Home Attualita Pronto Soccorso, l’esperimento di Rimini (e Riccione)

Pronto Soccorso, l’esperimento di Rimini (e Riccione)

Entro aprile partirà il progetto sperimentale dell’ambulatorio infermieristico interno al PS: i casi meno gravi potranno essere seguiti da un’équipe di infermieri (con medico di supporto) per contrastare il sovraffollamento della medicina d’urgenza

Alleggerire il Pronto Soccorso.

Quello della medicina d’urgenza, negli ultimi tempi, è uno dei temi più delicati a Rimini. Soprattutto durante la stagione estiva, quando il flusso delle persone in città e, di conseguenza, al Pronto Soccorso aumenta drasticamente.

Situazione che va di pari passo con la carenza di personale sanitario, che aggrava lo scenario. Il risultato? Code infinite al Pronto Soccorso, con testimonianze che hanno raccontato ore di attesa arrivate addirittura in doppia cifra. Una grande fetta di responsabilità per questa situazione, però, è da imputare a una concezione errata dello scopo dei Pronto Soccorso, che esistono per assistere soprattutto i casi di maggiore gravità, mentre è ormai diffusa la prassi di recarsi in ospedale anche per questioni di “poco conto”: sono i cosiddetti ‘codici bianchi e verdi’, che portano a una saturazione dei Pronto Soccorso e, di conseguenza, a un rallentamento generalizzato del sistema.

La soluzione?

Per far fronte a queste criticità, l’Ausl Romagna ha deciso di intervenire proprio sui codici bianchi e verdi, quelli di minore gravità. Si tratta di un progetto sperimentale che, confermato la scorsa estate dall’assessore regionale alla Salute Raffaele Donini, consiste nella realizzazione di un ambulatorio infermieristico operativo all’interno del Pronto Soccorso, al fine di affidare agli infermieri i codici di minore gravità e, in questo modo, alleggerire l’attività ordinaria della medicina d’urgenza. Un approccio già presente in altre realtà nazionali e internazionali, che in Romagna diventerà operativo a Rimini e Riccione (e che rappresenta, di fatto, una prima prova del servizio che verrà svolto dalle Case della Salute). L’avvio all’ospedale Infermi di Rimini è previsto entro il prossimo aprile e, nell’attesa, è imminente l’inizio dell’attività formativa per il personale infermieristico.

Il progetto

 L’ambulatorio – illustra il progetto l’Ausl Romagna – è ispirato al modello ‘See and Treat’ (Vedi e Tratta), è pensato per urgenze minori e predefinite e si basa sull’adozione di specifici protocolli medico-infermieristici per il trattamento di casi a bassa intensità di cura e bassa complessità diagnostica”. I casi che verranno trattati dall’ambulatorio, come precisato dall’Azienda sanitaria, sono dunque specifici: eritema solare, arrossamento cutaneo, cambio di medicazione/bendaggi, punture di insetto, iperemia congiuntivale senza altri sintomi (arrossamento degli occhi), rimozione anello o rimozione di sutura, per fare alcuni esempi. Casi di gravità ridotta, che in “ futuro non dovranno giungere in Pronto Soccorso, ma potranno essere più appropriatamente trattati negli ambulatori infermieristici territoriali (Case della Comunità)”, sottolinea l’Ausl.

Come anticipato, il progetto prenderà il via nell’aprile del 2023 (nei primi mesi di operatività ne sarà monitorato l’andamento) e proprio in questi giorni sarà attivato il corso di formazione dedicato agli infermieri esperti di Pronto soccorso/Triage insieme a medici tutor. Infermieri che sono stati scelti sulla base della loro esperienza e delle loro competenze (di almeno 3 anni) nell’ambito del triage e che, in merito al corso, saranno formati da medici di elevata esperienza. Il percorso formativo prevede 120 ore suddivise in 60 ore di formazione residenziale e 60 di formazione sul campo.

Non mancano le polemiche

Il progetto, però, non è arrivato senza far rumore. Alla notizia della sua conferma, infatti, hanno fatto seguito alcune “ruvide” dichiarazioni da parte del sindacato dei medici dell’Emilia-Romagna. Nello specifico, a esprimersi sul tema è stata la CIMO-FESMED, che attraverso le parole del presidente regionale Salvatore Lumia ha espresso grande perplessità nei confronti del progetto riminese. “ È uno schiaffo a medici, infermieri e pazienti che contrasteremo in ogni sede opportuna. – le dure parole di Lumia – Ancora una volta si tenta di superare il problema della carenza dei medici e del sovraffollamento dei Pronto Soccorso affidando attività mediche agli infermieri. Ancora una volta si dà per scontato che gli infermieri siano disposti a gravarsi di nuove responsabilità senza avere una adeguata formazione e retribuzione.

Ancora una volta si sorvola sulla sicurezza delle cure e la tutela dei pazienti, che hanno diritto ad essere curati da professionisti appositamente formati. È senz’altro corretto spostare sul territorio la presa in carico dei codici bianchi e verdi in modo da decongestionare i Pronto Soccorso, a cui bisognerebbe rivolgersi solo per necessità gravi e urgenti. Ma la presenza di un medico è necessaria per garantire standard di cura adeguati e all’altezza del nostro Servizio Sanitario Nazionale”. Un duro intervento, al quale ha fatto seguito una nota diffusa dalla stessa Ausl Romagna, che precisa diversi punti del progetto. “ Il modello – sottolinea l’Azienda sanitaria – prevede che il paziente con problematica eleggibile per il percorso, già a partire dal triage, sia informato in merito alla possibilità di essere trattato nell’ambulatorio con infermiere, il quale applicherà il protocollo di riferimento per la problematica riferita, avvalendosi del supporto di un medico tutor. Qualora il paziente desideri essere trattato nell’ambulatorio medico di Pronto Soccorso, potrà esprimere la sua volontà ed effettuare il percorso tradizionale. Il paziente viene preso in carico in una determinata area del Pronto Soccorso, contigua alla Continuità Assistenziale e idonea dove l’infermiere, in possesso di formazione specifica, applica le procedure del caso e, previa condivisione con il medico, assicura il completamento del percorso”. Rimane, dunque, la piena libertà di scelta per il paziente, per un trattamento che comunque riguarda solo casistiche specifiche, predeterminate e di bassa gravità. Il tutto, in ogni caso, alla presenza anche di un medico esperto con compito di supporto alla squadra di infermieri. “ Questo modello assistenziale – conclude l’Ausl – non può essere applicato alla gestione delle sintomatologie che necessitano approfondimenti specialistici (ad esempio dolori addominali, sintomi neurologici, problematiche cardiovascolari o respiratorie, ecc)”. Per capire l’efficacia del progetto occorre aspettare. Ciò che non può attendere, invece, è una soluzione reale e concreta a un problema, quello del sovraffollamento del Pronto Soccorso riminese, ormai profondamente critico.