Sarà capitato ormai a chiunque di incontrare andando al supermercato un, e solo uno, sabato di novembre i volontari della Colletta alimentare in pettorina arancione. Quest’anno l’evento annuale promosso dalla Fondazione Banco alimentare torna in calendario il 15 novembre. I volontari sorridenti nel vedervi entrare in negozio vi chiederanno di donare un po’ di spesa, in genere alimenti non deperibili, per chi ha pochi mezzi economici per farsela da solo.
Ma che fine fanno gli alimenti donati?
“Vanno alle associazioni e agli enti di carità convenzionati con il Banco. Al 30 settembre, le organizzazioni assistite nella provincia di Rimini sono 29, per un totale di 9.401 persone raggiunte”, risponde Pasquale Fattibene, referente provinciale per la Colletta alimentare. Tra gli enti più grandi sostenuti dal Banco figurano la Comunità Papa Giovanni XXIII, l’Opera Sant’Antonio per i poveri, la Cooperativa Centofiori, San Patrignano e diverse Caritas parrocchiali. Ma non sono i soli. C’è anche il Banco di Solidarietà, una costola del Banco alimentare che consegna pacchi spesa direttamente alle persone bisognose. “Segue invece 180 famiglie, pari a circa 600 persone, grazie all’impegno di 110 volontari”, aggiunge Fattibene.
Un dato spicca agli occhi. Se è vero che durante la giornata nazionale della Colletta alimentare, lo scorso anno nella sola provincia di Rimini sono state raccolte 62 tonnellate di alimenti dai circa 1.100 volontari all’opera nei 65 supermercati aderenti, nel corso dell’intero anno sul territorio provinciale “ sono stati distribuiti 469.061 chili di alimenti di ogni tipo, per un controvalore complessivo di 1.625.120 euro, secondo il bilancio della Fondazione Banco Alimentare Emilia-Romagna”, sottolinea Fattibene. Viene distribuito molto più di quanto viene raccolto. “L’attività del Banco non si limita a quella giornata: durante tutto l’anno si raccoglie anche attraverso la grande distribuzione e i canali europei”, fa notare Fattibene. Di fatto, la fondazione ha una sede nazionale a Milano e diverse sedi regionali, per l’Emilia Romagna a Imola, che avvalendosi sì di volontari, ma soprattutto di personale è in grado per esempio di garantire in tempo reale la redistribuzione di alimenti deperibili vicini alla scadenza e degli avanzi delle mense aziendali.
“I numeri che abbiamo citato raccontano due cose. La prima è che l’attività del Banco è ampia e capillare. La seconda è che esiste un bisogno reale e crescente. È evidente che il Banco non può coprire tutto il fabbisogno: i dati testimoniano che la povertà resta una realtà presente e significativa. Il Banco e la Colletta non hanno la pretesa di “risolvere i problemi”, ma rappresentano un segno di speranza”, sottolinea Fattibene.
Cosa succede agli alimenti che ogni anno vengono donati dai riminesi in occasione della giornata nazionale della Colletta alimentare?
“I prodotti raccolti vengono temporaneamente stoccati in un magazzino provvisorio. In genere, e anche quest’anno è così, abbiamo un benefattore che ci concede gratuitamente l’uso del magazzino per un mese. In questo periodo, gli enti riminesi assistiti vengono direttamente lì a prendere i pacchi. Non sarebbe ragionevole portare tutto a Imola e poi far tornare indietro quello che serve. Passato il mese, quello che rimane va a Imola per essere distribuito presto dove c’è bisogno”.
La Colletta “si basa su una rete di carità ampia”, fa notare Fattibene. “ Non solo quella che si manifesta davanti ai supermercati, ma anche quella “nascosta” che rende possibile l’intera organizzazione. Alcune realtà assistite collaborano anche alla raccolta: la Papa Giovanni XXIII fornisce furgoni e volontari, così come la parrocchia di Santo Spirito. A Rimini, per esempio, le Poste Italiane mettono a disposizione tre furgoni, Amazon uno, l’Esercito altri due”.
Negli ultimi anni si nota un ulteriore cambiamento. “Cresce il numero delle persone che chiedono di partecipare come volontari. Lo fanno per vivere un’esperienza di carità condivisa. Molti non appartengono alla cultura di origine del Banco (legata a Comunione e Liberazione), ma provengono da realtà diverse, anche non cattoliche o di altre confessioni, perché la natura del cuore dell’uomo è la stessa per tutti”, ricorda Fattibene. Per questo, la Colletta è aperta a chiunque voglia partecipare. “ Siamo felici di accogliere chiunque desideri far parte del popolo delle pettorine arancioni”.
Ogni anno, il tema della Colletta si ispira alle parole del Papa in occasione della Giornata mondiale dei poveri. Quest’anno sono legate al tema giubilare. “Chi partecipa alla Colletta è chiamato a dare un segno di speranza. I volontari con le pettorine arancioni sono un simbolo visibile di questa speranza: il loro gesto non ha un ritorno personale, ma è un segno di carità concreta e contagiosa. Non vediamo materialmente dove finisce il cibo che raccogliamo, anche se lo sappiamo. Ma quel giorno, mentre chiudiamo le scatole e le portiamo nei magazzini, testimoniamo che esiste un gruppo di persone che ha un desiderio di speranza. L’uomo non ha bisogno solo di alimenti, ma di qualcosa di più profondo: relazioni, fiducia, umanità”, conclude Fattibene.

