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Sinodalità da costruire

Roma, 16 novembre 2024. Prima Assemblea Sinodale della Chiesa in Italia. Don Francesco Zaccaria

Mai si era vista a Rimini un’Assemblea ecclesiale nel primo pomeriggio di un giugno avanzato, con il solleone già aggressivo e le attività turistiche al top anche per una “Notte Rosa” anticipata.

Ma un centinaio di persone ha comunque accolto l’invito a partecipare domenica 22 giugno a questo ulteriore passo del cammino sinodale. Ad accogliere i partecipanti una Sala Manzoni fresca e i complimenti del vescovo Nicolò. Il tema è di quelli “vitali” del Sinodo: “ La corresponsabilità nella missione e nella guida della comunità: il futuro dei Consigli Pastorali Parrocchiali (Zonali) e Consigli per gli affari economici”.

Dopo la preghiera allo Spirito Santo, le prime parole di monsignor Anselmi sono dedicate alla pace. È di poche ore prima l’annuncio del bombardamento americano in Iran “ Viviamo nel mondo oggi afferma don Nicolò – proprio la carenza di sinodalità, di dialogo, non ci si parla, non si cammina insieme… Preghiamo per la pace, per questa nostra umanità, sofferente e impaurita”.

Poi passando al tema proposto, “ legato alla corresponsabilità nella guida della comunità. Non è una soluzione nata perché sono diminuiti i preti, ma il riconoscimento che lo Spirito agisce in tutti i battezzati e suscita tanti carismi. Nella Chiesa sono già previsti tanti strumenti di partecipazione.

Così si partecipa al discernimento necessario per l’annuncio inculturato del Vangelo, la missione della comunità nel proprio ambiente e la testimonianza dei Battezzati che la compongono. È la modalità per concorrere ai processi decisionali nelle forme stabilite e costituisce un ambito per la rendicontazione e la valutazione”.

È intervenuto poi Maurizio Mussoni, fra i delegati diocesani al Sinodo, che, con puntalità, chiarezza e franchezza, ha raccontato come è maturata la scelta di rinviare il voto del documento conclusivo del Sinodo della Chiesa italiana. L’Assemblea sinodale, composta da vescovi e laici, convocata a Roma il 31 marzo, ha preso questa decisione dopo che il documento presentato è stato contestato.

L’ assemblea ha espresso la necessità di un ripensamento globale del testo, ritenuto troppo povero rispetto ai contributi arrivati dalle Diocesi. Ora il documento verrà votato il 25 ottobre 2025, durante il Giubileo delle équipe sinodali e degli organismi di partecipazione.

Il ruolo centrale del pomeriggio è toccato a don Francesco Zaccaria, docente di teologia pastorale presso la Facoltà Teologica Pugliese e membro della Presidenza del Comitato Nazionale del Cammino Sinodale (nella foto).

Don Zaccaria si è chiesto quali indicazioni ci vengono dal documento conclusivo del Sinodo dei Vescovi.

Il suo tono è positivo, ma non si nasconde le difficoltà: “ L’emergere di divergenze, tensioni e talvolta aspri conflitti dentro la Chiesa è un dato fisiologico. Differenze Per esempio uno dei motivi di contrasto è quella visione di fondo che vede la sinodalità come minaccia all’autorità dei pastori. Il documento dei Vescovi (n.92) è chiaro: “ un orientamento che emerga nel processo consultivo come esito di un corretto discernimento, soprattutto se compiuto dagli organismi di partecipazione, non può essere ignorato. Risulta dunque inadeguata una contrapposizione tra consultazione e deliberazione: nella Chiesa la deliberazione avviene con l’aiuto di tutti, mai senza l’autorità pastorale che decide in

virtù del suo ufficio.

Per questa ragione la formula ricorrente nel Codice di diritto canonico, che parla di voto “solamente consultivo”, deve essere riesaminata per eliminare possibili ambiguità”.

Una guida partecipativa – conclude don Zaccaria – è più forte, non più debole e più evangelica”.

Occorre imparare a crescere nel discernimento comunitario. Il relatore ha indicato alcuni elementi chiave che non dovrebbero mancare: a) la presentazione chiara dell’oggetto del discernimento e la messa a disposizione di informazioni e strumenti adeguati per la sua comprensione; b) un tempo conveniente per prepararsi con la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio e la riflessione sul tema; c) una disposizione interiore di libertà rispetto ai propri interessi, personali e di gruppo, e l’impegno per la ricerca del bene comune; d) un ascolto attento e rispettoso della parola di ciascuno; e) la ricerca di un consenso il più ampio possibile, che emergerà attraverso ciò che più “fa ardere i cuori” (cfr. Lc 24,32), senza nascondere i conflitti e senza cercare compromessi al ribasso; f) la formulazione da parte di chi guida il processo del consenso raggiunto e la sua presentazione a tutti i partecipanti, perché manifestino se vi si riconoscono o meno.

Sulla base del discernimento, maturerà la decisione opportuna che impegna l’adesione di tutti, anche quando il proprio parere non è stato accolto, e un tempo di recezione nella comunità, che potrà portare a successive verifiche e valutazioni. (n. 84) Don Zaccaria sottolinea la necessità del rendiconto, della valutazione e della trasparenza.

I livelli su cui lavorare sono sia quello personale, sia in quello organizzativo – comunitario. Persone e struttura devono camminare insieme.

Per un’oretta scarsa i presenti si sono poi divisi in gruppi di lavoro per confrontarsi sulla relazione. I facilitatori dei gruppi presenteranno quanto è emerso in un incontro fissato per il 9 luglio alle 21.

Le conclusioni del Vescovo Anselmi: “ Fare le cose insieme richiede una croce, un morire a se stessi. Compito nostro è offrire a tutti delle oppurtunità per incontrare l’amore di Dio Padre. È il più bel regalo che possiamo fare al mondo”.

Un’ultima parola sulla necessità di superare una logica “parrocchiacentrica”. Siamo un’unica Chiesa, occorre dunque dare importanza ai momenti comuni come Diocesi.