stare ferma. Era felice e noi dopo un po’, non potendone più, le abbiamo chiesto la motivazione. E lei con il suo solito sorriso: “Sono felice perché Gesù è risorto ed è in mezzo a noi”. Che dire?

Daniela Tonelli
Ho conosciuto Sandra verso la fine degli anni ’70, frequentando dapprima gli incontri del gruppo “pre-ju” della Papa Giovanni XXIII ed, in seguito, il nucleo dei giovani all’interno del quale ci si confrontava sulla vocazione specifica della Comunità.
Eravamo, nel nucleo, tutte ragazze che avevano a cuore il desiderio di vivere intensamente gli ideali in cui credevamo, tutte noi volevamo crescere nella relazione con Dio e con i fratelli e condividere la nostra vita con i meno fortunati, gli ultimi, i poveri. Ma Sandra sembrava camminasse con altre marce rispetto a noi: con la sua semplicità, la sua umiltà, la sua gioia interiore, la sua intelligenza che le permetteva di andare a fondo nei problemi, la sua sensibilità e il suo intuito, Sandra era un richiamo forte nella vocazione, un punto di riferimento saldo per tutte noi.
Quando la incontravi, ciò che colpiva subito era il suo sorriso. Vestiva sempre in modo molto semplice: un paio di jeans, un maglione e scarpe da tennis. Il suo saluto ti faceva sentire importante, accolta, voluta bene. Trasmetteva una grande allegria e insieme si rideva spesso, ma non per questo era una persona superficiale, anzi, tutt’altro. Era molto ricca interiormente e spiritualmente, ma piuttosto riservata, non amava apparire per le sue doti. Cercava di vivere intensamente la preghiera e l’Eucarestia quotidiana, i momenti di deserto durante l’anno, le confessioni e la direzione spirituale. Ciò che intuiva dai momenti forti di ritiro, te lo trasmetteva in modo così vivo da farti respirare quella pace.
Era molto coerente, con il suo stile di vita, ai principi della vocazione della Comunità Papa Giovanni. Ricordo un giorno al nucleo che, preoccupata di come i poveri vivono, sentiva pesantemente i privilegi del nostro modo di vivere e non potendo fare molto, cercava di condividere anche lavandosi con l’acqua fredda.
La sua sensibilità la portava a gioire e a ringraziare continuamente il Signore, per le bellezze del creato, con il quale entrava in un rapporto semplice, spontaneo, diretto.
Io credo che Sandra abbia donato tutta se stessa nella sua breve vita, protesa e preoccupata di compiere la volontà del Padre, decisa sempre più a seguire quel Gesù povero e servo e a condividere direttamente la vita degli ultimi, anche se ciò la portava a scontrarsi in famiglia, richiamata spesso per i troppi impegni che la tenevano lontana da casa. Aveva tuttavia un buonissimo rapporto e un forte legame con la sua famiglia. Anche la relazione con il fidanzato Guido, vissuta con serietà e profondità, non impediva a Sandra di continuare a mantenere tutti i suoi impegni nel sociale.

Daniela Santini
Il primo incontro con Sandra è stato nel gruppo giovanile di San Girolamo. Poi, dopo un campeggio a Canazei, l’incontro con la Comunità Papa Giovanni. L’incontro e la relazione con lei era gioiosa e profonda. Rimanevo ammirata dall’adesione crescente e totale a ciò che intuiva, mi stupiva la sua tenace determinazione, la sua coerenza, la sua generosità, un donarsi agli altri nel tempo, nelle proprie cose personali che spesso regalava. Era incredibilmente matura. La gioia, l’accoglienza, il senso dell’umorismo erano le sue caratteristiche più spiccate. Ricordo con intensità le nostre corse in bicicletta, il ritrovarsi insieme per andare il sabato pomeriggio alla messa comunitaria alla Resurrezione. L’eco delle nostre risate, i suoi meravigliosi occhi sgranati, il suo “ciao” pieno di vita che mi accoglieva e allontanava ogni malumore. Aveva un cuore grande, riusciva a ricordarsi di tutti con un bigliettino, un gesto affettuoso, una telefonata. Aveva tanti amici e riusciva a far sentire ognuno di loro molto importante.
Sandra correva nell’adesione totale alla sua chiamata, la sua vita è stata tutto un crescendo e un’adesione al progetto che Dio aveva su di lei. Dove prendeva tutta questa determinazione e coerenza di vita? Sandra andava a messa quasi tutti i giorni e viveva una preghiera assidua e quotidiana, era questa preghiera – come si nota chiaramente nelle pagine del suo Diario – che alimentava la sua vita. Questa relazione profonda con Dio accompagnò tutto il suo cammino.
Una volta al nucleo, mi ha amichevolmente tirato le orecchie perché mi piaceva cambiare le cose, comprare cose diverse. Ci richiamavamo spesso alla povertà, all’essenzialità.

(a cura di Giovanni Tonelli)