Vincere. Non importa come. Non importa quanto. L’unica cosa che conta è fare un gol in più dell’avversario. Perché altrimenti si ritorna in serie D. Anche se poi, entro fine giugno, si potrebbe rientrare dalla porta di servizio. Ma per non correre rischi è meglio chiudere qui la pratica. Domenica il “Romeo Neri” deve essere una bolgia. Mai come in questo momento serve che tutta la città si stringa intorno alla squadra biancorossa. Perché in ballo c’è il professionismo. Perché, forse, in ballo c’è qualcosa di più importante: il futuro del pallone all’ombra dell’Arco di Augusto. Ecco perché l’invito è quello di mettere in soffitta per un attimo tutta la rabbia di questa stagione per dare una mano ad Alex Bonaventura (nella foto) e compagni nel cercare di agguantare questa salvezza in un’annata davvero piena di ostacoli. Per farlo, il Rimini, deve battere la Virtus Vecomp Verona. All’andata, domenica scorsa, infatti, i romagnoli sono usciti dal campo con un ko che li costringe a vincere. Con qualsiasi risultato. Perché altrimenti sarà retrocessione dopo appena tre stagioni. Con tanto di progetto Grassi naufragato. Perché diciamocelo francamente, un altro calcio, almeno a Rimini, non è possibile. La città non ha risposto, i portafogli sono rimasti chiusi, e giustamente il presidente non ha intenzione di esporsi economicamente più delle sue reali possibilità perché alle spalle ha comunque un’azienda dove mangiano tante famiglie. Ecco perché salvarsi sarebbe vitale. Ma se nella malaugurata ipotesi questo non avvenisse, c’è sempre la possibilità di essere ripescati e il Rimini, in questa speciale classifica, sarebbe al primo posto (vedi box a fianco). Ma sarebbe meglio chiuderla domenica davanti le telecamere di Sportitalia.