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Quei 42 km di emozioni

L’ESPERIENZA. Federica Magnani e la sua avventura di cuore e di gambe. Spingitrice di Alessandro e Irene nelle maratone. “La loro gioia è impagabile”

Quando l’emozione di un sorriso può colpirti così forte da spingerti a compiere una vera e propria impresa. La scintilla di questa bella storia si accende durante l’edizione 2022 della ‘Rimini Marathon’. Federica Magnani, riminese doc, classe 1981, è alle prese con un infortunio che le impedisce di correre. Così, la mattina della gara, sale sulla sua bici e si presenta al via. Raggiunge Elena, sua amica e dirigente del Golden Club, storica società di atletica.

Quando arriva sotto lo striscione si accorge che insieme a lei ci sono due ragazzini: Alessandro e Irene. Sono fratello e sorella di 14 e 16 anni. Entrambi su una carrozzina, parteciperanno alla maratona grazie ad Elena e ad alcuni amici che li spingeranno. Federica fa con loro una decina di chilometri sui quarantadue totali da percorrere, ma sono sufficienti per colpirla direttamente al cuore.

“Vedere la gioia di Alessandro e Irene è stato qualcosa di straordinario. Un’emozione indescrivibile a parole. Guardavo i loro occhi, brillavano di felicità. Mi hanno insegnato in quei pochi momenti che ho vissuto con loro che gli ostacoli che la vita ti mette davanti possono diventare straordinarie opportunità”.

Federica torna a casa e inizia ad avere un chiodo fisso in testa: vivere in prima persona quella gioia. Ne parla con Alex, suo marito e sua spalla da sempre. Guarda i suoi figli: Lisa di 12 anni e Mattia di 14. E decide di buttarsi. Di diventare una ‘spingitrice’.

“Ho confidato ad Elena la mia idea. Ci siamo confrontate e ci siamo dette che era vero, 42 chilometri e 195 metri sono lunghi da percorrere, ma ci siamo anche dette che uniti sarebbe stato tutto più facile. Essere uniti è una frase che mi provoca sempre una grande emozione perché significa che diverse persone condividono lo stesso scopo.

Il mio era quello di portare al traguardo Alessandro e Irene. Ho iniziato ad allenarmi giorno dopo giorno. Ho percorso la maggior parte dei chilometri da sola, avevo bisogno di parlare a me stessa, di ascoltare il mio respiro, i miei acciacchi e dedicare quel tempo solo a me. Perché correre una maratona non è semplice”.

Correre, per Federica, è diventata un’esigenza di cui non può fare a

meno.

“Sono un ingegnere informatico. Dal 2006 lavoro in Scm dove sono la responsabile software del supervisore. È un lavoro che mi porta spesso in giro per il mondo, con un carico di pressione non indifferente. Una sera avevo un po’ di tempo libero e sono uscita per scaricare la tensione. Ho iniziato a correre e da quella volta non mi sono più fermata. Mi aiuta a distendermi, come lo fa la scrittura”.

Già, perché Federica ha scritto anche tre libri, giusto per non farsi mancare nulla.

“Il primo si chiama Io e la mia stella. È un viaggio virtuale in giro per il mondo, quello che avrei voluto fare con la mia migliore amica, ma che non abbiamo mai fatto. Il secondo, invece, si intitola Senza il mio respiro. Parla del mio rapporto con l’ansia, è un vero e proprio viaggio interiore. E poi c’è l’ultimo, Correre per far battere più forte il cuore, dove racconto i miei 42 chilometri e 195 metri da spingitrice. È rivolto ai sognatori, ai curiosi, agli idealisti, a chi vorrebbe correre ma non crede nelle proprie possibilità, a chi ama condividere. Vorrei incoraggiare tutte le persone a credere in se stesse.

Durante quei chilometri, con Alessandro, Irene e con i miei compagni di avventura con i quali abbiamo spinto le due carrozzine, ho vissuto emozioni fortissime, ho provato grandi paure. Ho gioito, ho sorriso e ho pianto una volta tagliato il traguardo nel vedere la felicità di Ale e Irene. Lo sport è inclusione, cura, realizzazione, sfogo, divertimento, lo sport è vita.

Questi ragazzi devono avere spazi e persone adeguate alle loro attività”.