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RAGAZZI IN FUMO

L’intelligenza artificiale evolve in modo talmente rapido che basta distrarsi un attimo e trovarsi davanti alla sua ennesima nuova frontiera. Che oggi è rappresentata dalla cosiddetta intelligenza artificiale empatica, ossia capace di “comprendere” i sentimenti umani, rispondere in modo “emotivo” e “prendersi cura” di noi. Tante le virgolette da utilizzare, perché il rischio immediato è quello di dimenticare che ci troviamo di fronte a un qualcosa che intelligente ed empatico non è: una macchina, programmata per dare risposte di cui essa stessa non capisce il significato. Un rischio profondo e concreto, che può tradursi in fenomeni pericolosi e allarmanti. Un caso emblematico risale al 2024, con la tragica storia del giovane Sewell Setzer, 14enne americano che si è tolto la vita dopo essersi “innamorato” di un chatbot (programma IA progettato per simulare conversazioni con gli umani), che era diventato il suo unico interlocutore, per ore e ore ogni giorno. Al di là dei casi più estremi come questo, il dibattito sull’intelligenza artificiale empatica (o emotiva) sta andando nella direzione di una sua possibile applicazione in ambito psicologico-sanitario, ossia su quando e come utilizzare programmi di IA per seguire il trattamento di persone con problematiche di salute mentale. Ovviamente, come in tutte le rivoluzioni tecnologiche, si raggiungerà un compromesso e un equilibrio. Eppure, da profano, è molto difficile non avere grandi dubbi se si declina tutto questo in ambito giovanile. È ormai noto, infatti, quanto le nuove generazioni di oggi si trovino a vivere un grande disagio, che forse nessuno, “grandi” compresi, ha ancora messo a fuoco del tutto. Un disagio che si esprime in tanti modi, verso l’esterno con la violenza e verso l’interno producendo ansia e depressione, sempre più diffuse. L’idea di affidare la dimensione più fragile di questa umanità a chi umano non è appare come un evidente cortocircuito. E, soprattutto, come il più grande dei paradossi: mentre l’uomo è trattato alla stregua di una macchina, imbrigliato in un sistema che gli dà valore solo in base alla sua capacità di produrre e performare, le macchine diventano le curatrici di tutto ciò che è umano. Il rovesciamento è servito.