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SMARTPHONE Un cattivo dono di cresima

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Un gruppo di pedagogisti da tempo ha lanciato un allarme: togliamo lo smartphone dalla mano dei nostri bambini e dei preadolescenti, promuovendo, provocatoriamente, una campagna contro il dono dei cellulari ai ragazzi della prima comunione e della cresima. Infatti fino ai 14 anni, il funzionamento della parte emotiva del cervello di un adolescente è potentissimo. Si schiaccia il bottone della pubertà e il cervello emotivo diventa esplosivo. È affamato di divertimento, di eccitazione e come scrivono gli esperti – di dopamina. “ Tra i 10 e i 14 anni si ha la massima vulnerabilità nei confronti dell’ingaggio dopaminergico, che è tanto presente nell’online. Il cervello cognitivo, nella sua capacità di analisi e sintesi, matura più tardi” affermava il pedagogista Alberto Pellai in un’intervista a ilPonte di due anni fa, in occasione del ciclo di incontri “I Lunedì di Viserba”.

A partire dal 2012, gli indicatori di salute mentale in età evolutiva sono sempre andati peggiorando proprio quando i cellulari sono diventati smartphone.

Prima avevamo uno strumento di comunicazione. Ora abbiamo in mano uno strumento di connessione e di navigazione, che è ben altra cosa.

Nei giorni scorsi è stato reso noto un dato sanitario preoccupante. Sono cresciuti in regione del 183% i ricoveri in neuropsichiatria infantile, i disturbi d’ansia del 265%, quelli alimentari del 483%. Infine,

sono aumentati del 396% i casi di schizofrenia nell’età evolutiva. Ovviamente ansia e depressione non derivano solo da social e smartphone, ma certamente danno una bella mano.

Gli esperti affermano che “ in età evolutiva si sta molto male perché ci sono quattro aspetti che vengono fortemente sviluppati nella vita online: la deprivazione di sonno, la deprivazione sociale, la frammentazione dell’attenzione, la stimolazione a fare sempre più cose nella vita virtuale senza riuscire a smettere. Il cervello per svilupparsi armonicamente e strutturarsi bene ha bisogno di stare di più nella vita reale”.

Nell’analisi ci aiuta ancora il dottor Pellai: “ Chi entra nei social-media prima dei 1416 anni sviluppa un’ansia performativa, una riduzione dell’autostima e un senso di inadeguatezza rispetto alla propria immagine. I social-media rappresentano un fattore di rischio per la salute degli adolescenti. Non è più un’opinione, ma un dato scientifico”.

C’è l’urgenza di mettere le famiglie e i ragazzi nella condizione di conoscere i rischi dell’uso di questi strumenti, che non vanno in sé demonizzati, ma utilizzati con la consapevolezza che comporta il loro uso anticipato e senza regole.