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Scuola, settimana corta tra vantaggi e problemi

Tra i banchi dal lunedì al venerdì, con giornate più lunghe, sabato a casa. Molte scuole già lo fanno, anche a Rimini. Ma può nascere il problema del trasporto per gli studenti pendolari. Accade a Santarcangelo, con la protesta di alcuni genitori

L’evoluzione del mondo del lavoro passa per la settimana corta. Già applicata in diversi Paesi, come Islanda, Giappone e Nuova Zelanda e sperimentata anche in Europa (ad esempio in Spagna), consiste nel ridurre di un giorno la settimana lavorativa, ridistribuendo le ore e mantenendo gli stessi livelli di retribuzione. Il fine? Ampliare il tempo libero delle persone per incrementarne il benessere e, di conseguenza, migliorarne le prestazioni lavorative e la produttività. In sintesi, lavorare meno per lavorare (e vivere) meglio, un concetto sul quale proprio in questo periodo stanno spingendo i sindacati anche in Italia. Lo stesso principio si può applicare al mondo della scuola: ridurre di un giorno la settimana scolastica, consentendo a bambini e ragazzi di avere il sabato libero, con conseguenze positive sulla qualità dello studio, sulla didattica e, in senso più ampio, a livello sociale. Non solo: nonostante non debba essere la priorità, la settimana corta porta anche a vantaggi economici, preziosi soprattutto in un periodo storico caratterizzato da inflazione e aumento dei costi. Sulla carta, insomma, sembrano vincere tutti. Infatti, da tempo, la settimana corta occupa gran parte del dibattito attorno al mondo dell’istruzione e anche Rimini conosce bene l’argomento. Diverse scuole primarie del Riminese, infatti, hanno già eliminato il sabato, così come alcune scuole medie (ad esempio l’Istituto Tecnico per il Turismo ‘Marco Polo’, alcune classi delle medie ‘Borgese’, la scuola ‘Enrico Fermi’ di Viserba, oltre alle scuole Karis e alle Maestre Pie). Non mancano, però, alcune criticità.

Il nodo trasporti e la situazione a Santarcangelo

Il tema si applica, ovviamente, anche alle scuole superiori (già introdotta a Rimini, ad esempio, dall’Istituto Tecnico Economico ‘Valturio’, dall’Istituto Professionale ‘Alberti’ e dalle classi dell’indirizzo sportivo del liceo ‘Serpieri’). Ma in questo caso si inserisce un’altra questione importante: i trasporti.

Sono tantissimi, infatti, gli studenti delle scuole superiori che quotidianamente usufruiscono del trasporto pubblico locale per andare a scuola e per tornare a casa. Una “rivoluzione” come quella della settimana corta, che ridistribuisce le ore scolastiche del sabato sugli altri giorni della settimana allungando, inevitabilmente, la singola giornata di lezione, non può che avere conseguenze sulla riorganizzazione generale del trasporto pubblico, per evitare che rimangano zone sprovviste di adeguato servizio. La decisione di ogni singola scuola (vige la completa autonomia organizzativa in materia) di introdurre la settimana corta, quindi, deve necessariamente includere un confronto con l’agenzia locale di mobilità, per cercare un equilibrio tra i servizi. È ciò che sta accadendo a Santarcangelo, dove l’Istituto “Einaudi-Molari” (di cui fa parte, per l’appunto, l’Istituto Tecnico Commerciale ‘Molari’ di Santarcangelo) ha stabilito che per l’anno prossimo (in ottica sperimentale) procederà con l’introduzione della settimana corta, suscitando malumore in un gruppo di genitori, che hanno espresso fin da subito preoccupazione per quanto riguarda la copertura del servizio di trasporto pubblico locale rispetto a quelli che saranno i nuovi orari di uscita da scuola dei propri figli (da quanto riportato nella delibera dell’Istituto si tratterebbe di uscite alle ore 13.50 e il martedì alle 15.50).

Contrarietà alla decisione che è stata esplicitata, qualche mese fa, anche in un reclamo formale firmato da una ventina di genitori, nel quale si sottolineano, oltre a questioni giuridiche (delle quali non è questa la sede opportuna) rilievi sostanziali legati proprio al tema dei trasporti. “ L’orario giornaliero è oneroso – si legge nel documento – perché molti studenti, non abitando in prossimità delle scuole, partono presto e ritornano tardi quando già è pomeriggio inoltrato. Start Romagna lo scorso anno aveva comunicato che non sarebbe stata in grado di modificare l’orario delle corse attuali né di aggiungerne altre sia per ragioni economiche che per problemi di collegamento con altre linee delle zone limitrofe”. Non solo. Nel reclamo i genitori evidenziano anche che “ il posticipo dell’orario di uscita potrebbe generare difficoltà anche in quelle famiglie che attualmente provvedono in modo autonomo al trasporto dei propri figli (molti genitori alle 14.00 devono essere già sul posto di lavoro) oppure per gli studenti certificati che necessitano

dei mezzi di trasporto mezzi a disposizione dell’AUSL”.

L’Istituto: “Dialogo costante con l’agenzia di mobilità”

Interpellata sul tema, la Dirigente scolastica dell’Istituto “Molari” di Santarcangelo, Daniela Massimiliani, illustra l’attuale situazione. “ La decisione della settimana corta nasce da una volontà di modernizzazione della scuola. Ed è da diverso tempo che c’è questa volontà (a Santarcangelo le scuole elementari e medie stanno già andando in questa direzione): già dall’anno scorso si era tentato di procedere in questo senso, ma una grande parte della rappresentanza scolastica si era detta contraria. Successivamente c’è stato il rinnovo del Consiglio di Istituto e le liste elettorali si sono basate proprio sulla scelta di introdurre la settimana corta oppure no. Si è trattato, dunque, del tema centrale.

Quando si è insediato il nuovo consiglio, i rappresentanti dei genitori hanno riproposto il tema e si è votato per la settimana corta”.

Quali i motivi che hanno portato a questa scelta? “ C’è un’ottica educativa e sociale, – prosegue la preside – nel senso che la famiglia incarna l’educazione dei ragazzi e, con questa scelta, si privilegia la dimensione familiare nei giorni in cui si è a casa, ossia il sabato e la domenica. E c’è il tema del riposo, soprattutto per i tanti studenti che sono pendolari”. Proprio in merito a questi ultimi assume rilievo la questione dei trasporti. Com’è la situazione a riguardo?

Siamo in trattative con AMR, che ci ha già dato tutta la disponibilità a procedere in tal senso. La questione dei trasporti, dunque, è sotto controllo ed è certamente al centro dell’attenzione. E il dialogo con l’agenzia di mobilità continua: proprio in questi giorni dovrebbero proporci due alternative concrete, che poi andranno sul tavolo del Consiglio di Istituto. Insomma, il dialogo prosegue.

Va detto – puntualizza la dirigente – che a incontrare qualche difficoltà potrebbe eventualmente essere un 10% degli studenti, una minoranza, e che, a seguito di indagini conoscitive che abbiamo condotto, è emerso che in moltissimi si recano a scuola con mezzi propri. È chiaro che un cambiamento del genere porta a dover uscire da una situazione di equilibrio e alla necessità di trovarne un altro, ma va ricordato che si tratta di una decisione che è stata presa in modo democratico, secondo maggioranza. E io devo garantire che questo venga rispettato”.

Da parte sua, AMR ( Agenzia Mobilità Romagna), l’ente che gestisce il trasporto pubblico locale romagnolo, acquisendo informazioni relative alle necessità di servizio per poi comunicarle a Start Romagna per il suo effettivo esercizio) conferma il dialogo in corso. Interpellata anche dai genitori, fa sapere che “ si conferma che per l’uscita delle ore 13.50, in base all’attuale programmazione del servizio di trasporto pubblico locale, è possibile garantire il trasporto per gli studenti per la maggior parte delle direttrici di provenienza (anche se non per tutte), al netto delle verifiche che stiamo effettuando in questo periodo. Per quanto riguarda invece l’uscita delle ore 15.50, allo stato attuale, non è possibile garantire il servizio per tutte le direttrici e, in alcuni casi ove il servizio sia presente, potrebbero presentarsi notevoli tempi di attesa. Stiamo verificando se sarà possibile apportare modifiche agli orari del servizio di trasporto pubblico locale a livello provinciale per andare incontro alle necessità emerse, anche se allo stato attuale non è possibile dare garanzie”.